Salerno: promotori Lettera a Letta DEEP, I “rospi” di Andria e Conte fuori dal Pd
Era ora, si potrebbe dire, a caldo, sulla fuoriuscita, non senza polemiche, di Alfonso Andria e Federico Conte dal PD a Salerno, contro le scelte del vertice deluchiano in questa calda campagna elettorale. O ancora, da saputelli e maestrini, noi “lo avevamo detto”. Anzi, lo avevamo scritto, nero su bianco, nella ormai famosa lettera a Letta di qualche mese fa, contro la deriva che bisognava fermare senza più indugi. Abbiamo avuto in quella occasione molte adesioni e sarebbe stata certo gradita anche quella di Alfonso Andria e di Federico Conte. La questione è politica e riguarda il destino di una città e di una regione su cui mancano da tempo voci di dissenso forti e organizzate; silenzi assordanti che hanno lasciato in questo lungo trentennio un deserto, e il compito gravoso di una battaglia in solitaria a coraggiose minoranze. La marginalità che oggi lamenta un uomo politico come Andria che ha attraversato cariche importanti nello Stato e negli Enti pubblici, è poca cosa rispetto alla marginalità toccata ai dissenzienti che hanno perso posti di lavoro, incarichi, giornali, cattedre e quant’altro possibile. E tuttavia non si può non essere fortemente solidali con Andria e con Federico Conte, politico più giovane che a differenza di altri “figli di arte”, si è costruita una carriera sua di valente penalista e ha svolto compiti da deputato sul territorio, sostenendo azioni nella sanità e in altri settori, come sull’autonomia differenziata delle regioni. Conte si è impegnato nelle recenti amministrative salernitane, con scelte autonome che non sono state certo gradite al vertice deluchiano. Un rapporto con De Luca, sia di Andria che di Conte, non sempre facile. Il primo è stato l’unico vero competitor nel 2006 con una aspra battaglia che lo vide forte del 43% dei voti ma perdente; mentre il secondo già nel 2010 denunciava la condizione di depressione politica e la fuga dei coetanei. Ma anche dopo il passaggio di Conte a Leu, ogni azione, ogni iniziativa, per quanto lodevoli, sono sempre avvenute all’ombra del Grande Fratello PD (o il vicino Leu), oggi aborrito e il suo massimo rappresentante in terra campana, non in maniera subalterna ma nemmeno in netta alternativa. Non sono mancate contiguità che hanno consentito, tra i tanti danni, l’ascesa di segretari marionette cui oggi ci si deve rivolgere per presentare le proprie dimissioni. Se oggi Andria e Conte definiscono il sistema padronale e denunciano la “malattia del deluchismo”, bisogna anche dire che non ne sono stati gli anticorpi e la malattia è dilagata come una peste divorando il territorio. Se oggi davvero si vuole fermare il contagio, bisogna uscire dalle lotte interne al PD e rivolgersi ai tanti che nella peste ci vivono ogni giorno, senza guardarsi indietro. Ai caduti illustri nella battaglia delle elezioni, va un picchetto d’onore, ma ci piacerebbe che tanta esperienza e tanto valore si mettessero al servizio di una nuova politica, a Salerno e in Campania.
Gruppo DEEP e Promotori Lettera a Letta