Avventure missionarie: dialogo interreligioso

Avventure missionarie: dialogo interreligioso

Padre Oliviero Ferro

Quando si va in missione, sia in Africa come in America e Asia, si incontrano persone che seguono altri percorsi di fede (religione tradizionale, protestanti, musulmani, ecc.) e quindi è bene fare la loro conoscenza. Magari anche arrivare a fare amicizia, insomma a condividere un po’ della loro vita, partecipando anche alle loro feste e a degli incontri che possono dare un contributo a migliorare la vita delle persone. Mi è successo parecchie volte, sia in Congo che in Camerun di dialogare con loro, di iniziare, dove è possibile, anche un percorso di amicizia, di partecipare alle loro feste. E’ stato qualcosa di speciale. Anche se ognuno ha un suo percorso di fede religiosa, poi tutti ci incontriamo nella vita di ogni giorno e tutti siamo invitati a lavorare per un mondo migliore. Quando ero in Congo, sono stato invitato dai Musulmani di Luvungi a partecipare alla fine del Ramadan (il loro periodo di digiuno, come la nostra quaresima). E’ stato un momento di preghiera, di riflessione e anche di condivisione del cibo. La presenza del parroco e di qualcun altro che mi ha accompagnato è stata molto apprezzata. E così, quando un gruppo di persone che stava lottando per i diritti ad avere delle terre da coltivare (la terra è di proprietà dello Stato e viene “affittata” alla gente con l’impegno anche di una giornata lavorativa, il salongo, per la collettività), perché occupate dai pastori del vicino Rwanda (il sindaco, dietro compenso, le aveva cedute), hanno chiesto una sala per incontrarsi, volentieri ho dato loro questa possibilità. Era un comitato formato da cattolici, protestanti, musulmani e altre religioni. Dovevano decidere cosa fare. Questo naturalmente non è piaciuto al sindaco che viene in ufficio a dirmi che ero contro di lui, perché avevo dato loro questa possibilità. Ho risposto che mi avevano chiesto questo favore e io l’ho fatto (senza aggiungere altro). Da notare che in Congo i missionari sono sempre spiati, anche in chiesa durante la predica e subito i servizi segreti si mettono in movimento per vedere se stiamo complottando contro il potere. Ma noi cerchiamo di farci furbi e diciamo le cose, camuffandole con delle parabole, racconti, che tutti capiscono, ma la parola fatidica non viene mai detta, quindi non ci possono accusare. Come in Congo, così in Camerun, le scuole, oltre a quelle dello Stato, ci sono altre gestite dalla chiesa cattolica e dai protestanti. In Camerun, nella parrocchia di Nefa ce ne erano diverse, gestite da alcune chiese protestanti. Sono andato a fare visita a ciascuna di loro ed è stata molto bella l’accoglienza. Così pure anche nelle loro chiese, sia per la settimana di unità dei cristiani, come per altri momenti celebrativi. Dopotutto, lavoriamo tutti per lo stesso scopo: Dio ci ha chiesto di volere bene alle persone e ognuno, a suo modo, cerca di fare del proprio meglio.