La Voce e la Vita della Chiesa: IV Domenica di Quaresima “Dio ha mandato il Figlio, per salvare il mondo”

Diac. Francesco Giglio

Bisogna stare in guardia contro la conversione superficiale e passeggera da cui a volte siamo tentati. Può nascondere orgoglio e ostentazione, come il fariseo della parabola, o fermarsi alla buone parole intrise di culti estranei a Dio. Un cuore affranto e umiliato, rinsaldato dalla misericordia, è gradito dal Signore. Le letture di oggi ricordano la pazienza e la misericordia di Dio verso il suo popolo. La prima lettura, tratta dal libro delle Cronache, rilegge una pagina della storia d’Israele, quella corrispondente all’esilio di Babilonia, come punizione di Yahweh per le infedeltà del popolo. La Lettera agli Efesini canta la misericordia di un Dio che è grazia e salvezza. Il brano del Vangelo di Giovanni ci ricorda la più grande delle misericordie divine: il dono del suo unico Figlio per amore. Forse la pazienza e la misericordia di Dio che le letture proclamano oggi ci mettono in crisi, ci pongono in una situazione critica: è necessario deciderci: “per la salvezza offerta in Gesù Cristo o per il mondo delle tenebre”. Cerchiamo di non dimenticare mai che: “Dio amò tanto il mondo da mandare sulla terra il Suo unico Figlio per la salvezza di tutti i suoi figli adottivi”.

È necessario, riconoscere il nostro limite umano: nei rapporti con gli altri, tra moglie e marito, tra genitori e figli, tra colleghi di lavoro o vicini di casa, con chiunque il Signore ci mette accanto. Dobbiamo toglierci di dosso la corazza dell’egocentrismo, del personalismo e dell’efficientismo e chiedere al Signore il suo aiuto. Solo dopo aver accolto il suo amore possiamo, diventare “dono d’amore” per il nostro prossimo. Come Nicodemo, anche in noi, dobbiamo far crescere la consapevolezza che solo in Gesù troviamo le risposte a tutte le nostre ansie, i nostri dubbi e timori. E’ in questo continuo colloquio con Lui e nell’ascolto della sua Parola, che troviamo la pace dell’anima e, con le parole dell’evangelista Giovanni, possiamo affermare che: “Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Gv 3,17).