La Voce e la Vita della Chiesa: L’Epifania del Signore
Diac. Francesco Giglio
Il 6 gennaio segna la fine delle feste natalizie, proprio come recita il vecchio proverbio: ” L’Epifania, tutte le feste porta via”. L’Epifania è la festa cristiana che celebra la rivelazione di Dio agli uomini nel suo Figlio, il Cristo, ai Magi. Infatti, in greco, “epiphàneia”, significava “apparizione” o “rivelazione”. La Chiesa Cattolica festeggia il giorno dell’Epifania il 6 gennaio.
Questa è una festa antichissima, forse risalente al II secolo d.C. Inizialmente ricordava il battesimo di Gesù e veniva festeggiata dai seguaci della dottrina gnostica di Basilide. Questi aveva una sua idea del crocifisso e della crocifissione. I suoi adepti credevano che l’incarnazione di Cristo fosse avvenuta nel giorno del suo battesimo e non alla sua nascita. In seguito, l’istituzione di questa Festa, una volta ripulita dagli elementi gnostici, fu adottata dalla Chiesa Cristiana Orientale. Verso il IV secolo essa si diffuse in Occidente, e fu adottata anche dalla Chiesa di Roma nel V secolo.
Il termine “Epifania“, di origine greca, che significa “manifestazione” sott’inteso della divinità, è stato utilizzato dalla tradizione cristiana per designare la prima manifestazione della divinità di Gesù Cristo, avvenuta in presenza dei re Magi. Nella tradizione popolare però il termine Epifania, è stato modificato in “Befana”, assumendo così un significato diverso, tanto da identificarsi con la figura di una vecchina particolare. Come quasi le tutte le tradizioni italiane che si svolgono nell’arco dell’anno, molte festività hanno un’origine rurale, ed affondando le loro radici nel nostro passato agricolo. La stessa cosa vale anche per la Befana. Nei tempi passati, la dodicesima notte dopo il Natale, ovvero dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di “Madre Natura”. Proprio nella notte del 6 gennaio, Madre Natura, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l’anno, si mostrava sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volando per i cieli con una scopa, oramai secca e pronta ad essere bruciata, per far sì che potesse rinascere dalle sue ceneri una giovane Natura e quindi anche una nuova luna. Però prima che ciò avvenisse, la vecchina passava a distribuire doni e dolci a tutti, in modo da piantare i semi che sarebbero nati durante l’anno successivo.
Questo è anche il periodo in cui in molte regioni italiane, si eseguono diversi riti purificatori simili a quelli del Carnevale, in cui si scaccia il maligno dai campi grazie a pentoloni che fanno gran chiasso o si accendono imponenti fuochi, o addirittura in alcune regioni si costruiscono dei fantocci di paglia a forma di vecchia, che vengono bruciati durante la notte tra il 5 ed il 6 gennaio. L’Epifania viene celebrata in Italia con molte usanze e tradizioni popolari, sicuramente meno solenne di quelle del Natale, ma non per questo meno suggestive.
Questa notte è ritenuta magica. Si dice infatti che gli animali parlino nelle stalle e nei boschi circostanti. Ogni regione ha le sue leggende e usanze di varia origine ma la figura popolare certamente più famosa e anche misteriosa è quella della Befana. La vecchietta che durante l’anno abita nelle caverne e che a cavallo di una scopa magica porta i regali la notte tra il 5 e il 6 gennaio. Questa ricorrenza è molto sentita a Roma, dove si dice abiti fra i tetti di piazza Navona, dove ogni anno, durante il periodo natalizio, si riempie di bancarelle.
La vecchietta ha vari soprannomi: Donnazza (Cadore), Pifania (Comasco), Marantega (Venezia), Berola (Treviso), Vecia (Mantova), Mara (Piacenza), Anguana (Ampezzano), Barbassa (Modena), Vecchia (Pavia), Redodesa o Marantega (Venezia), Berola (Treviso), ecc… e spesso la sua fine è truculenta: nei piccoli centri della Toscana, Emilia Romagna, Ticino, viene prima portata in giro su un carro e poi bruciata in piazza; a Varallo Sesia è la “Veggia Pasquetta” (e “pasquetta” al posto di Epifania si usa anche a Genova, Legnano, Molise ecc. nel significato di “passaggio”) ed è raffigurata come un’ orribile vecchia che tiene in braccio un neonato: lei sarà arsa sul rogo ma prima consegnerà il bimbo, simbolo della sua Resurrezione.
Una antica leggenda racconta che: i Re Magi che, poco dopo la nascita di Gesù, partirono dall’Oriente, seguendo la stella cometa, diretti verso Betlemme, con i loro preziosi doni. La stella scomparve improvvisamente dal cielo e, sul punto di desistere all’impresa, i Magi chiesero indicazioni ad una vecchietta che mostrò loro la giusta direzione. Malgrado l’insistenza dei Magi affinché l’anziana si unisse a loro, la donna si rifiutò di seguirli, ritornandosene nella sua abitazione. In seguito, la vecchietta, pentitasi per non averli accompagnati, preparò un carico di dolci e leccornie, mettendosi in cerca dei Magi e di Gesù. Fu così che per ore e ore, si calò nei camini di ogni casa incontrata sul suo cammino, lasciando i dolci più deliziosi per i bimbi che vi abitavano, nella speranza di visitare un giorno anche Gesù, ma invano.
Da allora, la leggenda vuole che ogni anno, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, la vecchietta passi di casa in casa, portando dolci a tutti i fanciulli, sperando di farsi perdonare per non essere andata da Gesù con i Magi.
Comunque, la Befana, non ha nulla ha che vedere con il significato religioso della solenne festa cristiana “dell’Epifania del Signore” che è celebrata il 6 gennaio dalle Chiese occidentali e orientali che seguono il calendario “gregoriano” mentre viene celebrata il 19 gennaio da quelle che seguono il calendario “giuliano”.