Verbi Swahili Kupenda (amare) Kupendana (volersi bene)
Padre Oliviero Ferro
Quando vedi una mamma in Africa, che ha in braccio il suo bambino, ti viene voglia di guardarla negli occhi e poi di farle la domanda: “unapenda mtoto wako? (vuoi bene a tuo figlio?)”. E la risposta, accompagnata da un sorriso è “ndiyo, padiri” (certo, Padre). E da lì comincia una bella chiacchierata. Mi racconta i suoi problemi, mi parla della sua famiglia, del marito (non sempre attento alla vita della famiglia), del lavoro faticoso di ogni giorno, della gioia di far parte di una piccola comunità cristiana, delle chiacchiere con le amiche e le vicine e…il tempo passa, ma non tralascia di dare da mangiare al bambino. Poi lo adagia in un pagne (pezzo di stoffa) per lasciarlo riposare un po’. Chiama la figlia più grande e le dice di dare un’occhiata. Mi fa entrare in casa, mi offre da bere e qualche arachide bollita. Guardo le due/tre stanze con i vestiti stesi su una corda e altri ammucchiati in una valigia. C’è un tavolino, qualche sgabello. In un angolo la riserva di cibo e di acqua (un orcio ben coperto, per evitare l’ingresso dei topi), le stoviglie e…altre piccole cose per portare avanti la vita e il lavoro (in un angolo la zappa e i sacchi di iuta per portare a casa la manioca, dopo averla tolta dal campo). Allora mi viene voglia di farle tante domande. “ma come andate avanti con così poco?”. Lei mi guarda con i suoi occhi e mi dice “Padiri, inafaa kupendana (padre, bisogna volersi bene a vicenda)”. Altrimenti, continuo io, è difficile sopravvivere. E qui mi viene in mente la vicenda di Giovanni e Giovanna. Lui ha aiutato la moglie, quando lei era ammalata (e poi è morta), andando a lavorare i campi, pulendo la casa, lavando i vestiti, facendo da mangiare e curando la moglie con amore. Ecco l’incontro con queste persone, con queste mamme, lascia sempre un profumo di gioia e di amore da racchiudere nel cuore e da condividere con chi è triste, annoiato dalla vita. Basta poco. “Inafaa kupendana” (bisogna volersi bene a vicenda).