San Vincenzo Ferreri e gli Angeli
don Marcello Stanzione
Un altro grande e famosissimo domenicano devoto agli angeli fu san Vincenzo Ferreri che nacque a Valencia nel 1378. ordinato sacerdote nel 1378, quando scoppiò lo scisma d’Occidente con le due sedi pontificie di Roma e di Avignone, egli, in buona fede, si schierò con il papa illegittimo; ma fu sempre comunque pieno di zelo, predicando in varie nazioni, affinché si ristabilisse l’unità della chiesa. Il santo parlava in madrelingua castigliana, ma tutti lo comprendevano nella propria. Fu un grande predicatore e una guida spirituale molto pratica. Una volta venne da lui a chiedere consiglio una donna sposata: “Padre, ditemi come devo fare con mio marito, sempre violento appena apro bocca…”. San Vincenzo le diede una boccetta piena di acqua, dicendole: “E’ un’acqua preziosa questa; appena tuo marito accenna ad infuriarsi, bevetene un buon sorso e tenetela in bocca finché non si sia calmato…”. La vita di Vincenzo Ferreri è intimamente legata al mondo angelico. Egli stesso, a livello iconografico, viene assai spesso rappresentato come un angelo vestito da domenicano, con le ali dietro le spalle e una tromba in mano. Questo perché un giorno durante una predica in cui commentava il passo dell’Apocalisse “Poi vidi un altro angelo che volando in mezzo al cielo recava un vangelo eterno da annunziare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, razza, lingua e popolo. Egli gridava a gran voce: Temete Dio e dategli gloria,
perché è giunta l’ora del suo giudizio” (Ap. 14, 6-7) affermò di esser lui l’angelo di cui parlava il libro sacro ed esortò i suoi uditori a dare gloria all’Altissimo perché il Suo Giudizio non era un avvenimento poi tanto lontano. Fra Vincenzo era un uomo e non un angelo ma sentì quel giorno di esserlo perché sentì improvvisamente data a sé una funzione che Dio dà ad alcuni angeli, in genere appartenenti al coro degli arcangeli, quella di annunciare grandi eventi.
Personalmente devoto agli angeli custodi, suo e pure delle persone che incontrava egli non perdeva occasione di magnificare dinnanzi ai fedeli la missione benefica loro affidata e di invitare caldamente a corrispondervi con gratitudine e docilità; e raccomandava caldamente la recita dell’invocazione Angelo di Dio, affermando che chi si lascia guidare dal suo angelo custode non smarrisce la propria strada. Dio volle esortarlo un giorno ad aver devozione anche agli angeli custodi delle città e delle nazioni. San Vincenzo era un predicatore itinerante ed aveva ricevuto inconsapevoli aiuti nelle suo peregrinare da questi angeli. Le cronache narrano che stando un giorno per entrare a piedi insieme a un gruppo di fedeli nella città di Barcellona per ammaestrarne gli abitanti si fermò improvvisamente davanti alla porta della città detta allora Puerta del Orbs o Puerta Els e guardando in alto disse in dialetto catalano: Angel de Déu ¿Qué fas aquí? Che fai qui Angelo di Dio? Dopo un po’, come se avesse ricevuto una risposta soddisfacente, era entrato in Barcellona attraverso la Porta.
A chi gli chiedeva che cosa avesse visto e con chi avesse parlato raccontò di aver visto un grande angelo con una spada nella mano destra e una corona regale nella mano sinistra che aveva affermato, sempre in dialetto catalano, di esser l’angelo protettore di Barcellona per ordine dell’Altissimo che gli avrebbe dato aiuto. Dobbiamo credere che da allora fra Vincenzo non entrò più in nessuna città europea senza salutarne prima l’angelo protettore. Gli abitanti di Barcellona, saputa la visione di san Vincenzo, ribattezzarono subito Puerta del Orbs Puerta del Angel. Nel 1466 fu costruita presso di essa una cappella contenente una statua dell’Angelo di Barcellona. Oggi non esistono né la Porta né la cappella. Il professore Antonio Adinolfi nella sua relazione sull’iconografia angelica al meeting sugli angeli del 2010 a Campagna (Sa), parla di tre xilografie che raffigurano la visione di san Vincenzo che sono state riportate su tre cartoline con annullo filatelico nel 1966 in occasione dell’ XI esposizione filatelica e numismatica di SAINTS-HOSTAFRANCS (che è un nuovo quartiere di Barcellona) per ricordare il V centenario della costruzione della cappella. In esse l’angelo vi appare maestoso. In due di esse dalla bocca di Vincenzo esce scritta la domanda che fece all’angelo, dalla bocca dell’angelo la sua risposta. Nel Museo della Cattedrale di Barcellona – precisa il prof. Adinolfi – c’è un retablo quattrocentesco di Jaime Huguet in cui si vede l’angelo custode di Barcellona insieme non a san Vincenzo Ferreri ma al sacerdote francescano italiano san Bernardino da Siena. Come mai?
Il prof. Adinolfi lo spiega col fatto che san Bernardino conobbe da giovane san Vincenzo quando questo predicava in Piemonte. Lo andò ad ascoltare ad Alessandria. Il Ferreri vedendolo tra la folla dei suoi uditori disse con accento profetico: “Io torno ad evangelizzare la Francia e la Spagna perché c’è tra voi un frate Minore (N.B. Bernardino non era ancora frate) che predicherà per tutta l’Italia la parola di Dio come non si è mai sentito”. Canonizzato nel 1450, Bernardino fu raffigurato da Jaime Huguet pochi anni dopo insieme all’angelo di Barcellona. Bernardino ha lo stesso atteggiamento con cui sarà raffigurato Vincenzo Ferreri canonizzato dopo Bernardino: libro sacro aperto nella mano sinistra, braccio destro alzato e indice della mano destra che indica il cielo. L’angelo di Barcellona di Huguet ha una tunica candida con una sottile stola incrociata sul petto ed è coperto da un elegantissimo mantello sui cui bordi, che gli scendono dai polsi, sono ricamate verticalmente figure di santi. Nella mano destra ha la spada ma nella sinistra ha uno scudo crociato e non una corona come aveva nell’apparizione a san Vincenzo. E’, nello stesso tempo, un angelo sacerdote e un angelo guerriero. Il Ferreri morì a Vannes in Francia nel 1419, egli è il protettore dei predicatori e dei costruttori e lo si invoca contro l’epilessia, contro i fulmini e i terremoti.