Tradizioni italiane in onore di San Biagio          

Tradizioni italiane in onore di San Biagio          

Maria Amendola

San Biagio da Sebaste (Armenia) è venerato dalla Chiesa Cattolica e da quella Ortodossa, è stato un vescovo e martire vissuto nel III secolo d.C. Uno dei pochi a morire martire dopo il 313, anno in cui l’imperatore Costantino diede la  “concessione della libertà di culto” ai cristiani. Il suo potere taumaturgico sulla gola è dovuto all’episodio leggendario quello legato al miracolo attribuito a lui più conosciuto e riconosciuto dalla Chiesa Cattolica, ovvero quello che lo vede salvare un fanciullo che stava soffocando a causa di una da una lisca di pesce che gli si era conficcata in gola. Biagio era un medico e dette al fanciullo una grossa mollica di pane che rimosse la lisca salvandogli la vita (questa è una tecnica ancora in uso e conosciutissima). È per questo che nel giorno del 3 febbraio, il sacerdote tocca la gola dei fedeli con le candele incrociate. Fu torturato con i pettini di ferro (usati per “cardare” districare  la lana) e poi fu decapitato. Biagio venne fatto santo dalla Chiesa e dichiarato  protettore di naso e gola, per tal motivo è tradizione farsi benedire la gola il 3 febbraio con due candele benedette( il giorno prima della “Candelora”) incrociate sulla gola. La “Candelora” è la festa della Purificazione e si benedicono le candele. Egli è patrono degli otorinolaringoiatri ed è uno dei Santi ausiliatori (protettori e guaritori dei mali del corpo). In Italia in onore del Santo si tramandano aneddoti, proverbi e per tradizione anche vari piatti tipici consumati per proteggere la gola:

  • Abruzzo, ne sono due: a Taranta Peligna (in provincia di Chieti) si preparano le “Panicelle” (piccoli pani a forma di mano in ricordo della mano del Santo poggiata sulla testa del fanciullo che aveva ingerito la lisca di pesce, e vengono preparati da tutto il paese che si divide i compiti) e a Lettomanoppello (in provincia di Pescara) vengono preparati i “Tarallucci dolci di San Biagio”;
  • Molise: un’analoga tradizione a quella abruzzese, ma si confezionano i “colaci”, dolci rotondi, e le “pandice”, o “pani di San Biagio”;
  • Lombardia: a Cavriana (in provincia di Mantova) si prepara una “torta”con le mandorle, le stesse mandorle apprezzate dai tempi dei Gonzaga. In molte città italiane tra cui Milano si dice “San Bias el benediss la gola e él nas”. È tradizione conservare una fetta del dolce preparato per il Natale (non solo panettone avanzato quindi) per mangiarlo proprio la mattina del 3 febbraio per proteggere la gola. L’atto di ingoiare qualcosa di raffermo ricorda e simboleggia la guarigione dopo la malattia, e per prevenire i malanni di stagione  e in segno di buon auspicio per l’anno nuovo appena cominciato. Secondo la tradizione lombarda San Biagio chiude definitivamente il periodo legato al Natale;
  • Sicilia: a Salemi (in provincia di Trapani) si preparano i “Pani di San Biagio” (forma di pesci, uccelli, cavallucci marini) e fiori (in ricordo del miracolo della liberazione del paese dalle cavallette grazie al Santo). A Caronia (in provincia di Messina) “pani dolci” a forma di ciambella con nocciole, mandorle e miele detti “cudduri” di San Brasi, che vengono benedetti e donati ai malati e a chi li richiede. A Comiso (RG) si producono dei pani a forma di trachea;
  • Lazio: a San Vito Romano (RM) si prepara la “ciambella di San Biagio” all’anice. Dopo la benedizione della gola (con una garza) al termine della quale si distribuiscono le ciambelle;
  • Campania: in provincia di Salerno si preparano le “polpetta di San Biagio” e i “cavadduzzi” che sono dei piccoli pani con acqua e farina.

A Lanzara (SA) tradizionalmente si mangia il “pane azzimo” o  “Panella” di San Biagio (ogni fedele per devozione mangia almeno un pezzetto “pane azzimo” e chiamato “Panella” questa viene acquistata l’anno prima, ed è formata da sei ad otto piccoli panini tutti uguali simbolo proprio della famiglia; in omaggio al Santo si usa portare una candela il giorno 3 in Chiesa (l’atto che trae spunto da un aneddoto: una donna pia a rischio della vita fece visita al Santo imprigionato, torturato e lasciato al buio, riuscì a portare del cibo ed una candela. San Biagio accettò tutto chiedendo alla donna di celebrare la sua memoria in futura con una candela in Chiesa); il pranzo tradizionale prevede un piatto di “candele al ragù” e un secondo piatto di “polpette di San Biagio” (sia fritte che al sugo). In questo periodo si svolge la “Sagra della Polpetta” in ricordo di un aneddoto: San Biagio incontrò una donna in lacrime, il suo unico maiale era stato razziato da un lupo che per intercessione del Santo restituì il maialino incolume. Inseguito al tempo della prigionia di Biagio la donna gli portò del pane, la testa e i piedini del maialino;

A Procida (NA) sono tipiche le “pagnottelle di San Biagio”;

In particolare nel Cilento vengono preparate le “polpette di patate di San Biagio”, un piatto tipico della cucina di Carnevale, preparate con patate, pane, formaggio, salumi e uova. Un proverbio cilentano recita così: “Quann’è San Biasi se gratta lo caso, chi ne tene ne gratta e chi no se l’accatta” (a San Biagio si grattugia il formaggio, chi lo possiede lo grattugia e chi no lo compra”.