Morcone: Wanda Lombardi, dal “Volo nell’arte” a “Il dono di Padre Pio”, premio di qualità poetica poetica
Rita Occidente Lupo
Un altro cimelio per l’artista Wanda Lombardi, nativa e residente a Morcone, in provincia di Benevento. Dopo la recente fatica letteraria, accattivante silloge “Volo nell’arte”- ediz. Miano, con raffinato tocco poetico emozioni recondite, dettate dalla spiritualità.
La partecipazione alla 6^ ediz. del Concorso nazionale artistico-letterario “Padre Pio, il Santo del nostro tempo”, ha registrato un Premio speciale della giuria alla Lombardi, per la qualità poetica nella lirica “Il dono di Padre Pio”. Con essenziale tratto, tra la penna ed il cuore, essenzializzata l’intera vita dello Stigmatizzato, che con i Suoi molteplici carismi, ha catalizzato milioni di personaggi nel tempo. Che ancora Gli sono devoti in tutto il mondo! La terra di Morcone, nella quale il Santo iniziò il noviziato, ubertoso territorio tra il verde ed i richiami urbani, quasi sospesa tra cielo e terra. Un po’ come la Lombardi rimanda nella lirica, nell’andare ad uno spaccato introspettivo, tra nostalgia e ricordo, della sua mancata conoscenza di tale Gigante di Santità.
Se la semplicità del lessico riesce a trasfondere emozioni spirituali nel trattate il sacro, non minore l’intensità della Lombardi nell’approcciare a temi esistenziali, che occhieggiano tra versi stemperati da lacerti di memorie. L’accattivante “Volo nell’arte”, corredato di opere d’artisti contemporanei, vivacizza ed arricchisce la silloge. Nella quale a volte l’autrice sembra perdersi come in un dolce refrain, tra presente e passato, altre invece, protesa ad afferrare l’hic et nunc , per denudare il parallelismo che stria diverse arti, messe a confronto. Non a caso la pubblicazione, inserita nella collana “Parallelismo delle arti”, privilegia il florilegio poetico di chi avverte il peso dell’andare, scarno dei singhiozzi del cuore. La Lombardi riesce a far parlare proprio l’apparente inanimato, appropriandosi di un incipit esistenziale, che sublima e ricompone, in un arabesco caleidoscopico, gli stessi coni d’ombra esistenziali.
E così, in un gioco quasi di specchi deformanti, l’Io diventa cassa di risonanza dell’umano andare, per librarsi in volo come un gabbiano, al di sopra del contingente, per salutare rinnovate albe.