Sant’Antonio Abate e la pizza
Maria Amendola
La storia del pane, più specificatamente della pizza, ha origini antichissime come dimostrato dalle innumerevoli scoperte archeologiche e dagli studi che ne sono derivati. Fin dai tempi antichi veniva preparato un impasto simile a quello del pane e della pizza fatto di acqua e farina, ma con il progredite dei tempi gli impasti si sono raffinati sempre più, e secondo qualche studioso in alcune zone specifiche questi impasti contenevano lievito. Le ricette e i condimenti ovviamente si sono man mano diversificate. Ad esempio si è riscontrato che:
- i soldati persiani di Dario il Grande nel VI secolo a.C. preparavano focaccine con formaggio e datteri e infine le cuocevano sugli scudi usati per la battaglia;
- nell’antica Grecia veniva prodotto il “plakous”, una sorta di pane piatto aromatizzato con cipolla, erbe, aglio e formaggio;
- Catone il Vecchio (Marco Porcius Cato)scrisse la prima storia di Roma, e in essa ha raccontato del “tondo piatto di pasta” condito con olio d’oliva, miele ed erbe cotto su pietra;
- Nel I secolo a.C. Virgilio nell’Eneide fa una descrizione del pane “L’eroe stendeva la sua tavola sul tappeto erboso, con torte di pane”;
- 79 d.C. dopo l’eruzione del Vesuvio a Pompei sono stati ritrovate resti di una torta di farina piatta.
Nel 1984 è stata istituita la Giornata Mondiale della pizza (World Pizza Day) e si celebra Il 17 gennaio giorno del Santo protettore dei panettieri e pizzaioli, Sant’Antonio Abate.
Questa ricorrenza è stata istituita da un gruppo di pizzaioli napoletani al fine di promuoverla come simbolo italiano in tutto il mondo.
Come in Italia all’estero il 17 gennaio si festeggia la giornata mondiale della pizza, invece il 9 gennaio negli Stati Uniti, a New York, si celebra il “National Pizza Day” la celebrazione della pizza americana. Nel 2018 è stato fondato un museo pop-up della pizza.
Il 7 dicembre l’Unesco ha proclamato la pizza, più esattamente l’arte dei pizzaioli napoletani Patrimonio immateriale dell’Umanità.
sant’Antonio Abate era egiziano, nato intorno al 251 e morto il 17 gennaio del 357 nel deserto della Tebaide.
Il Santo che protegge gli animali e protegge dagli attacchi del demonio in quanto egli stesso ne ha subito le insidie diaboliche nel deserto per tanto una litania antica recita così: “Sant’Antonio, Sant’Antonio, lu nemico de lu demonio”.
Le sue opere sono raccontate attraverso l’arte e dalla “Legenda Aurea” del beato Jacopo da Varazze,che da frate domenicano divenne arcivescovo di Genova nel 1292.
Gli attributi iconografici di Sant’Antonio Abate ed Eremita sono il campanello, il bastone dalla croce a forma di tau ed il porcello, ed il protettore dei pompieri, dei macellai e dei salumai, dei contadini, dei canestrai, dei norcini, dei ceramisti, dei fornai e dei pizzaioli, ed infine degli allevatori e degli animali domestici che il 17 gennaio vengono benedetti in chiesa mentre un tempo si benedivano anche le stalle.
Il fuoco è uno dei simboli che accompagnano il Santo:
- simbolo dell’inferno di cui Sant’Antonio Abate è attento custode e da dove riesce a sottrarre le anime dei dannati, ingannando i diavoli con degli stratagemmi;
- simbolo, inoltre, di una malattia dolorosa e fastidiosa, ovvero l’herpes zoster o fuoco di sant’Antonio. L’iconografia con cui è raffigurato la si deve alla Comunità religiosa dei Canonici Regolari di Sant’Antonio di Vienne, (si tratta di un ordine ospedaliero e monastico-militare, fondato nel 1015). Questi frati si occupavano specificatamente dei malati di “herpes zoster”(causa da cattiva alimentazione nei poveri) e di “ergotismo”, (causato dalla “segale cornuta”). Le malattie venivano combattute attraverso l’applicazione del grasso di maiale quale emolliente per le piaghe, da qui il “santo con il porco”;
- secondo una leggenda aurea la notte tra il 16 ed il 17 agli animali è concesso di parlare con il linguaggio umanano.