FICEI- ASI su rincaro energia
La FICEI (Federazione Italiana Consorzi ed Enti di Industrializzazione), rappresenta oltre 30 Enti Pubblici di gestione delle aree industriali sparsi su tutto il territorio nazionale (da Pordenone, Verona a Taranto, Gioia Tauro, Olbia e Cagliari, solo per citarne alcuni), il Presidente Andrea Ferroni, raccogliendo l’enorme preoccupazione dei Consorzi sugli effetti catastrofici del “caro energia” per la gestione e la prosecuzione dei servizi dagli stessi offerti al mondo industriale, con particolare riferimento a quello essenziale del trattamento e depurazione dei reflui industriali, ha scritto una nota al Presidente del Consiglio Mario Draghi, in uno ai Ministri dell’Economia e delle Finanze, dello Sviluppo Economico, della Transizione Ecologica, del Mezzogiorno, oltre che a tutti i principali esponenti politici e istituzionali, per sensibilizzarli ad intervenire in tempi brevissimi su tutte quelle realtà pubbliche e private, che erogando “servizi pubblici essenziali”, non possono modificare i costi dei servizi erogati (e in parte non vogliono per non appesantire ancora di più la già precaria
situazione delle imprese) e di riflesso sono tecnicamente in “default” a causa dell’aumento sconsiderato dei costi energetici per la gestione dei propri impianti (in primis “strategici” per la depurazione dei reflui industriali). Di seguito i contenuti della missiva:
I Consorzi di Sviluppo Industriale (A.S.I.) annoverano tra i propri compiti istituzionali anche la realizzazione delle opere di urbanizzazione e delle infrastrutture necessarie alla realizzazione e funzionamento degli insediamenti produttivi e, quindi, la loro gestione lo svolgimento delle attività di conferimento, trattamento, smaltimento di reflui provenienti da attività civili, industriali e speciali.
Ed invero, le suddette attività di gestione degli impianti di depurazione e di smaltimento dei reflui/rifiuti industriali, costituiscono servizi pubblici essenziali ex Legge 12 giugno 1990 n.146 ovvero servizi di pubblico interesse che, in quanto tali, devono essere obbligatoriamente erogati e giammai essere interrotti.
Ovviamente, le succitate attività di gestione degli impianti unitamente a quelle di trattamento e depurazione dei rifiuti autorizzati sono soggette, quali servizi pubblici essenziali, a tariffe amministrate/calmierate stabilite che, infatti, ne costituiscono il corrispettivo ed, in quanto tale, finalizzato a garantire l’equilibrio economico- finanziario degli Enti consortili che, com’è noto, sono obbligati al pareggio di bilancio.
Orbene, una delle componenti principali della predetta tariffa è, ovviamente, il costo dell’energia, necessaria all’ineludibile funzionamento dei predetti impianti di smaltimento.
Di qui le ragioni della presente con cui, infatti, si vogliono sensibilizzare le istituzioni in indirizzo sui negativi effetti e danni irreversibili che, con crescita esponenziale, si sono determinati e si stanno determinando per i Consorzi A.S.I. a causa del noto rincaro dei costi energetici, difatti giunto addirittura al +500% e riversatosi sulle bollette della corrente a partire dal secondo semestre 2021, così determinando un vero e proprio “dramma sociale”.
Tuttavia, considerata la finalità istituzionale sottesa all’attività svolta dai predetti Consorzi, gli stessi non possono e non vogliono ribaltare i predetti aumenti sulle aziende produttive insediate le cui attività, infatti, verrebbero definitivamente
“stroncate” poiché già danneggiate e messe a dura prova dalla congiuntura economica ulteriormente aggravata dalla crisi determinata dalla nota pandemia degli scorsi anni 2019/2020 e di cui, a tutt’oggi, ancora ne patiscono gli effetti e da cui non ne sono ancora “uscite”.
Contestualmente però, non può essere sottaciuta l’ulteriore e rilevante circostanza che i predetti rincari parimenti non possono essere “sopportati” dai medesimi Consorzi i cui bilanci, già sofferenti, infatti collasserebbero irreversibilmente poiché incapaci di poterli sopportare, risultando i predetti servizi, infatti, già offerti a prezzi calmierati/amministrati e considerato.
Diversamente opinando, quindi, si condannerebbero i Consorzi A.S.I. alla sicura “morte istituzionale” nei quali, ad oggi, lavorano circa un migliaio di dipendenti a cui devono aggiungersi quelli delle società partecipate mediante le quali i medesimi Consorzi espletano i suddetti servizi pubblici essenziali.
Per completezza di analisi si rappresenta che si ha conoscenza delle misure e degli aiuti contenute nel “Decreto Aiuti bis” ex D.L. n. 115/22 il cui testo di conversione in legge è stato approvato con modifiche dal Senato in data 14.09.2022 ma le stesse, seppur da elogiare, sono insufficienti per poter superare le criticità innanzi rappresentate.
Il superamento di dette criticità, infatti, potrà essere raggiunto solo mediante un congelamento dei succitati rincari ed un ripristino delle tariffe energetiche antecedenti agli stessi, come peraltro avvenuto per il carburante che, con l’eliminazione delle accise, è riuscito a mantenere un costo €/L piò o meno pari a quello in vigore prima degli aumenti che hanno afflitto anche tale settore.
Per quanto innanzi si è certi e convinti che si terrà conto delle rimostranze contenute nella presente e si confida quindi in un sollecito intervento, pena il nefasto epilogo istituzionale innanzi rappresentato, che ci si augura sarà scongiurato dagli interventi legislativi che le SS.LL., ciascuna per quanto di propria competenza, metterà sicuramente in campo.
situazione delle imprese) e di riflesso sono tecnicamente in “default” a causa dell’aumento sconsiderato dei costi energetici per la gestione dei propri impianti (in primis “strategici” per la depurazione dei reflui industriali). Di seguito i contenuti della missiva:
I Consorzi di Sviluppo Industriale (A.S.I.) annoverano tra i propri compiti istituzionali anche la realizzazione delle opere di urbanizzazione e delle infrastrutture necessarie alla realizzazione e funzionamento degli insediamenti produttivi e, quindi, la loro gestione lo svolgimento delle attività di conferimento, trattamento, smaltimento di reflui provenienti da attività civili, industriali e speciali.
Ed invero, le suddette attività di gestione degli impianti di depurazione e di smaltimento dei reflui/rifiuti industriali, costituiscono servizi pubblici essenziali ex Legge 12 giugno 1990 n.146 ovvero servizi di pubblico interesse che, in quanto tali, devono essere obbligatoriamente erogati e giammai essere interrotti.
Ovviamente, le succitate attività di gestione degli impianti unitamente a quelle di trattamento e depurazione dei rifiuti autorizzati sono soggette, quali servizi pubblici essenziali, a tariffe amministrate/calmierate stabilite che, infatti, ne costituiscono il corrispettivo ed, in quanto tale, finalizzato a garantire l’equilibrio economico- finanziario degli Enti consortili che, com’è noto, sono obbligati al pareggio di bilancio.
Orbene, una delle componenti principali della predetta tariffa è, ovviamente, il costo dell’energia, necessaria all’ineludibile funzionamento dei predetti impianti di smaltimento.
Di qui le ragioni della presente con cui, infatti, si vogliono sensibilizzare le istituzioni in indirizzo sui negativi effetti e danni irreversibili che, con crescita esponenziale, si sono determinati e si stanno determinando per i Consorzi A.S.I. a causa del noto rincaro dei costi energetici, difatti giunto addirittura al +500% e riversatosi sulle bollette della corrente a partire dal secondo semestre 2021, così determinando un vero e proprio “dramma sociale”.
Tuttavia, considerata la finalità istituzionale sottesa all’attività svolta dai predetti Consorzi, gli stessi non possono e non vogliono ribaltare i predetti aumenti sulle aziende produttive insediate le cui attività, infatti, verrebbero definitivamente
“stroncate” poiché già danneggiate e messe a dura prova dalla congiuntura economica ulteriormente aggravata dalla crisi determinata dalla nota pandemia degli scorsi anni 2019/2020 e di cui, a tutt’oggi, ancora ne patiscono gli effetti e da cui non ne sono ancora “uscite”.
Contestualmente però, non può essere sottaciuta l’ulteriore e rilevante circostanza che i predetti rincari parimenti non possono essere “sopportati” dai medesimi Consorzi i cui bilanci, già sofferenti, infatti collasserebbero irreversibilmente poiché incapaci di poterli sopportare, risultando i predetti servizi, infatti, già offerti a prezzi calmierati/amministrati e considerato.
Diversamente opinando, quindi, si condannerebbero i Consorzi A.S.I. alla sicura “morte istituzionale” nei quali, ad oggi, lavorano circa un migliaio di dipendenti a cui devono aggiungersi quelli delle società partecipate mediante le quali i medesimi Consorzi espletano i suddetti servizi pubblici essenziali.
Per completezza di analisi si rappresenta che si ha conoscenza delle misure e degli aiuti contenute nel “Decreto Aiuti bis” ex D.L. n. 115/22 il cui testo di conversione in legge è stato approvato con modifiche dal Senato in data 14.09.2022 ma le stesse, seppur da elogiare, sono insufficienti per poter superare le criticità innanzi rappresentate.
Il superamento di dette criticità, infatti, potrà essere raggiunto solo mediante un congelamento dei succitati rincari ed un ripristino delle tariffe energetiche antecedenti agli stessi, come peraltro avvenuto per il carburante che, con l’eliminazione delle accise, è riuscito a mantenere un costo €/L piò o meno pari a quello in vigore prima degli aumenti che hanno afflitto anche tale settore.
Per quanto innanzi si è certi e convinti che si terrà conto delle rimostranze contenute nella presente e si confida quindi in un sollecito intervento, pena il nefasto epilogo istituzionale innanzi rappresentato, che ci si augura sarà scongiurato dagli interventi legislativi che le SS.LL., ciascuna per quanto di propria competenza, metterà sicuramente in campo.