Zelarino: Proverbi Africani, il principio di uguaglianza
Padre Oliviero Ferro
Nella società tradizionale africana tutti gli individui non sono del tutto uguali nell’esercizio delle facoltà naturali in sede del vissuto sociale. L’uomo e la donna sono diversi. Così anche lo schiavo e l’uomo libero; il capo e il semplice paesano; il notabile e l’individuo generico; il paesano e lo straniero. Non tutti hanno gli stessi diritti e le stesse possibilità. La saggezza africana si preoccupa della promozione di ogni individuo, di ogni gruppo, di ogni classe sociale e della protezione dei più deboli, pur riconoscendo realisticamente la supremazia dei più forti. Gli africani rifiutano i rischi di un’etica che porterebbe ad un ugualitarismo cieco, caotico e anarchico.
Voler rendere le donne nel senso di socialmente identiche agli uomini; gli anziani uguali ai giovani negli atteggiamenti e nelle funzioni, i nobili uguali ai semplici paesani: è davvero aprire sentieri ad una civiltà dell’anarchia, quindi alla morte. L’etica africana riconosce che le ineguaglianze sono giuste ed inevitabili nella società degli uomini. Tuttavia, essa richiede che venga tenuto conto di una certa uguaglianza naturale e che rispetti le regole di equità e di giustizia sociale. Insomma, e cominciamo, come dicono gli Ngamay del Ciad “Non esistono due persone ugualmente belle” (ognuno è tipico). E i Tutsi del Rwanda aggiungono “Non c’è uomo che ne vale un altro”. E’ vero che tutti gli uomini sono uguali, ma il loro trattamento deve essere diversificato secondo le condizioni specifiche di ognuno, soprattutto al più debole, al malato. E’ quello che pensano i Peul del Senegal “I due occhi sono uguali sulla testa. E’ vero, ma è a quello dove qualche cosa è entrato, che la mano deve andare”.
Lo sappiamo che c’è uguaglianza naturale per tutti. “Il sole non dimentica nessun villaggio” (Ambede, Gabon). Malgrado le differenze delle condizioni sociali, c’è un’uguaglianza naturale tra gli uomini. “Si può distinguere la traccia del piede di uno schiavo dalla traccia del piede di un uomo libero” (Malinkè, Senegal). C’è l’invito a frequentare la gente della propria condizione sociale e così dice il proverbio degli Agni della Costa d’Avorio “Ognuno si gratta dove può arrivare la sua mano”! I proverbi come sempre sono la fotografia della situazione che vivono gli uomini sotto il sole. Lo sappiamo che una cosa sono i proclami, i diritti, ma poi nella realtà anche se a malincuore, bisogna essere realisti, rendendosi conto che la strada dell’uguaglianza è molto lunga. Questo naturalmente non impedisce di impegnarsi affinchè ad ognuno sia riconosciuto il giusto.
Questo ci dicono i proverbi che seguono. “Quando tuo padre distribuisce, parli pure” (Ful, Cameroun). (ogni uomo ha diritto di reclamare un’equa distribuzione dei beni). I Lokele del Congo RDC aggiungono “Non tutte le traverse raggiungono il tetto” (L’ineguaglianza è una cosa normale e inevitabile). Però, dicono i Kanuri della Nigeria, “Un braccio storto è un braccio come il tuo” (quello che conta è uno statuto uguale). I Warega del Congo RDC hanno l’abitudine di mettere all’inizio dei loro villaggi una corda sospesa tra due paletti e vi attaccano un oggetto che spiega un’idea a cui è collegato un proverbio. Nel nostro caso sospendono un po’ di argilla che serve per riempire i buchi della casa e così spiegano “L’argilla del suolo: ogni popolo se ne è nutrito”. Insomma gli uomini sono tutti uguali, perché tutti, persone semplici e grandi del Paese, gente del Nord e del Sud (!!!), tutti sono usciti dalla terra, si nutrono dei suoi prodotti e ritorneranno alla terra. Non male come riflessione!