Gli Angeli nel ciclo liturgico dei misteri di Cristo
don Marcello Stanzione
Vogliamo mostrare fino a che punto gli Angeli sono presenti nel ciclo liturgico, e come lo furono in tutti i misteri di Cristo.
A partire dall’Avvento, la liturgia ci mette in presenza di un angelo, facendoci meditare su due Annunciazioni rivolte a Zaccaria, nel tempio di Gerusalemme, e a Maria, nella cittadina di Nazareth. Varie antifone dell’Antifonario evocano questa scena dove un angelo dialoga con una creatura: Gabriele di fronte a Maria (il 25 marzo, la festa dell’Annunciazione riutilizza queste stesse antifone). È questo certamente il periodo dell’angelo Gabriele, e la recita quotidiana dell’Angelus e durante l’anno ci mantiene alla presenza di questo angelo di una cortesia così squisita. La perla della liturgia che evoca la scena con una sobrietà degna degli affreschi di Fra Angelico, è l’antifona Missus est, breve e indimenticabile. Incontriamo anche nel libro degli inni di Solesmen un Responsorio molto bello con lo stesso testo.
A Natale prorompe il Gloria e l’allegria così fresca dell’annuncio angelico ai pastori. La funzione gregoriana di Laudes è interamente costruita su questa narrazione che si compiace di rinnovarsi. È una specie di pastorale gregoriana dove gli angeli e i pastori rispondono in un dialogo molto vivo. Sedulius, nel suo inno così bello “A solis ortus cardine“, evoca Gabriele:
La donna incinta ha dato alla luce
ciò che era stato annunciato da Gabriele
la quale Giovanni riconobbe e saltò nel grembo
quando stava nel seno di sua madre.
E due strofe più avanti:
Si rallegri il coro celestiale,
e che gli angeli cantino a Dio
Un Responsorio della Vigilia di Natale, giocando con la sonorità della parola Angelus, descrive anche l’annuncio ai pastori con un volo come di campane. Nella prima domenica di Quaresima, la liturgia ci fa ripetere il salmo 90, salmo citato nei Vangeli della tentazione di Cristo. È rimasto come versetto ripetuto durante tutta la Quaresima: “Ha dato ordini ai suoi angeli/ affinché si custodiscano in tutti i tuoi cammini”. Inoltre è confortante sentire questa presenza degli angeli in questo grande percorso quaresimale.
La cerimonia di Pasqua, così come quella del Natale, è una presentazione musicale del Vangelo e ci fa vedere questo angelo bianco seduto sulla pietra del sepolcro. Il suo nome? Nessuno lo sa. Si potrebbe sospettare che l’angelo della notte di Natale, non fosse altro che Gabriele, però l’angelo della mattina di Pasqua? D’altronde sono due…
Il giorno dell’Ascensione, questi due angeli ritornano vestiti di bianco e ci interpellano. “Uomini di Galilea, perché vi fermate a guardare il cielo?”. Bene, questa domanda che dovrebbe lasciarci perplessi si è tramutata nel leitmotiv della liturgia dell’Ascensione (Introduzione, Offertorio, Antifone, Responsorio). Con l’Ascensione si chiude il ciclo del grande tempo delle feste del Signore. Però la festa della Trinità riprende gli inni angelici: “Benedetto se tu che siedi sui Cherubini” (Dn 3, 52-56).
Nella festa del Corpus Domini, celebriamo il pane degli angeli, con il quale Dio ci sazia.
Infine la sontuosa festa di Tutti i Santi in una magnifica antifona del Magnificat, enumera tutti i cori angelici accanto ai Patriarchi, i Profeti, i Dottori, gli Apostoli, i Martiri, i Monaci, le Vergini. È questo il trionfo della Chiesa gloriosa con angeli e santi che stanno insieme, convertiti in intercessori per quelli che lottano.
Riguardo alle antifone delle lodi e dei Vespri, esse descrivono in una festa eloquente l’adorazione della moltitudine in piedi davanti all’Agnello circondato dagli Angeli. Bene adesso Maria era regina di questa corte celeste – Ave Regina caelorum, Ave Domina Angelorum (Salve Regina del cielo, Salve Signora degli Angeli), cantiamo dopo le Compiete – lei che fu esaltata al disopra dei cieli nel momento dell’Assunzione in presenza degli Angeli molto gioiosi, dice la liturgia. Molte volte questa allegria degli altri si unisce alla nostra considerazione, nello splendido incipit “Rallegriamoci tutti nel Signore”, cantato nelle varie feste di Nostra Signora e dei santi, esorta a unirci a loro per lodare il figlio di Dio. “Di questa solennità si rallegrano gli angeli”, e il nostro primo dovere è seguirli in questo movimento di allegria adorante ed esultante.
Cristo è la bellezza degli angeli, e si vede gli angeli, che cerchiamo attraverso le gerarchie serafiche. Ma più al di là delle loro ali risplendenti, adoriamo solo Gesù, nel seno della beata e tranquilla Trinità. Egli sta al centro del quadro.
Ascoltiamo nuovamente San Francesco di Sales esortare la sua Filotea: “Uniamo i nostri cuori a questi spiriti celesti e anime beate; come i piccoli imparano a cantare con i grandi, così per il sacro interscambio che faremo con i santi, noi sapremo meglio pregare e cantare le lodi divine: “Salmodiare – diceva Davide – in presenza degli Angeli” (Filotea, cap. XVI).
Prendiamo l’abitudine di pregare, di lodare e anche di cantare con gli angeli, perché, da piccoli usignoli, ci convertiamo in grandi cantori dell’Amore Divino.