Quirinale, elezione Presidente sofferta: Sogno o son desto?

Quirinale, elezione Presidente sofferta: Sogno o son desto?

Bianca Fasano

Erano settimane che si parlava, ad ogni occasione, delle prossime elezioni del Capo dello Stato.

Mattarella bis? Oppure… complicate motivazioni escludevano che lo potesse divenire il presidente del Consiglio Mario Draghi. Sergio Mattarella aveva fatto capire chiaramente (e dagli torto), di non essere disponibile per un secondo mandato. Sembrava possibile la candidatura di Silvio Berlusconi, però aveva rinunciato.

Assistevo, piuttosto demoralizzata alle infinite diatribe nei vari salotti della politica, seguivo da giorni le votazioni, però appariva chiaro che non si sarebbe risolta facilmente la questione, visto che tra i partiti, c’erano ancora molte divisioni.

Rai Uno: ed ecco che si parlava degli incontri in atto. Tuttavia le certezze su un candidato “autorevole e di alto profilo istituzionale” non sembravano esserci.

Terza serata di votazioni: le cose non andavano in modo molto differente dalla prima, laddove, terminato il primo scrutinio, si erano contate 672 schede bianche e qualche nome messo lì, si direbbe, tanto per farlo.

Divertente annotare che, causa covid, Senatori, deputati e eventualmente i delegati regionali positivi al covid, dovevano votare come in drive in, entrando a bordo della propria vettura per dirigersi a uno dei gazebo. Armati di mascherina Ffp2, infilavano dei guanti e votavano senza scendere dall’auto. Per uscire utilizzavano un altro cancello del parcheggio. C’era chi, prontamente, sanificava la scheda e la immetteva, come le altre, nelle urne.

Provavo ad immaginare questa scenetta ripetuta molte volte dagli stessi positivi. Non doveva essere divertente.

Mi faceva piacere pensare che anche persone “comuni”, come Liliana Segre, che, a mio parere, dovrebbe vivere in eterno per ciò che ci ricorda agli altri e ricorda lei stessa, sia da considerarsi una “grande elettrice”. Anzi, mi veniva fatto di pensare che nessuna, meglio di lei, risponderebbe alle caratteristiche espresse da Conte che, parlando del Presidente della Repubblica lo vede come “Una figura super partes, di alto livello, che ci renda tutti orgogliosi”.

Liliana Segre è molto anziana. Forse sarebbe meglio una persona più giovane anche dei tanti papabili. D’altra parte la legge prevede che “Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d’età e goda dei diritti civili e politici” e che “L’ufficio di Presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica.”

In teoria potrebbe essere eletto un qualsiasi cittadino Italiano. Pensavo.

Per quanto tutto avvenga per mezzo di scrutinio segreto e che il presidente della Camera, Roberto Fico, leggerà soltanto il cognome scritto sulla scheda, alcuni giochi sono certamente già fatti. Si dice: fatta la legge, scoperto l’inganno!

Mi dicevo che non sarebbe stato facile raggiungere il quorum: Nelle prime tre votazioni serve il quorum qualificato dei due terzi del Parlamento in seduta comune: cioè 673 elettori su 1009.

Tra l’altro, a causa della morte di uno dei “grandi elettori”, il numero era sceso ai 1008, però, prima della seconda votazione la Camera si era già riunita per eleggere il sostituto del poverino e il numero dei Grandi elettori era tornato a 1009. Come dice un mio caro amico politico; “in politica non ci sono vuoti”. O qualcosa di simile.

Venendo ad adesso, assisto in diretta al quarto scrutinio, laddove è prevista la soglia della maggioranza assoluta: 505 elettori su 1009. I presidenti di Camera e Senato non partecipano al voto.

Mi dico che, alla fine, sarà una fumata nera come sempre, perché il presidente della Camera dei deputati comincia con le schede bianche, poi prosegue a leggere qualche cognome e si sa bene che difficilmente quelli chiamati in causa saranno tra gli eletti. Resto un po’ sconcertato nel sentire pronunciare chiaramente: “Ludovico Roncisvalle, Ludovico Roncisvalle, Ludovico Roncisvalle.” Poi: bianca, bianca, bianca, un bel po’ di volte. Quello che mi stupisce è il fatto che ci sia un papabile che si chiami proprio come me: Ludovico Roncisvalle. So che gli elettori a volte si divertono. Tra le schede sono usciti anche Pepito Sbazzeguti, anagramma di Giuseppe Bottazzi, il Peppone dei film “Don Camillo”, Amedeo Sebastiani (Amadeus), Alberto Angela, Claudio Sabelli Fioretti, Alfonso Signorini, Bruno Vespa, Giorgio Lauro e Giuseppe Cruciani della trasmissione radiofonica “La Zanzara”, Mauro Corona. Claudio Lotito, Dino Zoff, Claudio Baflioni e Al Bano. Però, rieccoci con Ludovico Roncisvalle, Ludovico Roncisvalle, Ludovico Roncisvalle, Ne conto una cinquantina, poi sessanta, settanta, ottanta. Ma chi sarà mai?

Chiaramente i conti non tornano neanche questa volta e si dovrà a tornare a votare.

Però quel Ludovico Roncisvalle deve avere fatto effetto sul pubblico di giornalisti, perché la sera non si parla d’altro che di lui. Ci si chiede chi sia, parente di chi che si è divertito a passare il nome e il cognome ad un nutrito numero di votanti. C’è aria di nervosismo.

Il giorno successivo oltre a venir nominata Elisabetta Belloni tra i papabili, Giorgia Meloni viene fermata da un gruppo di giornalisti che vogliono sapere se viene dal suo gruppo quello strano Ludovico Roncisvalle. Lei sembra arrossire sotto la mascherina, però sostiene che il loro nome sarebbe Carlo Nordio. Azione e + Europa nominano, invece, Marta Cartabia, attuale ministra della Giustizia.

Siamo alla quinta votazione, e il quorum da ottenere per l’elezione del Capo dello Stato si è già abbassato da quota 673 (i due terzi dei grandi elettori), fino alla maggioranza assoluta di 505 voti. Gli incontri nei vari salotti hanno proposto quello strano “Ludovico Roncisvalle” a vari politici presenti e – finalmente – è venuto fuori che si tratta di qualcuno che esula dalla politica. Si sussurra sia un insegnante di matematica (io insegno matematica e fisica), che si è distinto per qualcosa. (Io ho salvato due bambini che stavano affogando, la scorsa estate!) Mi torna alla mente che proprio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, mi ha conferito assieme ad altre trentatré persone, una onorificenza al Merito della Repubblica Italiana quale cittadino che si è distinto per atti di eroismo. Gli altri trentadue si erano distinti per atti di eroismo, per l’impegno nella solidarietà, nel volontariato, per l’attività in favore dell’inclusione sociale, nella cooperazione internazionale, nella promozione della cultura, della legalità, del diritto alla salute e dei diritti dell’infanzia. Insomma. Comincio a sentirmi tremare le gambe sotto.

Mi domando: ma davvero una qualsiasi persona che ubbidisca ai requisiti può essere eletto Presidente della Repubblica? Può succedere che lui non ne sappia proprio niente? che venga eletto a sua insaputa? Se così fosse, ci si può rifiutare?

Comincio ad avere i brividi. Cosa mi toccherebbe fare se fossi eletto? Come me la caverei se scoppiasse una crisi politica e il governo arrivasse alle dimissioni? Non conosco bene neanche la Costituzione Italiana! Dovrebbero insegnarla a scuola dalle elementari!

Mentre ragiono e sragiono, ecco che la quinta votazione prosegue e quel “Roncisvalle” non viene più neanche più dopo il nome. Oramai sembrano conoscerlo tutti e Fico lo pronuncia di seguito, alternato a qualche scheda bianca e a qualcuno dei nomi papabili: Ricciardi, bianca Roncisvalle, Roncisvalle, Draghi, Mattarella, Roncisvalle, Roncisvalle, Roncisvalle, Nordio, bianca, bianca, Cartabia, Cartabia, bianca, bianca Belloni, Roncisvalle, Roncisvalle, Roncisvalle… Il nome Roncisvalle è diventato oramai famoso ed anche se non si giunge neanche con questa votazione, all’elezione del Presidente, riesce a raggiungere l’inverosimile numero di voti di 430. Quando termina la seduta ci si rende conto che occorrerà ricominciare domani. Le operazioni di voto, a scrutinio segreto,avvengono nelle quattro nuove cabine elettorali con l’urna in cui depositare la scheda. Si è dovuto provvedere ad un sistema di aerazione, per consentire la sicurezza delle procedure, garantendo comunque la riservatezza del voto.

Oggi certamente quel cognome uscirà dall’aula. Quel Ludovico Roncisvalle sarà pronunciato da tanti! Nella mia casa non ho nessuno cui raccontare gli strani fatti: vivo da solo. Mia madre è morta un paio di anni fa e non mi sono mai sposato. In questi giorni, a causa di numerosi positivi nella mia classe, sto lavorando in smart working, ossia in DAD e questa mattina, mentre spiegavo qualche regola di matematica, i miei allievi hanno sussurrato il mio cognome più volte. Roberto, che è il più vivace mi ha chiesto se fossi parente di quel Roncisvalle di cui tutti parlano.

Già: se ne parla anche alla TV, nei telegiornale, su internet ci si pone domande.

La mattina della sesta giornata di votazione c’è un mare di giornalisti all’inseguimento di Salvini e della Meloni. Inseguono anche Conte, in diretta.

Nella trasmissione che segue giorno per giorno le votazioni ci sono i soliti pettegoli che sanno sempre tutto e il “mio” cognome passa di bocca in bocca. Qualcuno sussurra: “Possibile, l’età c’è, è quasi in pensione”, un altro: “pare che abbia ricevuto una onorificenza proprio dal Capo dello Stato”. La giornalista è verde in viso, perché non riescono a mettersi in contatto con “il diretto interessato”. Sembra si nasconda.

Però hanno trovato il numero di cellulare. Provano a chiamarlo in diretta.

Lo strano è che il mio, di cellulare, ha cominciato a squillare dalla mattina. Ho pensato che fossero i soliti disturbatori di qualche gruppo telefonico che insiste.

Non rispondo.

Sento un brusio che sembra provenire da sotto il mio palazzo. Mi avvicino alle tende, le scosto e guardo giù. Strano! Gruppetti di persone, mi sembra abbiano delle telecamere. Le puntano verso di me e mi sottraggo alla vista. Ho altro da pensare!

Inizia la sesta votazione! Mi porto il cibo ed un bicchiere di vino per seguirla attraverso il programma non stop di Rai Uno.

Mi appisolo, mi risveglio e seguo lo svolgersi della trasmissione “NON stop”, laddove vedo facce stralunate. La giornalista precisa: “Sappiamo tutti che, teoricamente, i grandi elettori possono eleggere qualsiasi cittadino o cittadina con più di cinquant’anni che abbia diritti civili e politici. Non è mai successo fino ad oggi che sia giunto al voto un caso simile. L’importante è che nei primi tre scrutini ci sia la maggioranza qualificata per eleggere il presidente, ossia i due terzi dei grandi elettori: 673 voti. Però oramai abbiamo superato il quarto scrutinio e basta la maggioranza assoluta, cioè il cinquanta per cento più uno, 505 voti. Queste due soglie, anche dette quorum, non variano in base ai votanti.”

Prende la parola uno dei grandi invitati a queste trasmissioni, ossia psicologi, sociologi, giornalisti quotati, direttori di testate: “Una volta eletto, il nuovo presidente dovrà effettuare il giuramento nel giro di qualche giorno. Vero che non c’è una regola né una prassi!”

Un altro tra i presenti ricorda: “Saragat e Pertini giurarono il giorno dopo la loro elezione, mentre Gronchi giurò quasi due settimane dopo. Mattarella venne eletto il 31 gennaio 2015 e giurò il 3 febbraio, giorno in cui scadeva formalmente il suo mandato”.

La giornalista precisa: “Un caso di rifiuto non si è mai visto, anche se è previsto dalla Costituzione. Come si può sentire ad essere eletto qualcuno che non sapeva neanche di essere papabile? Non possiamo sapere quale potrebbe essere la sua reazione!” Le immagini ritornano ai risultati delle votazioni ed è il mio cognome che risuona, letto in successione una infinità di volte. Sto lì ad attendere cosa accadrà ed infine pare che ci sia la proclamazione del Presidente della Repubblica! Roberto Fico prende la parola! Tutti tacciono in aula. Il presidente della Camera dice: “Comunico il risultato delle votazioni al sesto scrutinio, presenti e votanti 995. Maggioranza assoluta dei componenti l’assemblea 505. Hanno ottenuto voti: Roncisvalle 665…

qui segue un applauso che coinvolge tutti i presenti ed io divento livido. Fico completa:”Proclamo eletto presidente della Repubblica Ludovico Roncisvalle”.

L’aula se ne cade letteralmente per gli applausi.

Sento che da sotto il mio palazzo una folla applaude allo stesso modo e chiama il mio nome a gran voce:

“Professore Roncisvalle! Professore Roncisvalle!”

Percepisco di sentirmi stordito, mi scuoto, avverto come se qualcuno mi scrollasse più volte. Apro gli occhi: mi sono addormentato sulla poltrona!

“Professore!”

“Sì, lo so, sono stato eletto! Accetto!”

“Professore! Che dice? Ha lasciato la macchinetta del caffè sul fuoco! È scoppiata! Mi hanno chiamato i signori Gragnani che abitano a fianco! Meno male che avevo le chiavi di riserva! Ma che ha fatto? Si è addormentato?”

Guardo in viso il portiere. Giovanni è spaventato.

“Sogno o son desto?” Chiedo.

“Siete desto, professò, però prima dormivate della grossa! Vi sentivo russare, pure sopra le chiacchiere del programma in TV!”

“E il presidente?”

“Niente di fatto, professore… vediamo che succede domani.”