La Voce e la Vita della Chiesa: ”In memoria di Papa Benedetto XVI “
Diac. Francesco Giglio
Alle ore 9,34 del 31 dicembre 2022 si concludeva la vita terrena di Papa Benedetto XVI (265°Papa della Chiesa cattolica). Per circa 10 anni dopo la rinuncia al governo della Chiesa, si era ritirato in solitudine ed in preghiera nel Monastero Mater Ecclesiae, sito all’interno delle mura della Città del Vaticano. La sua morte ha addolorato migliaia di persone che sono accorse a rendergli l’ultimo saluto. Dopo i solenni funerale ha trovato definitiva collocazione nelle Grotte Vaticane e le sue spoglie riposano dove un tempo vi erano i resti mortali di Papa Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Si può tranquillamente affermare che tutto il mondo ha pianto e pregato per questo “umile lavoratore nella vigna del Signore”. Io come tantissimi altri ho avuto la gioia di incontrarlo per tre volte, quando ancora non era Papa. Conservo di lui un ricordo indelebile. La cosa che più mi colpiva erano i suoi occhi, piccoli ma penetranti, il suo sorriso e soprattutto la sua affabilità. Pur essendo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e Decano del Sacro Collegio cardinalizio, il suo atteggiamento umile lo predisponeva ad essere pastore e padre. Ora che per lui si sono spente le luci della ribalta ed è cessato il clamore mediatico, credo sia cosa buona e giusta ricordare le sue grandi qualità di uomo e di Pontefice. Timido e schivo ma con una grande capacità di accoglienza. Aveva occhi paterni, affettuosi e soprattutto una grande attenzione per gli altri. Maestro di catechesi, il suo pensiero acuto e garbato non è stato mai autoreferenziale, ma ecclesiale. Con il suo magistero ha voluto sempre accompagnarci all’incontro con Gesù crocifisso, risorto e vivente. Sempre attento all’interlocutore e pronto al dialogo, sempre vicino ai più deboli. È stato un fine teologo ed un grande amatore della musica. Con la sua parola e la sua testimonianza ci ha insegnato che con la riflessione, con il pensiero, lo studio, l’ascolto, il dialogo ed in modo speciale con la preghiera è possibile servire la Chiesa e far del bene a tutta l’umanità. Inoltre, ci ha aiutato a rendere sempre ragione della nostra fede. La Luce, l’Amore e la Carità sono stati i pilastri della sua vita. Papa Francesco parlando di lui, così si è espresso:” Quello di Benedetto XVI è e rimarrà sempre un pensiero e un magistero fecondo nel tempo perché la ricerca del dialogo con la cultura del proprio tempo è sempre stato un desiderio ardente di Joseph Ratzinger: lui, da teologo prima e da pastore dopo, non si è mai confinato in una cultura solo intellettualistica, disincarnata dalla storia degli uomini e del mondo… Benedetto XVI faceva teologia in ginocchio. Il suo argomentare la fede era compiuto con la devozione dell’uomo che ha abbandonato tutto sé stesso a Dio e che, sotto la guida dello Spirito Santo, cercava una sempre maggior compenetrazione del mistero di quel Gesù che lo aveva affascinato fin da giovane”… Il modo nel quale Benedetto XVI ha saputo far interagire cuore e ragione, pensiero e affetti, razionalità ed emozione costituisce un modello fecondo su come poter raccontare a tutti la forza dirompente del Vangelo… Qui brilla la sua capacità di mostrare sempre nuova la profondità della fede cristiana… Ne basta un piccolo florilegio, Dio è un evento di amore, espressione che da sola rende giustizia con pienezza di una teologia sempre armoniosa tra ragione e affetto“. Ritengo giusto concludere queste brevi considerazioni su Papa Ratzinger, riportando integralmente il suo testamento spirituale .<< Se in quest’ora tarda della mia vita guardo indietro ai decenni che ho percorso, per prima cosa vedo quante ragioni abbia per ringraziare. Ringrazio prima di ogni altro Dio stesso, il dispensatore di ogni buon dono, che mi ha donato la vita e mi ha guidato attraverso vari momenti di confusione; rialzandomi sempre ogni volta che incominciavo a scivolare e donandomi sempre di nuovo la luce del suo volto. Retrospettivamente vedo e capisco che anche i tratti bui e faticosi di questo cammino sono stati per la mia salvezza e che proprio in essi Egli mi ha guidato bene. Ringrazio i miei genitori, che mi hanno donato la vita in un tempo difficile e che, a costo di grandi sacrifici, con il loro amore mi hanno preparato una magnifica dimora che, come chiara luce, illumina tutti i miei giorni fino a oggi. La lucida fede di mio padre ha insegnato a noi figli a credere, e come segnavia è stata sempre salda in mezzo a tutte le mie acquisizioni scientifiche; la profonda devozione e la grande bontà di mia madre rappresentano un’eredità per la quale non potrò mai ringraziare abbastanza. Mia sorella mi ha assistito per decenni disinteressatamente e con affettuosa premura; mio fratello, con la lucidità dei suoi giudizi, la sua vigorosa risolutezza e la serenità del cuore, mi ha sempre spianato il cammino; senza questo suo continuo precedermi e accompagnarmi non avrei potuto trovare la via giusta. Di cuore ringrazio Dio per i tanti amici, uomini e donne, che Egli mi ha sempre posto a fianco; per i collaboratori in tutte le tappe del mio cammino; per i maestri e gli allievi che Egli mi ha dato. Tutti li affido grato alla Sua bontà. E voglio ringraziare il Signore per la mia bella patria nelle Prealpi bavaresi, nella quale sempre ho visto trasparire lo splendore del Creatore stesso. Ringrazio la gente della mia patria perché in loro ho potuto sempre di nuovo sperimentare la bellezza della fede. Prego affinché la nostra terra resti una terra di fede e vi prego, cari compatrioti: non lasciatevi distogliere dalla fede. E finalmente ringrazio Dio per tutto il bello che ho potuto sperimentare in tutte le tappe del mio cammino, specialmente però a Roma e in Italia che è diventata la mia seconda patria. A tutti quelli a cui abbia in qualche modo fatto torto, chiedo di cuore perdono. Quello che prima ho detto ai miei compatrioti, lo dico ora a tutti quelli che nella Chiesa sono stati affidati al mio servizio: rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere! Spesso sembra che la scienza — le scienze naturali da un lato e la ricerca storica (in particolare l’esegesi della Sacra Scrittura) dall’altro — siano in grado di offrire risultati inconfutabili in contrasto con la fede cattolica. Ho vissuto le trasformazioni delle scienze naturali sin da tempi lontani e ho potuto constatare come, al contrario, siano svanite apparenti certezze contro la fede, dimostrandosi essere non scienza, ma interpretazioni filosofiche solo apparentemente spettanti alla scienza; così come, d’altronde, è nel dialogo con le scienze naturali che anche la fede ha imparato a comprendere meglio il limite della portata delle sue affermazioni, e dunque la sua specificità. Sono ormai sessant’anni che accompagno il cammino della Teologia, in particolare delle Scienze bibliche, e con il susseguirsi delle diverse generazioni ho visto crollare tesi che sembravano incrollabili, dimostrandosi essere semplici ipotesi: la generazione liberale (Harnack, Jülicher ecc.), la generazione esistenzialista (Bultmann ecc.), la generazione marxista. Ho visto e vedo come dal groviglio delle ipotesi sia emersa ed emerga nuovamente la ragionevolezza della fede. Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita — e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo. Infine, chiedo umilmente: pregate per me, così che il Signore, nonostante tutti i miei peccati e insufficienze, mi accolga nelle dimore eterne. A tutti quelli che mi sono affidati, giorno per giorno va di cuore la mia preghiera >>.
La migliore conclusione di questo breve ricordo di Papa Benedetto può essere, quella di proporre le sue stesse parole che pronunciò in occasione dei funerali di Giovanni Paolo II : < Possiamo essere certi che il nostro amato Papa sta adesso alla finestra della casa del Padre, ci vede e ci benedice. Sì, ci benedica , Santo Padre. Noi affidiamo la tua cara anima alla Madre di Dio, tua Madre, che ti ha guidato ogni giorno e ti guiderà adesso alla gloria eterna del Suo Figlio, Gesù Cristo nostro Signore. Amen >