Pompei: Parco Archeologico, termine restauro, apertura antica conceria
Completato il restauro dell’antica conceria di Pompei, il più grande impianto artigianale per la lavorazione delle pelli rinvenuto nella città antica.
Il complesso dell’antica conceria viene riaperto al pubblico, al temine di un’ampia operazione di restauro frutto della collaborazione tra il Parco archeologico di Pompei e il gruppo UNIC-Concerie Italiane Lineapelle, che ha sostenuto le spese dell’intervento.
Domani 29 giugno ore 16,00 presentazione ufficiale del restauro, alla presenza dei funzionari del Parco archeologico e dei vertici UNIC Lineapelle.
La visita alla conceria sarà supportata da un allestimento didattico – espositivo che illustra come si svolgeva in antico il processo di lavorazione delle pelli e dall’esposizione di strumenti originali per la concia, secondo il modello del “museo diffuso”, già sperimentato con successo a Pompei, oltre a un modellino tattile in 3d per ipovedenti con legenda in braille.
Tra le riproduzioni in copia, invece, il celebre mosaico del Memento Mori (originale al Mann) presso la mensa del Triclinio all’Aperto, realizzata dal Laboratorio di Restauro del Mosaico della Fondazione RavennAntica.
L’intervento di restauro e valorizzazione è stato portato avanti sotto la direzione operativa e scientifica del Parco che ne ha curato la progettazione tramite i suoi funzionari. Per consentire un sostanziale miglioramento della fruizione delle aree, oggetto anche di tragici eventi a seguito dei danni bellici durate la seconda guerra mondiale , sono state realizzate passerelle di attraversamento per la visita ed importanti interventi di cura e manutenzione del verde e di rifacimento del pergolato.
L’apertura della conceria si inserisce nella nuova proposta del Parco archeologico di Pompei, di itinerario delle botteghe artigiane che dal 30 giugno fino al 1 agosto, consentirà di visitare alcuni impianti dedicati ad attività di diverso genere. E dunque oltre alla conceria, la Fullonica (l’antica lavanderia), il Panificio di Popidio Prisco e la Bottega del garum, dove si produceva il prezioso condimento a base di colatura di pesce.
“Viene restituito alla fruizione un altro importante luogo degli scavi, che siamo sicuri sarà apprezzato dai tanti visitatori che in questi ultimi mesi hanno scelto Pompei come meta dei loro viaggi. – dichiara il Direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel – La proposta di inserirlo in un itinerario di impianti artigianali è finalizzata a raccontare anche gli aspetti di una città produttiva e commerciale, e non solo la Pompei delle Domus con magnifici affreschi. La sponsorizzazione del gruppo UNIC-Concerie Italiane Lineapelle rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione pubblico privato, si inserisce appieno nel percorso intrapreso dal Parco archeologico in tale direzione – e in maniera programmata – attraverso l’attività dell’Ufficio Fundraising. Grazie a queste collaborazioni si innescano nuovi importanti sinergie, che sono in grado di dare vita a nuovi processi culturali.”
“UNIC crede fortemente in questa operazione di restauro- spiega il Direttore UNIC, Fulvia Bacchi – che ha un valore profondo sotto molteplici profili e ci ha visto collaborare con impegno con il Parco archeologico di Pompei. È un omaggio alla storia che attraverso la valorizzazione delle radici della nostra attività ci consente di creare un ponte tra antiche tradizioni e futuro”.
“Crediamo che le aziende- dice il Presidente Lineapelle, Gianni Russo – possano essere aggregatrici di interessi sociali, di stimolo nei territori di riferimento”. “L’industria è espressione del bagaglio culturale di un Paese- aggiunge il Presidente UNIC, Fabrizio Nuti – e la conceria lo è di certo per l’Italia, con il suo ruolo di leadership del relativo comparto riconosciuto a livello internazionale. Il restauro di Pompei esprime una sintesi virtuosa del dialogo tra mondo dell’impresa e della cultura con potenziali ricadute benefiche sull’intera collettività”.
LA CONCERIA e il PROCESSO DI LAVORAZIONE DELLE PELLI NELL’ANTICA POMPEI
Messo in luce a fine ‘800 e situato nella Regio I degli scavi (Insula 5), l’impianto conciario fu identificato come tale sulla base delle testimonianze epigrafiche, degli utensili rinvenuti nel corso dello scavo, oltre che dagli apprestamenti produttivi, molto simili a quelli in uso nelle concerie medioevali e moderne.
L’impianto fu installato intorno alla metà del I sec. d.C. in luogo di un’abitazione più antica, giungendo ad occupare la quasi totalità dell’insula. A seguito dei danni prodotti dal terremoto del 62 d. C. l’impianto artigianale subì importanti modifiche che lo resero più funzionale, conferendogli l’aspetto attuale.
Le diverse operazioni di cui si compone il processo di lavorazione delle pelli venivano espletate in settori funzionalmente distinti dell’edificio: il lavaggio del pellame, che richiedeva l’impiego di sostanze maleodoranti, veniva effettuato all’interno dei dolia (contenitori) alimentati d’acqua sotto il porticato o, forse, lontano dal complesso sulle rive del Sarno.
La concia vera e propria con la macerazione delle pelli avveniva, invece, all’interno delle quindici grandi vasche cilindriche conservatesi in uno degli ambienti dell’edificio. Infine, le pelli venivano battute al di sotto dell’area porticata e lavorate nei piccoli ambienti che si susseguono sul lato est del peristilio, divisi tra loro da bassi muretti trasversali. Addossato al muro ovest del peristilio si trova anche un ampio triclinio estivo destinato agli ospiti del coriarius (titolare dell’attività), che all’interno del complesso aveva la sua residenza.
Nel quadro delle produzioni artigianali antiche, la conceria di Pompei costituisce un documento d’eccezione.