Idee in cammino
Giuseppe Lembo
L’Italia dal Nord al Sud, ma soprattutto al Sud, è in una condizione di grave e diffusa crisi umana, sociale, culturale, economica e soprattutto politica, la prima, grave causa di una maledetta crisi italiana che ci nega al futuro e rende il nostro, un Paese dal futuro negato. Purtroppo, l’Italia, il nostro Bel Paese, ha assolutamente male interpretato il futuro dei tempi nuovi; tanto, vestendo in fotocopia, i panni di un apparire senz’anima; tanto, con il grave rischio di essere annullati nella propria fragile identità e nei propri valori sempre più cancellati dell’ESSERE, senza i quali c’è il solo tempo del respiro disumanamente corto e senza futuro. Purtroppo e questo soprattutto sui territori poco umanamente sviluppati del Sud, c’è una presenza capillare e diffusa di notabilati, un invadente e grave danno per il libero agire della gente che nel mondo meridionale subisce da sempre il rovinoso fascino di una sudditanza che non ha permesso all’uomo del Sud di diventare in piena autonomia di decisione, protagonista di se stesso, creando le gravi condizioni umane e territoriali per un inappellabile rimanere indietro, causa devastante di un’umanità senza sviluppo. Un passato da non dimenticare; un passato da non cancellare dalla memoria, evitando, così facendo, di farci male e di continuare a compromettere, oltre al presente, anche il nostro futuro, disumanamente negato, per l’indifferenza ad essere attivamente protagonisti e non sudditi di realtà territoriali dal protagonismo cancellato, ma necessario a garantire il futuro di quelli che verranno e che hanno assolutamente bisogno di Noi, del nostro pensiero e del nostro fare umanamente saggio. Parto da un pensiero storicamente e politicamente importante. È datato al 1921. Ne è autore Antonio Gramsci. Siamo Noi oggi nel nostro Paese nella condizione gramsciana dell’antipartito italiano; siamo in una pericolosa condizione politica dalle porte aperte con una “moltitudine incomposta”, sempre più smaniosamente attenta, come profeticamente andava dicendo nel 1921 Gramsci “di coprire come una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odi, dei desideri”. Andava ripetendo saggiamente il nostro politicamente illuminato uomo di pensiero e di grande umanità italiana “il fascismo, partendo da qui, è diventato così un fatto di costume; si è identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano”. È quella di Antonio Gramsci, la voce di un grande italiano (1921) di circa un secolo fa. Un messaggio – testimonianza – testamento da non dimenticare mai; da considerare di attuale validità sempre e comunque, ma soprattutto nei tempi bui del nostro Paese “politicamente dismesso” ed assolutamente incapace di camminare saggiamente per la strada giusta, dimenticandosi, così facendo del futuro, una necessità italiana di cui non possiamo assolutamente fare a meno, se vogliamo evitare il grave rischio di un barbaro oscurantismo che ci porterebbe indietro, facendo dell’Italia, un Paese dal futuro assolutamente negato. Questo non deve essere; questo non ce lo possiamo permettere; questo lo dobbiamo, come italiani del sapere, intelligentemente evitare; tanto dobbiamo tutti insieme al futuro; al futuro di quelli che verranno che devono essere garantiti e non cancellati. Tanto, al fine di garantire un libero futuro italiano, con la gente attentamente protagonista ed attivamente partecipe, chiedendo per questo, rispetto, dignità umana ed i saggi diritti dell’Uomo e della persona da garantire, evitando che diventino “diritti negati”; “diritti disumanamente cancellati”. Dobbiamo, intelligentemente alzare la voce, quando in modo antidemocratico e violento, quelli del notabilato politico alla Poletti “giovani in fuga dall’Italia? Bene … “. Una gaffe assolutamente intollerabile e/o il fare dei poteri forti del mondo economico-finanziario senz’anima, che si sentono i padroni dell’Italia a cui tutto è lecito, per cui possono essere anche indifferenti nei confronti di chi soffre e di chi vive da dimenticato della Terra, il grave disagio italiano che il “buono ed il saggio italiano” non può assolutamente sopportare, tradendo, così facendo, l’umanità dei deboli d’Italia, soprattutto giovani, negati al futuro; negati alla vita.