L’angolo del cuore: “L’albergo dei morti” di Fabio Dainotti, tra passato e presente
Annitta Di Mineo
Il sentimento nel suo stato primordiale, sin dalla giovane età, in Fabio Dainotti si manifesta con forza spontanea, una scarica a cui non si sottrae e si disvela in “L’ albergo dei morti”, Manni Editore, con postfazione di Nicola Miglino e grafica di copertina di Giancarlo Greco.
In questa raccolta poetica che comprende liriche dal 1964 al 2013, con l’andare del tempo, gradualmente, il sentimento muta in una riflessione sempre più illuminata, ogni emozione si estende per innalzarsi alla sua crescente consapevolezza: sente il battito del cuore, l’emozione colora il volto, i sentimenti nascono dall’anima.
La sensibilità diviene intellettiva, non rimane estranea al movimento della vita, anzi scopre che tali sensazioni operano su se stesso, rendendo poetica la percezione della vita del genero umano.
Le varie poesie, ben 116, espoliate da condizionamenti, emanano la proiezione dell’energia progressiva attraversando spazio e tempo, arricchendole intensamente di umanità come principio di vita e di morte, ciclo vitale a cui l’uomo non può sottrarsi, come pure tutti gli esseri viventi. Evoca persone a lui care, tematiche sociali e circostanze legate ai valori creativi della vita, presupposti fondativi della sua espressione lirica per non trascurare il costante dialogo con l’altro.
In un crescendo di suggestioni ci si ritrova nella bellezza di un “diario poetico” sentimentale, i cui versi consegnati al lettore hanno il compito di scostarlo dal travaglio della vita quotidiana e di alleviarne le brutture.