La Voce e la Vita della Chiesa: una “Comunità reclusa” ma non esclusa
Diac. Francesco Giglio
Domenica 26 febbraio in occasione della prima Domenica di Quaresima, l’Ufficio Nazionale della Pastorale Penitenziaria, della Conferenza Episcopale Italiana, ci invita come Chiesa a fare ricordo dei fratelli e delle sorelle in carcere. Tra le opere di misericordia corporale che la Chiesa, su mandato del Maestro, ci esorta a mettere in pratica vi è quella di “visitare i carcerati”. Una pratica a cui non tutti, per ovvie ragioni, possono accedere, ma che non ci impedisce di poter essere in comunione attraverso la preghiera e il servizio della carità.
Anche Papa Francesco nelle sue catechesi delle udienze del mercoledì’, riflettendo sulla figura di S. Giuseppe, ci ha sollecitati a realizzare la “rivoluzione della tenerezza”. Il Papa esorta a “specchiarci nella paternità di Giuseppe e domandarci se permettiamo al Signore di amarci con la Sua tenerezza, trasformando ognuno di noi in uomini e donne capaci di amare così. Senza questa rivoluzione della tenerezza rischiamo di rimanere imprigionati in una giustizia che non permette di rialzarsi facilmente e che confonde la redenzione con la punizione. Per questo, oggi voglio ricordare in modo particolare i nostri fratelli e le nostre sorelle che sono in carcere. È giusto che chi ha sbagliato paghi per il proprio errore, ma è altrettanto giusto che chi ha sbagliato possa redimersi dal proprio errore”. Il Papa conclude dicendo: ” “Non possono esserci condanne senza finestre di speranza. Qualsiasi condanna ha sempre una finestra di speranza. Pensiamo ai nostri fratelli e alle nostre sorelle carcerati, e pensiamo alla tenerezza di Dio per loro e preghiamo per loro, perché trovino in quella finestra di speranza una via di uscita verso una vita migliore”. S.E. Mons. Pasquale Cascio, arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi e Delegato regionale della Pastorale Penitenziaria, in una sua lettera indirizzati ai Vescovi della Regione Campania così scrive: “Come ogni anno, abbiamo inteso a livello regionale proporre una giornata di preghiera per i detenuti e per tutti gli operatori impegnati, a vario titolo, all’interno degli Istituti Penitenziari.
È una occasione, tra le tante, per poterci interrogare sul nostro rapporto con questo mondo, che troppo spesso consideriamo al di fuori dei nostri interessi, ma che, in un modo o nell’altro, ci coinvolge sia come società civile sia come comunità cristiana. Nelle nostre città, come anche nei piccoli paesi, vi sono famiglie che soffrono per gli errori commessi da un loro membro, così come vi sono persone che ogni giorno operano all’interno delle carceri come dipendenti dello Stato o come volontari”. Oltre ad invitarci a pregare, Mons. Cascio, sottopone alla nostra attenzione alcune domande: “Come ci relazioniamo con questi fratelli e sorelle? Nelle nostre parrocchie che livello di sensibilità e di attenzione occupano? Riusciamo a provare misericordia, senza cadere nel giustizialismo, convinti che giustizia e misericordia si incontrano?”. Affidiamo al Signore Gesù che ci esorta a visitare i carcerati, in virtù di essere stato Egli stesso detenuto, giudicato e condannato, tutte le nostre pene e le nostre speranze chiedendogli di renderci uomini liberi capaci di proclamare la verità con misericordia e a testimoniare sempre l’amore, soprattutto quando questo ci è difficile. Chiediamo al Signore di insegnarci a non puntare mai il dito accusatorio, ma ad offrire sempre la mano della solidarietà. Con fede ardente preghiamo per tutte le vittime della violenza e della delinquenza, affinché liberi il loro cuore da ogni forma di odio e di rancore. Certi che il “Padre datore di ogni dono”, accoglierà benevolmente le nostre suppliche ed invii lo Spirito Santo per riempire i nostri cuori della Sua infinita misericordia, ed effonda in tutti i luoghi della terra la luce del Figlio Suo e nostro salvatore Gesù Cristo. Approfittiamo del tempo della Quaresima per prepararci a vivere con intensità la prossima Pasqua di resurrezione e nello spirito del Sinodo sforziamoci di realizzare in questo mondo angustiato da tante difficoltà l’anticipo di quello che sarà la vera festa di gioia e di pace nella Gerusalemme celeste.