Cardinale Danielou e Angeli del Natale
don Marcello Stanzione
Il teologo gesuita in seguito cardinale Danielou nacque a Neuilly-sur-Seine nel 1905 e morì a Parigi nel 1974 in circostanze misteriose. Entrò nella Compagnia di Gesu a 24 anni e fu ordinato sacerdote nel 1938. È nominato professore della Facoltà di Teologia dell’Istituto cattolico di Parigi nel 1943. Decano della stessa facoltà nel 1961. Esperto del Concilio Vaticano II nel 1962. Nominato cardinale nel 1969. Nel 1972 viene eletto membro dell’Accademia francese. Fondò con H. de Lubac la prestigiosa collana di studi patristici Sources Chrétiennes (Fonti cristiane). Dal 1942al 1969 ricoprì la cattedra di storia delle origini cristiane all’Institut Catholique di Parigi. Storico acuto e dalle intuizioni profonde, ha dato impulso alle ricerche sulla teologia del giudeo – cristianesimo, cioè su quell’ambiente cristiano ancora impregnato di giudaismo e non ancora condizionato dalle categorie ellenistiche. Oltre che storico delle origini cristiane è stato anche articolo sita e conferenziere, intervenendo nei dibattiti teologici del suo tempo. Ha riflettuto sul mistero della storia come tempo del dispiegamento dell’azione salvifica di Dio, con suo inizio, un suo progresso e una sua fine. In questo la concezione cristiana, secondo egli, si distingue da quella ellenistica che concepisce il tempo come ciclico. La sua posizione può essere considerata come un “moderato escatologismo”, aperto anche alle tesi “incarnazioniste”. Dalla teologia della storia , egli è portato a considerare il significato della “missione” nel suo rapporto con le religioni non – cristiane. Il cristianesimo non è necessariamente una fede monoculturale, ma può incarnarsi nelle varie culture, senza però perdere il suo specifico messaggio.
Il cardinale Jean Danielou nel suo testo “Gli angeli e la loro missione” edito in Italia da Gribaudi sottolinea come i Padri della Chiesa ci hanno presentato i tempi precedenti al Natale di Gesù come quelli che seguiranno un aumento della potenza dei diavoli. Scrive Origene: “Prima della venuta di Cristo, i buoni angeli potevano ben poco per l’utilità di coloro che erano loro affidati”. San Giovanni Crisostomo aggiungeva: “Quando tanti innumerevoli mali erano perpetuati dai cattivi demoni e dal loro capo, su tutta la terra senza che nessuno degli angeli preposti fosse capace di opporsi, il Signore dell’universo, per ordine dell’agape del Padre, quando la razza che gli è cara, precipitava negli abissi dell’iniquità, mandò dapprima dei deboli raggi della sua luce per mezzo del profeta Mosè e di coloro che lo hanno preceduto. Ma, poiché nessun uomo fra coloro che vennero dopo di lui, recava alcun rimedio ai mali della vita e poiché l’attività del demonio andava aumentando il Salvatore stesso venne verso gli uomini come medico, recando aiuto ai suoi stessi angeli per la salvezza degli uomini”. Il Cardinale Danielou, nel suo celebre scritto sulla missione degli angeli, afferma che il mistero angelico del Natale è anzitutto quello degli angeli delle Nazioni che circondano il Dio-bambino, venuto in aiuto dei popoli pagani, che erano loro affidati e presso i quali essi dispensavano le loro pratiche. É opportuno leggere il brano dei Vangelo di San Luca che ci presenta la nascita di Gesù a Betlemme: “Alcuni pastori vegliavano facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: – Non temete, ecco io vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato, nella città di Davide, un Salvatore che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia -. E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Dio ama” (Lc. 2,8-14). Commentando il brano di San Luca, Origene interpreta il ruolo degli angeli, non più come angeli delle Nazioni, ma con la funzione di milizie celesti, discese con Cristo, per servirlo e scrive: “Quando gli angeli videro il principe della milizia celeste dimorare sulla terra, presero la via che egli aveva aperta, seguendo il loro Signore e ubbidendo alla volontà di Colui che li distribuisce come custodi a coloro che credono in Lui. Gli angeli sono al servizio della tua salvezza eterna. Essi sono stati concessi al Figlio di Dio per seguirlo. E si dicono fra loro: Se Egli è disceso in un corpo, se ha assunto una carne mortale, non restiamo inoperosi! Andiamo, angeli, discendiamo tutti dal cielo. È così che c’era una moltitudine della milizia celeste che lodava e glorificava Dio quando Cristo è nato. Tutto è pieno di angeli”.
San Gregorio Nazianzeno chiamava gli angeli della Natività con l’appellativo de “gli iniziati dell’incarnazione”, perché è a questi Spiriti celesti che il mistero nascosto in Dio da tutta l’eternità è stato rivelato per la prima volta. È evidente che gli angeli appaiono nella veste di messaggeri che preparano la via a Gesù, che dovrà venire al mondo, e, così, creano la disponibilità nell’intimo degli esseri umani che nel Natale del Cristo vedono finalmente il compimento di tutte le attese messianiche.