Alfonso Gatto (1909-1976)  

Alfonso Gatto (1909-1976)  

Maria Amendola

Alfonso Gatto è stato un intellettuale del 900, nacque il 17 luglio 1909 a Salerno, a via delle Galesse nelle Fornelle, da una famiglia di piccoli armatori di origine calabrese, figlio di Giuseppe e di Erminia Albirosa, e fratello del pittore Alessandro Gatto. Egli intraprese gli studi presso Liceo Tasso, ma a causa di problemi economici abbandonò gli studi presso Università degli Studi di Napoli Federico II dopo pochi anni dall’iscrizione del 1926. A 21 anni sposò Agnese Jole Turco (figlia del suo professore di matematica) e fuggirono a  Milano, ed ebbero Marina e Paola. Frequentava i caffè cittadini con Leonardo Sinisgalli,  Cesare Zavattini, Domenico Cantatore, Orazio Napoli, Arturo Tofanelli. La sua vita fu costellata da continui spostamenti, pur vivendo a Milano, Firenze e Roma egli frequentava sempre Salerno, il luogo che ricorderà sempre nei suoi versi ed è da ricordare la sua frequentazione presso il ristorante Vicolo della Neve. Fu impegnato in vari lavori (commesso di libreria, giornalista, istitutore, correttore di bozze, infine insegnante). La pubblicazione del primo libro “Isola” risale al 1934. Era dotato di un carattere eclettico e non si limitò ad agire in ambito poetico ma fu anche un prosatore, autore per bambini, un giornalista, critico letterario, pittore e critico d’arte, senza dimenticare che fu un politico antifascista  (nel 1935 partecipò ai “Littoriali della cultura e dell’arte”; nel 1936 fu arrestato per antifascismo e trascorse sei mesi nel carcere milanese di San Vittore).

Le sue prime poesie furono pubblicate nel periodo milanese, già negli anni ’30. Collaborò a riviste e periodici “Italia Letteraria”; a “Circoli”; a “Primato”; alla “Rivista Letteratura” e alla “Ruota”. Con il suo trasferimento a Firenze nel 1938 in collaborazione con Vasco Pratolini per l’editore Vallecchi fondò e diresse la rivista letteraria nata come quindicinale “Campo di Marte” (il primo numero uscì il 1 agosto 1938 e pubblicato solo per un anno). Insegnò per breve tempo presso il Liceo Artistico di Bologna come docente ordinario di Letteratura italiana, nel 1941 infatti ricevette la nomina, per “chiara fama”, trovando così un po’ di sicurezza economica. Entrò nella Resistenza nel 1944, iscrivendosi al Partito Comunista, da cui uscì polemicamente nell’aprile del 1951 diventò un comunista “dissidente”. Nel periodo di militanza collaborò con Gianni Rodari al giornale comunista “L’Unità”. Nel 1946 il poeta incontrerà la pittrice triestina Graziana Pentich (per lei abbandonò la moglie e le figlie) da cui ebbe Teodoro e Leone. Nel 1963 la vita gli diede un grande dolore, morì Teodoro, (Leone morì tre mesi dopo il padre). Nel 1964 fu un giurato per il premio letterario Soverato. Fu inviato per il “Giro d’Italia”. Non riusciva ad andare in bici, neanche una lezione del grande Coppi ebbe successo e scrisse “cadrò, cadrò, sempre fino all’ultimo giorno della vita, ma sognando di volare”. Era tifoso del Milan ma con una passione per la Salernitana, che gli fece scrivere odi. L’8 marzo del 1976 Gatto partì con una Mini Minor da Grosseto (Toscana) per Roma con Paola Maria Minucci alla guida. Finirono fuori strada a Capalbio (GR). La Minucci rimase ferita mentre Alfonso Gatto morì alle ore 16:10 a Orbetello (GR) dove era stato trasportato d’urgenza. Riposa  nel Cimitero monumentale di Salerno. La sua tomba ha un macigno per lastrone e vi è inciso il commiato dell’amico Eugenio Montale: “Ad Alfonso Gatto per cui vita e poesie furono un’unica testimonianza d’amore”.

Presso l’Università di Pavia è conservato l’archivio di Gatto esattamente nel “Centro per gli studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei”.

Il tema dell’amore  e l’ermetismo sono stati attraversati ed esposti dal poeta in ogni forma.

La profonda sete di conoscenza condusse il poeta a soddisfare la propria attitudine alla pittura, con la Realizzò vari acquerelli e disegni, senza dimenticare che collaborò come critico d’arte a  vari progetti.

Negli anni ‘90 Graziana Pentich (1920-2013) sua compagna raccolse nel volume “I colori di una storia”, disegni, dipinti poesie di Gatto, le sue opere di pittura e i disegni gli acquerelli del figlio Leone.

Alfonso Gatto ha preso parte a vari film:

  • conduttore di treni in “Il sole sorge ancora” (1946) di Aldo Vergano;
  • l’apostolo Andrea in “Il Vangelo secondo Matteo” (1964) di Pier Paolo Pasolini;
  • un dottore in “Teorema” (1968) di Pier Paolo Pasolini;
  • era Nocio in “Cadaveri eccellenti” (1976) di Francesco Rosi;
  • interpretava il padre di Michele in “Caro Michele” (1976), di Mario Monicelli, tratto dall’omonimo romanzodi Natalia Ginzburg.

L’Amministrazione Comunale di Salerno gli ha intitolato una strada “il viadotto Gatto”. A Salerno gli ha dedicato opere di street art:

  • un “museo a cielo aperto”, i murales del rione delle Fornelle (l’antichissimo quartiere medievale degli amalfitani), grazie alla Fondazione Gatto e a vari artisti di strada
  • “Vicolo Bonosio” è ricoperto dalle poesie di Alfonso Gatto.
  • scalinata che porta al Rione Mutilati da via Velia (in foto), con immagini e poesie dell’artista Green Pino.