Cava de’ Tirreni: 50° Sbandieratori Cavensi, convegno “Le Identità plurime di Cava, la Città, la Comunità, la Storia, il Folkore
Nell’ambito delle celebrazioni del 50° anniversario, l’Ente Sbandieratori Cavensi, in collaborazione con il Centro Studi per la Storia di Cava de’ Tirreni ed il patrocinio del Comune di Cava de’ Tirreni, ha organizzato il convegno “Le Identità plurime di Cava, la Città, la Comunità, la Storia, il Folkore”, che si terrà venerdì prossimo, 23 giugno, alle ore 18.30, al Palazzo di Città.
Dopo i saluti istituzionali del Sindaco Vincenzo Servalli e del Consigliere comunale con delega alla Cultura, Armando Lamberti, del presidente dell’Ente Sbandieratori Cavensi, Domenico Burza, del Presidente dell’Ente Montecastello, Mario Sparano e del Presidente dell’Associazione Sbandieratori, Trombonieri e Cavalieri di Cava de’ Tirreni, Pasquale Trezza, relazioneranno il prof. Giuseppe Foscari, docente universitario e Direttore del Centro Studi per la Storia di Cava de’ Tirreni, la prof.ssa Lucia Avigliano su “Identità e Memoria” e il prof. Enrico De Nicola su “La Città ed il suo patrimonio storico artistico”, modererà il convegno il giornalista Gianluca Cicco. Dagli studi emersi negli ultimi decenni – afferma il prof. Giuseppe Foscari – appare evidente che la comunità di Cava possa vantare un radicamento storico-culturale che si basa su fattori decisivi, quali la demanialità, il ruolo del patriziato, la religiosità, la sua struttura urbanistica originale e i suoi casali, la natura e l’arte. Sono tratti di “un’identità plurima” che l’hanno resa una città atipica e diversa. Nel tempo le tradizioni storiche identitarie sono state arricchite da una straordinaria capacità di rappresentare nel folclore i suoi tratti principali. La bandiera, l’archibugio e i gruppi che si sono costituiti nel corso degli anni hanno ricreato un’atmosfera e rappresentato due momenti storici emblematici, il 1460 con la consegna della Pergamena in bianco da parte di Ferrante d’Aragona come segno di rispetto per la fedeltà della città de la Cava e la processione del 1656 in occasione del grave contagio che falcidiò la popolazione del Mezzogiorno.