La Voce e la Vita della Chiesa: ”Benvenuti nel Tempo Ordinario“
Diac. Francesco Giglio
Duemila anni fa in un paese tenuto sotto scacco dai potenti di turno Giuseppe, Maria e il bambino Gesù sono costretti a fuggire dal proprio paese. Perfino per una famiglia sacra le dittature erano insopportabili. Oggi, migliaia di famiglie lasciano il proprio paese, in cerca di un posto dove la vita potrebbe offrire migliori prospettive. Duemila anni fa, un angelo esortava Giuseppe ad andare nella terra d’Egitto. Oggi invece si verifica che molti incuranti delle altrui tragedie, strillano “ tornatevene a casa vostra”. Eppure, ieri come oggi, Dio che è il custode dei piccoli e degli ultimi, sussurra di proseguire verso altre terre perché c’è di mezzo la vita. Al fascino e al mistero della vita, si unisce quello della creazione. Se ci lasciamo chiamare, affascinare, coinvolgere, se ci lasciamo amare dal Mistero di Dio, che per mostrarsi al mondo ha scelto inspiegabilmente di farsi uomo nella sua forma più indifesa, non possiamo che prostrarci per adoralo ed offrire a Lui ciò che abbiamo di più prezioso: “il nostro oro, il nostro incenso e la nostra mirra”. Come al tempo di Gesù anche noi siamo stati in attesa della nascita del Salvatore. Egli ”venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto” (cfr. Gv 1,11). Molti, infatti pensavano che Giovanni Battista fosse il Cristo. Nessun uomo può essere Dio. Invece Dio, in Gesù diventa vero uomo e vero Dio. Infatti, Gesù si fa battezzare con il popolo e come il popolo che accorreva da Giovanni. Mentre Gesù è in preghiera scende su di lui lo Spirito Santo e giunge la voce del Padre. È Dio che testimonia la vera natura di Gesù. Una natura di Figlio “amato”, nel quale il Padre si rivede e al quale affida il ruolo strategico nella storia della salvezza. Questo è quanto in questo periodo di Avvento abbiamo atteso, meditato, accolto e adorato. Con il Battesimo di Gesù al Giordano finisce il periodo di Avvento e comincia il Tempo Ordinario. Il Tempo Ordinario (in latino: per annum) si inserisce tra i due grandi appuntamenti dell’Anno Liturgico: Natale e Pasqua, con i rispettivi tempi di preparazione, l’Avvento e la Quaresima, e prosegue dopo il tempo di Pasqua fino all’Avvento. Spesso il tempo ordinario continua a essere ritenuto semplicemente “il tempo in cui non si celebra niente”. In realtà esso ha un significato “straordinario” per la vita della Chiesa, perché può aiutarla a vivere quelle dimensioni “ordinarie” della sua vita, che a volte rischiamo di dimenticare. Il Tempo Ordinario è forse una delle più grandi “novità” della riforma dell’Anno Liturgico seguita al Concilio Vaticano II. Per il Tempo Ordinario si è trattato invece di una vera e propria novità. Ha significato un profondo ripensamento di quella parte dell’anno liturgico che non apparteneva al ciclo pasquale (Quaresima, triduo, tempo di Pasqua), né al ciclo della manifestazione (Avvento, Natale, Epifania). Non di rado purtroppo la sensazione di vuoto che si prova davanti al Tempo Ordinario porta a riempire le domeniche di mille iniziative, sovrapponendosi alla liturgia domenicale in qualche modo ne offuscano il senso più vero e autentico. Il Tempo Ordinario è costituito da trentatré o trentaquattro settimane, distribuite tra la festa del Battesimo del Signore e l’inizio della Quaresima (primo periodo), e tra la settimana dopo Pentecoste e la Solennità di Cristo Re (secondo periodo). A differenza degli altri tempi liturgici, il Tempo Ordinario non celebra un particolare mistero della vita del Signore e della storia della salvezza, bensì il mistero di Cristo nella sua interezza. Esso è per eccellenza il tempo della sequela e del discepolato, sulle orme di Gesù verso il compimento della storia (XXXIV domenica). Due elementi sono fondamentali per cogliere il significato e l’importanza del Tempo Ordinario: Il Primo elemento è il Lezionario (Libro liturgico che contiene tutti brani biblici da leggere nella Messa), con la lettura semicontinua dei Vangeli sinottici, e la Domenica (Dies Domini). che rivela il senso di questo tempo è costituito dalle Scritture che vengono proclamate nella liturgia. È il Lezionario, infatti che ritma il cammino delle domeniche e dei giorni feriali. Di domenica in domenica la Chiesa segue il suo Signore sulla via del “compimento di ogni giustizia” (cfr.Mt 3,15), perché essa diventi sempre più somigliante al Suo Maestro e sposo. Nel tempo Ordinario l’elemento che, in modo ancor più significativo che negli altri tempi liturgici, costituisce il culmine e nello stesso tempo il cuore della liturgia della Parola è la lettura dei Vangeli. Nella parola di Dio si annunzia la divina alleanza, mentre nell’Eucaristia si ripropone l’alleanza stessa, nuova ed eterna. Lì la storia della salvezza viene rievocata nel suono delle parole, qui la stessa storia viene ripresentata nei segni sacramentali della liturgia. Nelle domeniche del Tempo Ordinario, infatti, in ogni ciclo annuale, si segue la lettura di uno degli Evangelisti sinottici. Nell’anno “A” Matteo, nell’anno “B” Marco, nell’anno “C” Luca, nella forma della lettura semicontinua. Il Vangelo di Giovanni invece, viene letto in determinati periodi di ogni anno. La centralità e preminenza del Vangelo nel Tempo Ordinario viene sottolineata, anche dal fatto che in questo tempo le prime letture tratte dall’Antico Testamento vengono scelte in base al brano evangelico, in modo che ci sia un rapporto di ”promessa-compimento, profezia-realizzazione”. Le seconde letture invece nelle domeniche di questo tempo liturgico seguono la lettura semicontinua dell’epistolario paolino, della lettera di Giacomo e della lettera agli Ebrei. Anche nei giorni feriali del tempo ordinario si segue il criterio della lettura semicontinua dei testi biblici. Si leggono ogni anno i tre Vangeli sinottici: Marco (settimane 1-9), Matteo (settimane 10-22), Luca (settimane 23-34), e una buona parte dell’Antico Testamento e degli altri testi del Nuovo Testamento nelle prime letture. Nelle ultime domeniche del Tempo Ordinario, e in particolare nella XXXIV, viene sottolineato il tema escatologico. In questo modo anche la dimensione escatologica, che poi sarà ripresa nel tempo di avvento, viene presentata come “tensione” sempre presente nella vita della Chiesa e come meta verso la quale il popolo di Dio in cammino è proteso. Il secondo elemento che caratterizza e segna il cammino del Tempo Ordinario è la “domenica”. Essa è la “festa primordiale” dei cristiani che nasce il mattino del giorno della Risurrezione, “il primo giorno dopo il sabato”, e occupa un suo ruolo fondamentale durante tutto l’Anno Liturgico. Nel Tempo Ordinario la domenica è celebrata semplicemente in quanto domenica. In questo periodo la Chiesa fa esperienza dell’importanza della domenica. Nel Tempo Ordinario, di domenica in domenica, la comunità dei battezzati celebra solennemente il giorno del Signore. In ogni domenica la Chiesa celebra la fonte della sua vita e la meta del suo cammino. La domenica, il primo giorno della settimana, è il primo giorno della creazione, quando Dio separò la luce dalle tenebre; questo giorno è inoltre “il primo giorno dopo il sabato”, giorno della risurrezione del Signore, e pertanto “primo giorno” della creazione rinnovata; infine, la domenica è “l’ottavo giorno”, il giorno che, rompendo il ritmo settenario, esce dal tempo e annuncia la vita nuova ed eterna del Regno di Dio. In considerazione dell’importanza che la celebrazione della domenica ha per la vita della Chiesa e, in rapporto all’anno liturgico, “non le venga anteposta alcun’altra solennità che non sia di grandissima importanza”. È il caso di ribadire che se la domenica viene vissuta in quest’ottica, può realmente divenire il luogo nel quale, la comunità può sperimentare la presenza di Dio ed innalzare il suo rendimento di grazie a Colui che “ ci ha rigenerati nella speranza viva per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti” (cfr.1 Pt 1,3).