Roma: mobilitazione nazionale contro guerra e per lavoro
Carmine De Nardo
La mobilitazione nazionale di sabato 18 giugno con la manifestazione a Roma (Piazza SS Apostoli h.16.30) ed in tutte le più grandi città italiane, è stata un punto fermo per il lungo cammino dei tanti gruppi del dissenso nel nostro Paese, contro la guerra, il carovita e per una Italia fondata sul lavoro. Tanti i temi affrontati in tutte le piazze: dall’ opposizione alla partecipazione dell’Italia alla guerra, alle sanzioni contro la Russia e all’invio di armi in Ucraina, alla proposta di una Italia Indipendente e neutrale. Dall’ opposizione al Governo, che cerca di limitare la libertà di critica e di dialogo del popolo, alla difesa degli italiani dalla crisi economica e sociale. Finalmente anche a livello nazionale si è compreso l’importanza, pur nelle differenze, di fare un fronte unito contro la deriva democratica. A Roma, insieme ai vari esponenti del dissenso, Francesco Toscano, leader del nuovo partito “Ancora Italia”, ha definito il Manifesto del nuovo fronte unitario che si ispira ai valori della Costituzione.
Ecco una sintesi:
“E’ di fondamentale importanza unire quelli che hanno compreso la gravità della realtà in questo momento storico di pericolo per la democrazia, in cui il governo tenta di schedare chi dissente. I media, che sono nati come controllo del potere, si sono trasformati in elementi di stabilizzazione di un sistema che non vuole essere contrastato. Bisogna costruire un’ alternativa popolare democratica attorno ad una struttura politica e ideologica chiara perché non esiste rivoluzione senza teoria rivoluzionaria. Infatti, coloro i quali hanno combattuto negli ultimi due anni, correrebbero il rischio di essere irrilevanti se non si rendessero conto che il mastice dell’ ideologia è di primaria importanza all’ interno di partiti rinnovati che siano in grado di portare avanti gli ideali della Costituzione. Senza organizzazione di popolo, non esisterebbe democrazia possibile. Dobbiamo ragionare intorno alla fine di un’ epoca storica all’ indomani della caduta del muro di Berlino. Il dominio unipolare americano e dei liberal-progressisti ha causato un disastro sul piano dei diritti e del benessere, incentivando la guerra. Bisogna costruire un mondo diverso, basato sul primato della politica, affinché i poteri finanziari non prevalgano sul rispetto della persona. Noi siamo con gli ultimi, noi siamo con gli indifesi. Nel Vangelo vi è un solo messaggio: la salvezza dei poveri e il bisogno di schierarsi dalla parte di chi perde. Per questo possiamo allearci anche con i Comunisti. Noi costruiremo un mondo dove nessuno sarà costretto a fare ciò che non vuole perché obbligato dal bisogno. Questo sistema feroce mantiene in vita la disoccupazione strutturale che è un caposaldo di tutti gli economisti liberisti. I padroni hanno bisogno di mantenere una quota di persone in uno stato perenne di disagio economico indotto perché gli altri, guardando la sofferenza degli esclusi, siano costretti a piegare la testa. Noi renderemo attuale quello che la costituzione già diceva: il lavoro non è una concessione del potere ma un diritto. Il reddito di cittadinanza si trasforma in un ricatto implicito perché la mano che aiuta è la stessa che può ricattare. C’ è una grande differenza tra il lavoro garantito per tutti invece dell’ elemosina garantita per tutti. Ma è chiaro che è preferibile l’ elemosina del reddito di cittadinanza alla povertà. Stiamo assistendo a un cambiamento antropologico: persone giorno dopo giorno svuotate di anima, di pensiero critico, di sentimento, incasellate come rotelline meccaniche dentro un sistema di potere senza volto, senza regole, senza responsabilità. Noi non siamo robot ma uomini e uomini resteremo. Noi siamo il popolo sovrano e la nostra sovranità ce la riprenderemo presto con buona pace della quarta rivoluzione industriale. I poteri forti faranno ciò che noi permetteremo loro di fare. Non esistono partite già decise e vinte in partenza.
Non temo la prepotenza dei malvagi. Non temo le pianificazioni dei cattivi. Io temo l’ ignavia dei buoni”
A Napoli (a largo Berlinguer) le varie voci del dissenso si sono espresse con forza attraverso vari esponenti come: Angelo Parlato (dirigente del partito comunista), Gennaro Esposito (segr. prov. Partito comunista NA), Guido Cappelli (dirigente No green pass), Maurizio Ferrara (dirigente R.I.), Massimo Cascone (dirigente CLN-NA), Igor Papaleo (segretario P. Carc Campania), Angelo Morriello (vice presidente regionale Ancora Italia Napoli), Salvatore Musolino (coordinatore Ancora Italia Napoli), Marcella Raiola (Comitato contro la gestione autoritaria della pandemia).
Durante la manifestazione è stato possibile firmare per importanti petizioni: Contro le armi in ucraina e i nostri soldati italiani in guerra.
Contro il greenpass e tutti gli obblighi vaccinali per una libertà di scelta.
Contro la privatizzazione dell’acqua nonostante il referendum votato del popolo italiano.
Uscita della NATO dell’Italia