Il Governo ha preso la sua forma, si basa su un rapporto preferenziale della Meloni con Salvini sull’autonomia differenziata e il controllo dei settori produttivi, un Governo per il Nord. I dicasteri chiave hanno una stretta corrispondenza con le loro proposte, prescindono anche da Berlusconi. Si distinguono significativamente: Roberto Calderoli agli Affari regionali, al quale fa da paravento Musumeci, l’indipendentista siciliano nominato per il Sud e per il Mare, Giancarlo Giorgetti al Mef e Matteo Salvini alle Infrastrutture. Una prospettiva politica inquietante, alla quale fa eco una opposizione divisa, con il Pd del segretario in pectore Bonaccini che sosterrà la devoluzione di nuove competenze e risorse alle regioni più ricche e Azione pronta a sostenerlo per venire incontro alle aspettative del ceto medio-alto a cui si è rivolto in campagna elettorale, che è prevalentemente insediato nel settentrione d’Italia. Sullo sfondo la definitiva differenziazione del Paese, tra nord e sud, aree urbane e zone interne, centri e periferie. Uno scenario inaccettabile, al quale devono opporsi le forze che si sono già dichiarate contro l’autonomia differenziata partendo dalla società, con una classe dirigente credibile, per condurre una battaglia contro le diseguaglianze territoriali, che sono la madre di tutte le ingiustizie sociali, con una proposta di sviluppo fondata sul” Rinascimento Mediterraneo”, il mare che può portare il Sud e l’Italia in Europa.