Racconti africani: Abecha e gli animali
Padre Oliviero Ferro
Un giorno ABECHA(Dio) riunì tutti gli animali. Disse loro: ”Oggi vi darò un seme speciale. Lo seminerete e avrete tanti buoni frutti. L’anno prossimo verrò a controllare il lavoro di ciascuno di voi”. Ognuno prese il suo recipiente e se ne andò per i fatti suoi.
KIBOKO, l’ippopotamo, andò sulla riva del lago e chiamò i suoi amici. “Abecha ci ha dato un seme speciale. Andiamo a fare un buon lavoro”. Però, mentre parlava, i suoi amici bevevano birra e acquavite. Il seme era caduto per terra. Quando era ora di andare al lavoro, si accorsero che ne era rimasto molto poco. Kiboko concluse: ”Veramente abbiamo perso tempo”
MAMBA, il serpente nero, anche lui se ne tornò a casa sua. Aveva una bella casa, costruita in pietra. Disse tra sé: ”Invece di andare a lavorare,lascerò qui il seme tra le pietre, perché mi voglio divertire”. Però il seme senza terra, morì.
EBOMBOBOMBO, il corvo, prese il seme con il becco e salì su un grande albero. Però dimenticò il consiglio di Abecha e il seme cadde tra le spine. Solo il giorno dopo si ricordò. Ma il seme era ormai morto, soffocato dalle erbacce.
ALEMBELEMBE, la rondinella, era un animale gentile. Prese il seme e se ne ritornò piano piano a casa sua. Salutò con gioia sua moglie e le disse: ”Abecha ci ha voluto bene, dandoci questo seme. Però vuole vedere i frutti del nostro lavoro. Facciamo in fretta ad andare a lavorare nel campo. Il sole è già alto nel cielo”. Andarono e lavorarono benissimo.
Passarono dodici mesi e Abecha passò in ogni villaggio per vedere i frutti del lavoro di ogni animale. Fu veramente contento del lavoro di Alembelembe. E disse: ”Colui che ha seminato nella buona terra è quello che ha ascoltato la parola e l’ha messa in pratica. Produce frutti: chi il cento, chi il sessanta, chi il trenta”(cfr.Mt 13,23)
(Commento a Matteo13,1-23)