Il Codacons scende in campo nel dibattito riguardante l’iniziativa di alcuni attivisti per l’ambiente, che nei giorni scorsi hanno imbrattato la facciata di Palazzo Madama – sede del Senato – a Roma: l’Associazione offre ai giovani coinvolti la difesa gratuita, e mette a loro disposizione i professionisti del proprio staff legale per assisterli nel corso del processo.
Per il Codacons, organizzazione – oltre che di tutela dei consumatori – anche iscritta nell’Elenco delle Associazioni di protezione ambientale riconosciute (legge n. 349 del 1986), il vero scandalo è rappresentato dai politici indignati: compattamente, infatti, la classe politica ha reagito con un’indignazione che ha dell’incredibile, se solo si pensa all’immobilismo – ormai, davvero, assoluto – delle istituzioni in materia ambientale. E non solo con riferimento a questo governo o a questa fase della vita politica nazionale.
Quanto accaduto non comporta infatti nessun danno per le istituzioni, ma rappresenta per l’opinione pubblica l’accesso a una possibilità inedita: quella di sollevare il problema della stasi della politica italiana, che intorno al problema della distruzione dell’ambiente – come anche di fronte ad altri problemi – non sa proprio che pesci pigliare e seguita a rimandare interventi strutturali, realmente efficaci.
Il Codacons, per questo, ha elencato i principali (mancati) interventi da parte della politica in materia ambientale, solo attenendoci agli ultimi anni:
1) Mancata dismissione delle centrali a carbone
– Centrale di Fiumesanto (SS) di proprietà di EP Produzione SpA, con 2 sezioni a carbone da 320 MW;
– Centrale friulana di Monfalcone, di proprietà di A2A SpA composta di 4 sezioni, di cui due alimentate a carbone da 165 e 171 MW;
– Centrale di Torrevaldaliga Nord di proprietà di Enel SpA, composta da 3 sezioni da 660 MW riconvertite a carbone. La centrale è operativa dal 2009;
– Centrale di Brindisi Sud di proprietà di Enel SpA, composta da 4 unità ciascuna da 660 MW alimentate a carbone;
– Centrale del Sulcis di proprietà di Enel SpA, composta da 1 unità da 340 MW alimentata a carbone;
– Centrale di Fusina di proprietà di Enel SpA, composta da 4 unità da 320 MW alimentate a carbone;
– Centrale di La Spezia di proprietà di Enel SpA, composta da 1 unità da 600 MW alimentata carbone.
2) Nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione di gas naturale, nessun abbandono degli idrocarburi e dei combustibili fossili in particolare
Oltre a quelli esistenti ben 88 impianti (piattaforme e pozzi sottomarini offshore) localizzati nella fascia di interdizione delle 12 miglia marine, il 47,7% dei quali (42 su 88) non hanno mai avuto una valutazione di impatto ambientale e che presentano un’età media di 35-40 anni (il 48% ha 40 anni) gestiti da ENI per la maggior parte.
3) Inquinamento atmosferico alle stelle anche nel 2023
I livelli di smog ed inquinamento sono altissimi in diverse città italiane. In Pianura Padana le concentrazioni di polveri sottili hanno superato la soglia limite prevista dalla legge. Numerosi i deferimenti della  Commissione europea contro l’Italia alla Corte di giustizia dell’UE a causa dell’inquinamento atmosferico e la mancata protezione dei cittadini dagli effetti del biossido di azoto (NO2). La Commissione ha invitato più volte l’Italia a rispettare i valori limite convenuti sulla qualità dell’aria e ad adottare misure adeguate per ridurre i livelli di inquinamento in dieci agglomerati in cui risiedono circa 7 milioni di persone.
4) Riapertura ILVA
Ancora investimenti milionari per la riapertura degli altiforni fermi nonostante la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo abbia già condannato per due volte lo Stato italiano, ritenendolo colpevole di aver sacrificato il diritto alla vita dei cittadini di Taranto sull’altare della produzione d’acciaio. A questi si aggiungono le procedure di infrazione e anche un rapporto dell’Onu che ha definito Taranto come una “zona di sacrificio”.
5) Smisurato Consumo del suolo
Crescente realizzazione di aree coperte da edifici, fabbricati, capannoni, strade asfaltate o sterrate, aree estrattive, discariche, cantieri, cortili, piazzali e altre aree pavimentate o in terra battuta, serre e altre coperture permanenti, aeroporti e porti, aree e campi sportivi impermeabili, ferrovie ed altre infrastrutture.
6) Messa in sicurezza del territorio e rischio idrogeologico e sismico
Mancanza sistematica di provvedimenti di rilievo e/o preventivi di fronte a un’emergenza assoluta per il nostro Paese, con una larga parte della popolazione a rischio idrogeologico e sismico e l’abitudine costante di occuparsi del tema solo in condizioni di emergenza.
Queste soltanto alcune delle criticità ambientali che devono essere affrontate quanto prima dalla politica italiana. Alla luce dell’immobilismo totale messo in campo finora, però, l’iniziativa di protesta degli attivisti ambientali rappresenta una possibilità inedita: l’inizio di un dibattito vero, profondo e partecipato, sulle politiche ambientali nel nostro Paese.