Trapani: assolto con formula piena Luogotenente GdF, Angelo Voza, chiuso caso su falsi testi del processo per delitto di Mauro Rostagno
Assoluzione con formula piena per l’Ispettore della Guardia di Finanza Angelo Voza, Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, difeso dall’Avvocato Andrea Magaddino del Foro di Trapani, all’epoca dei fatti esperto investigatore della Squadra di Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza presso la Procura della Repubblica di Trapani.
Era stato ingiustamente accusato di avere omesso di intervenire sapendo di una minaccia che era arrivata al giornalista Mauro Rostagno poi ucciso a contrada Lenzi di Valderice (TP) nel settembre del 1988.
Si trattava di una sorta di avvertimento riferito al giornalista Salvatore Vassallo da un impiegato di banca, tale Ignazio Piacenza.
I giudici ritenevano erroneamente che Voza fosse stato informato ma non si attivò per informare gli organi competenti.
L’istruttoria dibattimentale ha invece provato che Voza di questa minaccia non seppe assolutamente nulla bensì di un’altra minaccia verso Mauro Rostagno, ben più seria e pericolosa, si era occupato avendo assistito in prima persona, durante una pausa dell’udienza per l’omicidio del sindaco di Castelvetrano – Vito Lipari – ad un vero e proprio avvertimento lanciato dal boss corleonese Mariano Agate, che si trovava nella gabbia degli imputati. Richiamando l’attenzione di un operatore della TV locale Rtc, presente per le riprese, col tono pacato tipico dei boss chiese di riferire a Mauro Rostagno, indicandolo come “chiddu vestito di bianco e con la barba”, di finirla di raccontare “minchiate”.
Voza affrontò il boss chiedendogli di ripetere quello che aveva detto recandosi subito dopo nei suoi uffici a riferire la circostanza ai superiori, ritenendo parecchio seria quella minaccia nemmeno tanta velata, attesa la caratura del personaggio, capo mafia di Mazzara del Vallo e braccio destro di Totò Riina nell’area del trapanese.
Voza conosceva bene Mauro Rostagno e raccontò in aula, nel corso del processo sull’omicidio, ciò che sapeva del lavoro giornalistico condotto in quella metà degli anni ’80 a Trapani dove era diventato il giornalista di punta della tv locale Rtc.
Voza seppe anche delle minacce arrivate a Rostagno e raccontò di averlo indirizzato per la denuncia ai Carabinieri della PG del Tribunale.
Ma i giudici della Corte di Assise, nella ricostruzione dei fatti, ritennero che non avesse detto tutta la verità.
Ma adesso nel corso processo nel quale è risultato essere imputato per falsa testimonianza è stato dipanato ogni dubbio sull’operato del Voza tanto che lo stesso PM ne ha chiesto l’assoluzione. Mentre il PM Paci della DDA di Palermo, nella requisitoria del processo per l’omicidio di Mauro Rostagno, aveva elogiato il lavoro investigativo svolto dal Finanziere ed evidenziato proprio le minacce che lo stesso Voza aveva subìto per la incisiva attività di indagini che lo stesso aveva condotto sulla massoneria deviata (Iside2) e sulla P2 di Licio Gelli, firmando il rapporto che ha portato sotto inchiesta gli appartenenti, anche soggetti mafiosi, a quella loggia. Le minacce subite avevano indotto i suoi superiori a trasferirlo cautelativamente ad altra sede.
Voza è stato un investigatore esperto che per molti anni ha lavorato a Trapani, assegnato alla Sezione di Polizia Giudiziaria delle Fiamme Gialle, spesso al fianco dell’allora PM Carlo Palermo di cui è stato capo scorta nel periodo della strage di Pizzolungo.