Giornalismo tra etica e cronaca
Giuseppe Lembo
In Campania e nel Sud più in generale, siamo di fronte a realtà così violenti e sanguinarie, da minare alle radici ogni possibile forma di pacifica convivenza e da compromettere il prevalere della legalità, a cui per fortuna ancora riesce ad ispirarsi la quotidianità di tanta brava gente, troppo spessa vittima silenziosa di minoranze violenti e sanguinarie.
Purtroppo, la cronaca nera, riportata a grandi titoli sui quotidiani regionali (e per la verità, non solo su quelli, in quanto trattasi di una realtà nazionale), nell’attuale sistema di informazione in Campania, risulta prioritaria e monopolizzante rispetto a qualsiasi altro tipo di informazione.
Intere pagine dei quotidiani campani, sono ogni giorno occupate da “fatti criminosi”, da “morti ammazzati”, vittime del piombo di neo barbari che non esitano a sopprimere una persona se di ostacolo al disegno criminoso di affari a tutti i costi, da imporre con la forza e quando necessario, con l’eliminazione del concorrente/rivale scomodo.
Gossip e scandali completano il quadro veramente triste di scenari umani dove, non resta altro che piangere.
La stampa quotidiana, nel rispetto dei valori e delle tradizioni sue proprie, deve rappresentare una barriera impenetrabile al crimine, opponendosi alle sue logiche perverse; in alternativa alla cultura della morte, deve saper promuovere la cultura della vita, proponendosi attivamente a protagonista dei “piaceri e dei valori della vita”.
È dalla vita e solo dalla cultura della vita che dipende il futuro della nostra regione, nel contesto più generale del nostro Paese, dell’Europa e del mondo.
Ma queste cose e questa etica giornalistica proprio non riescono a capirla l’esercito dei tanti giornalisti improvvisati tali, dell’ultima ora?
La Campania Felix, la Campania della cultura e dei grandi valori (della solidarietà, della pace, della tolleranza), la Campania del paesaggio, da sempre e comunque, unico al mondo per la sua bellezza e le sue suggestioni, deve sapersi riprendere il ruolo di protagonista nell’informazione regionale, riempiendo, come si conviene, di nuovo le pagine dei nostri quotidiani.
È un impegno questo, a cui chi ama da vero giornalista, la carta stampata, non può mancare.
La gente comune che subisce l’informazione violenta del crimine, vuole messaggi nuovi e contenuti diversi dall’informazione; occorre un’informazione positiva che, prima di tutto, deve saper essere veicolo di cultura.
Il giornale quotidiano è uno strumento di cultura al servizio della società rendendola, prima di tutto, società libera con uomini liberi; con uomini pensanti.
Il suo ruolo più importante è appunto quello di “far pensare” il lettore per farlo crescere da protagonista, nel più generale contesto della società civile.
Lo deve irrobustire nei valori e nei sentimenti, trasmettendogli ogni giorno una dose di etica per la vita e della vita; lo deve, tra l’altro, fare anche sognare, dandogli impulsi quotidiani per “piaceri fantastici” e, per tutto quello che serve a ciascuno per inventarsi il proprio futuro.
In questo particolare e difficile momento storico, per effetto non solo di una profonda crisi economica, ma soprattutto umana, nella nostra regione e nel nostro Paese e nel mondo intero, con l’avanzare di una nuova civiltà, finito il socialismo reale, manca un Progetto nuovo, capace di pensare insieme con fiducia, al futuro.
L’unica ideologia è ancora solo quella del “libero mercato”.
Le difficoltà del momento schiacciano, con il loro peso, le speranze di futuro soprattutto per i giovani sempre più indifferenti a tutto.
È questa mancanza di progettualità nuova e credibile, a rendere sempre più difficile il cammino dell’intera società regionale, fortemente condizionato dal malessere sociale, dalla criminalità organizzata e dalle quotidiane incertezze politiche, economiche e sociali.
Oggi, nella nostra regione, è sfuggito a tutti dalle mani, la funzione propria di un “ruolo positivo”, per cui si è sempre più incapaci di focalizzare il problema esistenziale, in quanto è stato sradicato dalle radici profonde della cultura; emarginato dalla sfera dei valori, è stato allontanato dal contesto della società (quella vera).
I valori propri della cultura, un patrimonio di tutti, in quanto appartengono alla stessa storia dell’uomo, sono stati messi da parte ed in alternativa sostituiti dai bisogni/desideri dei soli beni materiali.
Negli ultimi decenni, nella nostra regione, la cultura dell’oggetto, del bene “materiale” è prevalsa sempre più sulla cultura del soggetto, una prerogativa esclusiva ed insostituibile dei valori autenticamente veri della persona umana.
La “materializzazione” della vita, sempre più sfrenata e priva di regole, ha determinato in Campania, una situazione di profondo e generalizzato malessere sociale, nonché smarrimento; tanto è dovuto alla spersonalizzazione dei modelli comportamentali, fotocopia l’uno dell’altro: (l’agire umano, nella nostra regione e nel nostro Paese, da “agire individuale”, si è trasformato sempre più, in “agire di massa”, espresso con le stesse identiche caratteristiche, ovunque nel mondo).
Bisogna cambiare; bisogna saper cambiare, dando all’uomo del domani, gli strumenti per modificare i “comportamenti fotocopia”.
Per la Campania l’esigenza di cambiare rappresenta una necessità non più rinviabile, in quanto il malessere sociale è così profondo da vivere in una vera e propria condizione di emergenza; in una realtà da polveriera umana, pronta ad esplodere, con un boato rovinoso per tutti.
A tutti, nel nostro Paese ed in Campania in particolare, in quanto qui, tra noi, il malessere è maggiore, la stampa deve saper parlare in termini nuovi (di valori universali e di cultura, di problemi del nostro tempo assolutamente non trascurabili, per il futuro dell’uomo).
Ciascuno, con forza ed impegno, sostenuto da una corretta ed attiva informazione e da altrettanti positivi messaggi culturali, deve essere messo nelle condizioni di saper produrre e consumare cultura, strumento insostituibile per la crescita individuale e collettiva di ogni società.