I dolci dei morti    

I dolci dei morti    

Maria Amendola

 In Italia il 2 novembre si gustano deliziosi dolci frutto di una commistione di credenze popolari e di fede, si evince quindi che non vi è nulla di verificabile, sostanzialmente nascono come atto d’amore verso i propri avi, poiché secondo il folklore popolare italiano la notte tra il giorno 1 e il 2 novembre le anime dei defunti ritornano nelle proprie case per “cibarsi” delle leccornie che i vivi preparano per loro stessi  e per gli amati defunti. Per tal motivo nascono tantissime varietà di “dolci dei morti”:

  • in Trentino Alto Adige si consumano i “cavalli dei morti”, che sono delle grandi e belle pagnotte dolci, in ricordo del culto di Epona, dea greca protettrice dei cavalli, che accompagna e assiste i defunti nel regno dei morti;

in Sicilia troviamo molte specialità tra cui i tipici e croccanti “taralli siciliani glassati al limone”; i Nzuddi” (i Vincenzi) che sono biscotti alle mandorle morbidi dentro e croccanti fuori, nati tra le mura del convento di Catania esattamente in quello delle suore Vincenziane; le “dita di Apostolo” di Messina (ossia un rotolino di pan di spagna arrotolato ripieno di ricotta, ) e i  croccanti biscotti di mandorle “piparelle”, ancora i “panini dolci a forma di mano” ed infine a simboleggiare gli avi troviamo “i pupi di zucchero”; a Catania si preparano le “Rame di Napoli”, dei biscotti speziati e ricoperti con una glassa di cioccolato ricoperta da una buona granella di pistacchio; inoltre in Sicilia si crede che le anime dei defunti della famiglia lascino ai bambini dei regali e dei dolciumi chiamati “ossa dei morti” (crozzi) e la famosa “frutta di Martorana” che viene chiamata “morticeddi in Calabria;

  • i dolcini già citati “OSSA DEI MORTI” sono tipici di più regioni e di conseguenza la ricetta non è la medesima, infatti quelli di Siena rispetto a quelli di Parma che sono fatti sempre di pastafrolla glassata ed hanno una forma più tondeggiante a cui si aggiungono le mandorle. In Sicilia infine chiamati “crozzi” sono  fatti con un semplice impasto profumati cin chiodi di garofano e cannella;
  • a Perugia si preparano dei biscotti semicroccanti alle mandorle chiamati “Fave dei morti” chiamati anche “fave dolci”. L’origine risale è all’antica Roma dove si distribuivano le fave secche ai funerali, poiché esse simboleggiavano le anime dei defunti ed erano queste un mezzo di comunicazione tra il modo dei vivi e quello dei morti (Ade);
  • in Toscana si guasta il “pan coi Santi”, una grande pagnotta di pane dolce. In questa regione in modo particolare c’era e forse c’è ancora l’usanza di lasciare sulle tombe dei bambini delle scarpine, affinché l’anima di questi fanciulli potesse le tornare tra i vivi quella notte;
  • in Romagna troviamo la “piada dei morti” un dolce lievitato al cui interno fa da padrone  la frutta secca;
  • in Abruzzo vengono intagliare e svuotate delle grandi zucche al cui interno  poi  viene accesa una candelina;
  • in Lombardia già dal 1400 si gustava un tipo di biscotto chiamato il “pan dei morti” (Pà edi morcc);
  • a Lecce troneggia lo zucchero caramellato al sapore di menta arrotolato a modo di riccioli che prende il nome di “le fanfulicchie”;
  • in Puglia troviamo la “colva” (o grano dei morti), grano bollito non addolcito con lo zucchero ma con il vin cotto, la cannella e le noci, guarnito a volte anche con la melagrana. Un dolce pressoché  allegorico poiché il grano ricorda la tradizione ortodossa, richiama i culti dell’antica Grecia dove il grano era simbolo della dea Demetra, contrapposto totalmente alla melagrana, simbolo di Persefone, moglie di Ade nonché figlia di Demetra;
  • a Salerno e a Napoli per questa ricorrenza non può mancare una fetta del “torrone dei morti”, un torrone morbido al cioccolato con varie farciture (al caffè, di frutta secca, al gianduia o creme varie) rigorosamente a forma di mattoncino , proprio a ricordare la forma del “tavut” (cassa da morto). Questo torrone è un vero e proprio simbolo d’amore verso i propri defunti e in ogni caso non è possibile stabilirne l’esatto luogo di origine in quanto gli studiosi hanno pareri discordanti, tra le ipotesi vi sono la Spagna e la Cina, ma sicuramente è più plausibile la teoria che dei natali in ambito mediterraneo ed arabo. A Napoli, proprio per la sua consistenza, questo dolce è chiamato “muollo” o anche “O’ Morticiello”.