La Voce e la Vita della Chiesa: ”Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo“
Diac. Francesco Giglio
“ Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te oppure altri te l’hanno detto sul mio conto?». Pilato rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce»” (cfr. Gv 18,33-37).
In questa occasione, nel secondo Anno Liturgico (Anno B), viene proclamato un brano del Vangelo, che apparentemente sembrerebbe in contraddizione con l’odierna ricorrenza. È il brano in cui Gesù, prima di morire, compare davanti a Pilato (cfr. Gv 18,33b-37) prigioniero e legato come un qualsiasi delinquente, dal volto sfigurato per le percosse ricevute, e reo di una condanna ingiusta e menzognera ma che si riconosce re ed afferma la sua regalità. Pilato gli chiede: “Sei tu il re dei Giudei?”. “Il mio regno non è di questo mondo!” gli risponde Gesù. Pilato insiste: “Dunque tu sei re?”, e Gesù: “Io sono re!”. Che “re” può essere uno come Gesù davanti al procuratore romano, accusato dalle autorità religiose, su cui pendeva già la condanna? Un re inerme, imprigionato e percosso dagli aguzzini senza che alcuno prendesse le sue difese?! Gesù è un re alternativo, che non comanda ma ascolta, che non impone ma guida, che non spadroneggia ma serve. È un re libero e non timoroso come Pilato, che ha paura di contraddire gli anziani del popolo.
È un re che non è circondato da soldati per la sua difesa, perché il suo regno non si nutre di violenza ma di amore. Anche noi siamo chiamati a regnare con Gesù! Quante volte però crediamo di avere in mano la verità e pensiamo che sia giusto imporla agli altri. Il discepolo non è colui che possiede la verità ma piuttosto chi è posseduto dalla Verità, perché la verità non si impone, si testimonia e si nutre dall’ascolto di quello che il Signore dice. Noi preghiamo “Venga il tuo Regno”, e non ci rendiamo conto che questo “regno” è già venuto. È venuto come granello di senapa e si realizzerà come un grande albero quando riusciremo a calarlo nel nostro vissuto. È venuto come piccola luce che sorge e verrà come folgore, quando ci lasceremo illuminare dalla sua luce di vita. Anche a noi, come a Pilato, viene chiesto di riconoscere in Gesù il re di un regno che non è di questo mondo e che non abbraccia le logiche di potere, di arroganza e supremazia tipiche delle costruzioni umane. Un re che è venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità. Un re che dice di sé stesso «Io sono la verità» e che conclude il suo colloquio con Pilato dicendo «Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Allora è il caso di domandarci:” in questo regno Gesù quale potere esercita?”. La risposta è : “ il potere di colui che serve, che promuove la vita, che dà priorità ai disprezzati e che offre la propria vita per amore”.
Nel 325 si tiene il primo Concilio ecumenico nella città di Nicea in Asia Minore. In questa circostanza viene definita la divinità di Cristo contro le eresie di Ario: “Cristo è Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero”. 1600 anni più tardi, nel 1925, Pio XI proclama che il modo migliore per vincere le ingiustizie è il riconoscimento della regalità di Cristo. “Poiché le feste – scrive – hanno una efficacia maggiore di qualsiasi documento del magistero ecclesiastico, esse infatti istruiscono tutti i fedeli e non una sola volta ma annualmente, e raggiungono non solo lo spirito ma i cuori” (cfr .Enciclica Quas primas, dell’ 11 dicembre 1925). La data originaria era l’ultima domenica di ottobre, cioè la domenica precedente la festa di tutti i Santi. Con la nuova riforma del 1969 viene spostata all’ultima domenica dell’Anno Liturgico, divenendo chiaro che Gesù Cristo, il Re, è la meta del nostro pellegrinaggio terreno. I testi biblici cambiano in tutti e tre gli anni, e questo permette di cogliere compiutamente la figura di Gesù.
La solennità di Cristo Re conclude l’Anno Liturgico e, ci mette davanti a Cristo crocifisso. Il trono di questo re è la croce. Egli è un Re umile, povero, nudo, sofferente. La sua regalità è diversa da quella dei potenti di questo mondo. Eppure, nonostante le apparenze contrarie, Egli è in realtà Colui che governa l’universo. Ha in mano non uno scettro regale, ma quello dell’amore per salvare l’umanità. È il re che dall’alto della croce abbraccia l’universo e dirige il corso della storia e della salvezza. La sua è una regalità di amore che conduce al servizio reso fino al sacrificio e al dono estremo di sé. Contrariamente al concetto che si ha del potere del dominio nell’ambito umano e politico, Egli obbedisce fino alla morte. È un re che diviene simile a ognuno di noi per servire, per essere utile ai suoi sudditi. Cristo non ha lottato con le armi, non ha tenuto fronte agli avversari con una forza umana, ma soltanto con la mitezza e l’amore, lasciandosi togliere la vita per poterla donare. Questo è il regno di Dio che ci offre Cristo Re. . a
Eccoci giunti alla fine dell’Anno Liturgico 2023 che aprirà il nuovo, con l’inizio dell’Avvento. Come ogni anno, celebriamo Cristo Re. In questa solennità la liturgia ci invita, ancora una volta, a volgere lo sguardo del nostro cuore a Colui che ci ama e che, a differenza dei re della terra, esercita una regalità ben diversa. La sua regalità non è altro che la capacità di accorgersi e di accogliere i piccoli e invita anche noi ad avere occhi e cuore per gli altri. A conclusione dell’Anno Liturgico la Chiesa ci fa celebrare la ” Festa di Nostro Signore Gesù Cristo re dell’universo”, proprio perché in Lui vengono ricapitolate tutte le cose, Lui che è il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine di tutto. Cristo è re, ma non alla maniera di questo mondo. Non ha sudditi, ma discepoli che ascoltano la sua voce e lo seguono. Regna senza governare. Il suo regno non si basa sul potere ma sul servizio. Regna dalla croce “perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (cfr. Gv 10,10). Quelli che accettano Gesù come re hanno la missione di vivere e lavorare perché la verità di questo re affronti e vinca istituzioni e realtà ingiuste.” La verità non è ciò che fa pensare, ma ciò che fa vivere”.
La Chiesa spoglia del potere temporale ha l’autorità di annunciare “la giustizia, la pace, la fratellanza, l’amore, la verità e la vita, la grazia e la santità” come proclama il prefazio della festa di Cristo re. Gesù realizza il suo Regno versando sulla croce il suo sangue in riscatto di tutti gli esseri della terra. Da lui dobbiamo imparare ad attuare il primato dell’amore. Con questi sentimenti rivolgiamoci al nostro “Re” professando la nostra fede in Lui dicendo: “Signore nostro Gesù Cristo, Tu sei il Re dell’universo, il centro del cosmo e della storia. Tutto è stato creato per te, Tu sei il Primogenito di tutta la creazione, sei la perfetta rivelazione del Padre, sei fratello e amico degli uomini. Sei la Luce che illumina le tenebre, sei la Vita che trionfa sulla morte, il nostro Redentore e Liberatore. Noi vogliamo che la Tua regalità d’amore risplenda nella Chiesa e nel mondo. Per questo Ti chiediamo di aiutarci ad essere fedeli alle promesse e all’impegno del nostro Battesimo mentre camminiamo per le vie del mondo”.
Celebriamo dunque la vittoria dell’amore su tutte le forze nemiche del male, accogliamo con tanta gratitudine e gioia e con santa fierezza la possibilità di appartenere a un così nobile re, affidiamoci a questa potenza d’amore che ci rende liberi e capaci a nostra volta di amare.