Avventure missionarie: funerali

Avventure missionarie: funerali

Padre Oliviero Ferro

Costa di più vivere o morire? Sicuramente, l’ho scoperto, che in Africa la morte di qualcuno mette in movimento l’economia. Non è scandaloso dire questo, ma in effetti è così. Innanzitutto dopo che qualcuno è morto, comincia il periodo del lutto, almeno 7 giorni, in cui tutti vanno a dare le condoglianze alla famiglia e naturalmente vengono accolti (cioè si da da mangiare e da bere) e alla sera c’è sempre un momento di veglia. Perché 7 giorni? Di solito, soprattutto in Camerun, si tende a portare il defunto nella regione di origine della famiglia allargata e quindi ci si organizza per arrivare nel giorno dei funerali (o meglio del seppellimento). Quindi le imprese di trasporti (soprattutto pulmini e autobus) vanno e vengono e naturalmente anche i taxi. Il defunto, se è morto in città, rimarrà per alcuni giorni nella camera mortuaria dell’ospedale, in attesa che arrivino tutti i parenti. Nel frattempo la famiglia vive il lutto, anche nel modo di vestirsi (abbigliamento trasandato). Poi il giorno del seppellimento (noi lo chiameremmo funerale, ma in effetti non è così, perché poi ci sarà, dopo qualche giorno, il momento dell’anniversario in cui il defunto entra nel mondo degli antenati), si mette in movimento tutta una organizzazione (già preparata nei giorni precedenti). Si era contattato il fotografo e il cineoperatore per riprendere i momenti importanti. Poi si contatta la corale per la cerimonia e la banda che accompagnerà il defunto.

Vengono impressi sui vestiti il volto del defunto (i vax, tessuti di seta). Le persone della famiglia sono vestite di bianco (soprattutto le donne), segno del lutto. Nella casa, o meglio nel recinto dove ci sono le varie abitazioni, il catering aveva portato da mangiare e da bere. Si contatta il parroco per la messa funebre e naturalmente si prepara il luogo del sepolcro (può essere sepolto nel pavimento di una stanza della casa oppure viene scavata la tomba e decorata con delle piastrelle bianche). Tutto il recinto della casa è ingombro di sedie e di poltrone per le persone più importanti. In un luogo a parte viene preparato  il recinto (c on piante di banano) dove si faranno i riti tradizionali. Nel frattempo si è mosso il corteo, con in primo piano i parenti e la foto del defunto. Poi la banda, eventuali corali, la gente e in fondo la bara. Arrivati nel recinto della residenza della famiglia, tutti si dispongono sulle sedie e poltrone. Naturalmente il giorno del seppellimento i parenti si cambiano di abito, lasciando i vestiti vecchi e indossandone dei nuovi. Inizia la messa o la celebrazione. Alla fine c’è il momento delle testimonianze.

E’ sempre un momento delicato, perché qualcuno potrebbe approfittarne per regolare i conti con il defunto (e quindi scatenare delle reazioni di diverso tipo). Poi il defunto viene portato nel luogo dove vengono effettuati i riti tradizionali e infine sepolto. Quindi tutti gli invitati condividono cibo e bevande. E’ un modo per non fare sentire la famiglia sola in questo momento di tristezza. Poi chi può, dopo qualche giorno, farà anche la cerimonia dell’anniversario (cioè l’entrata del defunto nel mondo degli antenati). Chi invece ha problemi economici, lo tramanderà più tardi, mettendo insieme i vari defunti. Per terminare, tutte queste spese gravano molto sul bilancio della famiglia e non tutti possono permetterselo (diciamo rischia di mettere in pericolo il bilancio familiare), perché tutti sono obbligati a contribuire. Per noi, forse questo è poco comprensibile, ma è la loro tradizione. Però c’è un proverbio che dice “Aiutami, finchè sono vivo:::” (cioè spesso non ci si impegna per i malati o per chi ha bisogni). Forse ci vorrebbe una piccola conversione nel dare importanza a tutto. Non dimentichiamoci, quando nei tempi, il lutto era obbligatorio anche in Italia (le donne dovevano vestirsi tutte di nero, osservare certe regole…gli uomini se la cavavano con un bottone nero alla giacca).