La Voce e la Vita della Chiesa: storia del Rosario e della Supplica
Diac. Francesco Giglio
Vale la pena di fare un salto nel passato per meglio capire come è nato il culto alla Madonna che, dal Medio Evo, si perpetua fino ai nostri giorni, con la speranza che questo ci aiuti a riscopre la radici della nostra fede. E’dal XIII secolo che il re di Castiglia e di Leòn, Alfonso X detto il “saggio”, celebrava Maria come:< Rosa di rose e fiore più dei fiori, donna di donne, signora di signore. Rosa d’avvenenza e di bellezza, fiore d’allegria e d’ogni gioia, donna nell’essere pietosa, signora nel privare delle pene: rosa di rose e fiore più dei fiori, donna di donne, signora di signore>. Poco tempo dopo, il beato domenicano Enrico Suso di Costanza mistico tedesco, si rivolgeva così alla Madonna: <Sii benedetta tu aurora nascente, sopra tutte le creature, e benedetto sia il prato fiorito di rose rosse del tuo bei viso, ornato con il fiore rosso rubino dell’Eterna Sapienza!>. In questo stesso periodo nasce anche il Rosario, e, come all’amata si usava offrire una ghirlanda di fiori, nacque l’usanza di offrire alla Madonna una ghirlanda di Ave Maria. Nel 1725 il padre gesuita Annibale Dionisi pubblica a Parma con lo pseudonimo di Mariano Partenio “Il mese di Maria o sia il mese di maggio consacrato a Maria con l’esercizio di vari fiori di virtù proposti a’ veri devoti di lei“. Negli stessi anni, per lo sviluppo della devozione mariana sono importanti anche le testimonianze dell’altro gesuita padre Alfonso Muzzarelli che nel 1785 pubblica “Il mese di Maria o sia di Maggio” e di don Giuseppe Peligni. La devozione mariana passa per la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione (1854) e cresce grazie all’amore smisurato per la Vergine di santi come don Bosco alimentandosi del sapiente magistero dei Papi. Nell’enciclica “Mense Maio” del 29 aprile 1965, il santo pontefice Paolo VI indica maggio come “il mese in cui, nei templi e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore dei cristiani sale a Maria l’omaggio della loro preghiera e della loro venerazione”. Papa Montini definisce Maria:”la strada che conduce a Cristo e che ogni incontro con lei non può non risolversi se non in un incontro con Cristo stesso”. Un ruolo, questo, e una presenza, evidenziato da tutti i santi, particolarmente devoti alla Madonna. Nel “Trattato della vera devozione a Maria” San Luigi Maria Grignion de Montfort scrive: “Dio Padre riunì tutte le acque e le chiamò mària (mare); riunì tutte le grazie e le chiamò Maria”. Questa devozione è stata intensamente vissuta da una schiera foltissima di santi e beati e tra questi è importante citare il Beato Bartolo Longo, considerato il vero apostolo della devozione alla Vergine di Pompei. Acceso anticlericale nato a Latiano in Puglia il 10 febbraio 1841 dal temperamento esuberante, dedito in gioventù al ballo, alla scherma e alla musica studiò privatamente a Lecce e dopo l’Unità d’ Italia, nel 1863, si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza nell’ Università di Napoli. Conquistato dallo spirito anticlericale dubbioso sulla religione, si lasciò attrarre dallo spiritismo, fino a diventarne un celebrante di questi riti. Nel 1864 si laureò in giurisprudenza, nello stesso anno, fece ritornò al suo paese natio, e abbandonata la professione di avvocato, si prodigò alle opere assistenziali, facendo voto di castità su consiglio del venerabile Emanuele Ribera redentorista, per meglio dedicarsi alla sua vocazione nell’aiutare i
poveri. La svolta totale della sua vita avvenne quando, dopo una notte di incubi, egli si rivolse al suo compaesano Prof. Vincenzo Pepe, uomo molto religioso che si dimostrò un vero amico lo inviò alla direzione spirituale di Padre Radente appartenente all’ordine dei Domenicani, il quale riuscì a farlo aggregare al Terzo Ordine di San Domenico. Tornato a Napoli conobbe fra Ludovico da Casoria e Caterina Volpicelli. A Napoli, nell’attuale Casa Madre e Generalizia delle Ancelle del Sacro Cuore fondate dalla Volpicelli, Bartolo conobbe la contessa Marianna Farnararo De Fusco, fortemente impegnata in opere caritatevoli ed assistenziali. Questa conoscenza segnò una svolta fondamentale nella vita di Bartolo Longo, poiché egli ne divenne l’inseparabile compagno nelle opere caritatevoli. Rimasta vedova del conte Albenzio De Fusco di Lettere (NA), nel1864, a soli 27 anni e con cinque figli toccò il compito di gestire il vasto patrimonio allocato nella Valle di Pompei. Alla contessa, serviva un amministratore per i beni De Fusco, nonché un precettore per i figli e la scelta cadde su Bartolo Longo, il quale accettò di stabilirsi in una residenza dei De Fusco per assolvere a questo compito. Questa frequentazione diede luogo a parecchie maldicenze, per cui dopo un’udienza da Papa Leone XIII, i due nel 1885 decisero di sposarsi, impegnandosi però a vivere da buoni amici, in amore fraterno, come avevano fatto fino ad allora. Per meglio amministrare i vasti possedimenti della contessa, Bartolo Longo si recava spesso nel territorio della Valle di Pompei e constatando di persona l’ignoranza religiosa in cui vivevano i contadini in quelle campagne, cominciò ad insegnare loro il catechismo, a pregare e specialmente a recitare il rosario. Avuto in dono da suor Maria Concetta de Litala, una vecchia tela raffigurante la Madonna del Rosario, molto rovinata; Bartolo Longo, dopo averla parzialmente restaurata, decise di portarla nella Valle di Pompei facendola viaggiare su di un carro, che faceva la spola dalla periferia di Napoli trasportando letame, utilizzato come concime nei campi. Era il 13 febbraio 1876, quando il quadro venne esposto nella piccola chiesetta parrocchiale. Da quel giorno la Madonna cominciò ad elargire abbondanti grazie e miracoli. Poiché i pellegrini e devoti aumentava di giorno in giorno, si rese necessario la costruzione di una chiesa più grande. Il 9 maggio 1876, su consiglio del vescovo di Nola, cominciò la costruzione del tempio che terminò nel 1887. Il quadro dopo essere stato definitivamente restaurato e incoronato con un diadema d’oro, ornato da più di 700 pietre preziose e benedetto da papa Leone XIII venne collocato sull’altare maggiore della basilica. Il 23 aprile 1965, nella Basilica di S. Pietro in Roma venne incoronata dal santo papa Paolo VI con il titolo di Beata Vergine del Rosario di Pompei, la cui festa “Madonna del Rosario di Pompei” cade il 7 ottobre e l’8 maggio con la recita della Supplica. Il culto verso la Vergine è molto antico e risale all’epoca dell’istituzione dei domenicani (XIII secolo), i quali ne furono i maggiori propagatori. Alla protezione della Vergine del Rosario, inoltre, fu attribuita la vittoria della flotta cristiana sui turchi musulmani, avvenuta a Lepanto nel 1571. A seguito di ciò il papa Pio V (1504-1572), istituì dal 1572 la festa del Santo Rosario, alla prima domenica di ottobre, che poi dal 1913 è stata spostata al 7 ottobre. Il culto per il Rosario ebbe un’ulteriore diffusione dopo le apparizioni di Lourdes del 1858, dove la Vergine raccomandò la pratica di questa devozione. La Madonna del Rosario ebbe
nei secoli una vasta gamma di raffigurazioni artistiche, quadri, affreschi, statue, di solito seduta in trono con il Bambino in braccio, in atto di mostrare o dare la corona del rosario; la più conosciuta è quella in cui la corona viene data a Santa Caterina da Siena e a San Domenico di Guzman, inginocchiati ai lati del trono. Sull’esempio lasciatoci dai tanti santi innamorati di Maria e del rosario rinvigoriamo il nostro filiale affetto a Colei che nel mondo e nella Chiesa è: “segno di sicura speranza e di consolazione”.