Devozione di don Dolindo alle anime purganti, libro di don Marcello Stanzione
Elia Lucchini
Don Marcello Stanzione e il dottore Claudio Circelli sono gli autori del libro “Don Dolindo Ruotolo devoto delle anime Purganti” edito dall’editrice Segno di Udine.
Don Dolindo Ruotolo (1882-1970) in una poderosa autobiografia di due volumi ha raccontato come il suo nome, che significa “dolore” venne coniato dal padre e come “profeticamente” la sofferenza (per le numerosissime umiliazioni, ma anche per le ristrettezze economiche e la fame) fu l’elemento che contraddistinse tutta la sua esistenza, compreso il periodo del seminario e quello sacerdotale. Don Dolindo ebbe una particolarissima devozione per le anime del Purgatorio e raccomandava ai suoi figli spirituali di fare l’atto eroico per le anime del purgatorio. L’atto eroico consiste nell’abbandono, tra le mani di Maria, in favore delle Anime del Purgatorio, di tutte le buone opere, anche di quelle che altri faranno per noi, prima o dopo la nostra morte. Papa Pio IX, nel suo Decreto del 20 novembre 1854, ha raccomandato quest’atto a tutti i fedeli e gli ha accordato delle indulgenze speciali. Tutte le indulgenze che i fedeli guadagnano favoriscono le Anime del Purgatorio, senza che si abbia bisogno di formare l’intenzione di guadagnarle per esse. Pio IX chiama questo atto la più grande consolazione delle Anime del Purgatorio; con un tale atto, tutte le nostre buone opere, tutte le nostre sofferenze, tutte le nostre pene, tutti i nostri atti interiori, simili ad un grande fiume inestinguibile, scorrono verso le Anime del Purgatorio. Si può dunque dire con ragione che l’atto eroico è l’opera di misericordia per eccellenza, l’atto di carità più salutare.
E’ incontestabile che non si perde niente abbandonando qualcosa a Dio. Ora, quello che noi facciamo per le Anime del Purgatorio è guardato da Nostro Signore come se lo avessimo fatto a Lui stesso, come se lo avessimo liberato da una prigione di fuoco, così come l’ha rivelato a Santa Geltrude.
Questo atto di carità è per Maria anche un grande onore ed una grande gioia, perché noi rimettiamo tutto nelle sue mani, affinché Ella possa liberare i suoi figli sofferenti.
Benché quest’atto sia talvolta chiamato col nome di voto, esso non obbliga comunque sotto pena di peccato. Non è più necessario pronunciare per farlo una formula determinata.
Un atto di volontà e l’offerta fatta di cuore bastano per dare diritto alle indulgenze ed ai privilegi. D’altronde, quest’atto di volontà può essere revocato a piacimento di chi l’ha fatto. Don Ruotolo nella sua autobiografia così scrive: “ L’atto detto eroico, al quale abbiamo accennato prima, è proprio la cessione fatta alle anime purganti di tutte le ricchezze della Chiesa, che potremmo riservare per nostro vantaggio. E’ un atto di carità assai gradito a Dio, e che riesce di grande vantaggio per noi, impegnando la misericordia e la generosità divina verso di noi, e impegnando le anime purganti a pregare per noi ed a soccorrerci. Per dimostrare il gradimento di Dio per questo atto di carità, citerò un fatto avvenutosi nella fanciullezza. Verso il 1890, venne un Gesuita, che era stato maestro di matematica di mio padre, e ci parlò di tante cose spirituali e, in particolare dell’atto eroico, esortandoci a farlo. Doveva essere nel novembre del 1890. Il gesuita era il Padre Salvatore De Filippis. Io avevo otto anni, e benché sempre deficiente e fanciullo io, e farlo fare al mio fratello maggiore Elio che aveva dieci anni. Ma come farlo? Avevo capito la bellezza dell’atto, ma non avevo capito come farlo. Allora, nella mia ingenuità, dissi a Gesù : “Quanto desidero un libretto che me lo spieghi; una copia per me, ed una per mio fratello!”. Mi addormentai con questa preghiera. Al mattino accompagnavo mia madre alla Chiesa detta del Purgatorio, per la Messa e la Comunione che essa faceva ogni giorno. Io non avevo ancora fatto la prima Comunione. Abitavamo al Vico Nilo N° 26 nei pressi della piazzetta Corpo di Napoli. Erano le 4,30 circa del mattino, e pioveva dirottamente. Il vico Nilo non aveva marciapiedi, e l’acqua passava come un torrente nel mezzo. Ci accostammo, mammà ed io al muro di destra, per non essere travolti. Alla metà circa del vicolo, io vidi una cosa bianca, trascinata dall’acqua e, per curiosità, mi avanzai nell’acqua per prenderla. Erano due libretti, e con mia sorpresa avevano questo titolo: “Spiegazione del voto eroico per le anime purganti”. Esattamente uno per me ed uno per mio fratello. Certo non fu a caso che, con quella pioggia e in quell’ora, si trovassero travolti dall’acqua i due libretti, e proprio due. Il Signore volle esaudire la mia preghiera, e fin d’allora feci l’atto eroico per le anime purganti”.