Salernitana: nessuno può essere profeta in questa patria
Cesare Guarini – con il contributo di Alfonso Malangone
Chi scrive è un imprenditore e, come tutti gli imprenditori, è quotidianamente impegnato a portare avanti la sua azienda, sia realizzando i progetti avviati, sia immaginandone di nuovi. Perché, per un imprenditore, la continuità dell’attività è anche più importante della continuità della vita. Nei piccoli bottegai, o nei grandi industriali, c’è la piena consapevolezza di dover vivere di corsa l’intera esistenza, senza mai poter pensare di aspettare semplicemente che passi. Tanti sono i pericoli da affrontare e tanti gli ostacoli da superare, in misura crescente al crescere delle dimensioni degli affari. Per questo, volontà e impegno non debbono mai mancare, soprattutto quando non si ha sufficiente esperienza per affrontare ogni necessità.
Il Presidente Iervolino è senza dubbio un imprenditore di livello superiore. Per questo, benché ufficialmente impreparato rispetto alle tematiche del calcio (disse: “sono l’ultimo arrivato”), non poteva certo ignorare che l’acquisto della Salernitana lo avrebbe portato ad affrontare situazioni complicate, essendo ben noto a tutti che lo spirito imprenditoriale non è l’unica condizione per gestire una Squadra. Oltre ai tanti soldi, perché il ‘giocattolo’ costa, sono essenziali equilibrio e ponderazione, per non dover pagare a caro prezzo le molte regole non scritte, l’amore forte per la maglia e il sostegno dei Tifosi, da acquisire con scelte in grado di generare le emozioni che solo loro sanno coltivare. Però, per le formazioni di Città medio-piccole, come Salerno, l’elenco non finisce qui. Per avere successo, non deve mancare il contributo collaborativo delle Istituzioni e degli Enti con l’offerta di nuove opportunità di crescita economica, di strutture decorose e di qualità, di servizi collaterali adeguati, di vivacità culturale e sociale. Le azioni di tutti debbono allinearsi verso l’alto e, possibilmente, posizionarsi al medesimo livello, perché una Squadra di Serie A ha bisogno di una Città da Serie A. In tale ottica, anche agli Operatori Economici spettano compiti ben precisi di affiancamento volti a sviluppare i massimi vantaggi dagli incontri con le altre Squadre, sia favorendo l’arrivo delle famiglie dei tifosi, per accrescere gli incassi sportivi, quelli delle attività ricettive, di ristorazione e commerciali, sia promuovendo l’immagine accogliente di luogo di millenaria civiltà ricco di ambiente, storia, cultura, tradizione e umanità. Città e Società debbono rispettarsi ed operare in stretta sintonia. Non è difficile. Basta volerlo.
Purtroppo, le difficoltà attuali della Squadra dimostrano che diverse cose non stanno andando nel verso giusto e che molte incomprensioni hanno già gelato gli entusiasmi iniziali e alterato i rapporti interpersonali.
Fin dal primo giorno, il Presidente assunse l’impegno ad investire somme consistenti, fino a 80/100 milioni, per fare di Salerno la Città dello Sport nella quale, oltre al calcio ‘maggiore’, ci fossero spazi per quello ‘minore’ e per tutte le altre discipline. Un progetto ambizioso per il quale dichiarò di poter contare su solidi sponsor in grado di posizionare la Città tra i centri di qualità del Paese. Così, chiese la concessione ultradecennale dell’Arechi per ristrutturarlo, senza spese per la Comunità, e adibirlo a luogo di vita sociale e commerciale con la finalità di produrre crescenti introiti aggiuntivi, di varia natura, a favore di una tranquilla continuità aziendale. In effetti, guardando in giro dappertutto, gli incassi della biglietteria non sono la voce principale dei ricavi. Al primo posto ci sono i diritti Tv e, poi, le sponsorizzazioni, la pubblicità e il merchandising. E, quindi, solo con l’aumento di questi introiti è possibile elaborare piani concreti, anche per l’acquisto di forti calciatori, senza premere sul costo degli ingressi. A questo riguardo, una delle sue prime dichiarazioni fu esplicita: “Dal punto di vista sportivo porteremo avanti il progetto dello Stadio. Il rapporto con l’amministrazione è sano e costruttivo: noi ce la metteremo tutta”. Purtroppo, con il passare del tempo, su quel progetto è calato un ‘eloquente’ silenzio, culminato in un accordo finale del tutto deludente per la Società. La concessione dello Stadio si è concretizzata in un ‘fitto’ di sei anni, rinnovabile, per disputare esclusivamente le partite interne, che sono 19, con un solo giorno di allenamento settimanale, salvo errore. La disponibilità della Curva Nord, fortemente chiesta dalla Società, per la cui ristrutturazione era pure presente nel Bilancio 2022 del Comune l’importo di € 1,4 milioni, è divenuta un miraggio. Prima promessa, poi giurata, infine accantonata. Non solo. L’idea di trasformare l’area intorno all’Arechi in un vasto parco verde, con campi aperti a tutti gli sport per dare ai giovani la possibilità di curare la forma fisica e quella mentale, di apprendere l’importanza del confronto, di imparare a perdere, per impegnarsi a vincere, si è perso del tutto. Adesso, si legge che in quei luoghi si vuole costruire una piscina da 50 milioni di euro per fare i film con i pescecani. Forse, si ritiene possa essere utile per il futuro, viste le condizioni del mare. Magari, senza pescecani. E’ meglio.
La regola di tenere ‘due piedi in una scarpa’ non è certo il miglior modo per invogliare un imprenditore ad investire, soprattutto se collateralmente vengono tagliate tutte le ipotizzate fonti aggiuntive di entrate. In realtà, è innegabile che tutto il progetto del Presidente sia stato ‘bocciato’ e che gli sia stato chiesto di stare al ‘suo’ posto, di gestirsi la ‘sua’ Squadra, di pensare a soddisfare i ‘suoi’ tifosi e chissenefrega se ci rimette i ‘suoi’ soldi. L’importante è avere i ‘suoi’ biglietti gratis. Del resto, nessuno lo aveva invitato ad arricchirsi. Ma, c’è di più. Per la ricerca dei terreni per la nuova Sede Sociale, il Comune ha offerto come ‘prima scelta’ l’area di Capitolo San Matteo, in fondo alla litoranea, dove i calciatori si sarebbero ossigenati con i profumi del depuratore, e, a seguire, un terreno improbabile già destinato all’inceneritore sul quale è in atto un processo giudiziario milionario. A pensar bene, sembra sia stato trattato come quelli con l’anello al naso e tanti soldi in tasca. Se non c’erano soluzioni idonee, si poteva pure evitare di mortificarlo.
Dopo tutto questo, una domanda è naturale: “il Presidente Iervolino è stato giudicato inaffidabile”? E, quindi: “voleva prendersi lo Stadio”? Certo, si potrebbe pensare, ma: “per farne cosa, viste le sue condizioni fatiscenti”? Magari, la verità può essere un’altra. E, cioè: “è possibile che la sua presenza sia stata ritenuta ‘ingombrante’ e i suoi progetti ‘pericolosi’ perché in grado di rompere gli equilibri consolidati sui quali si regge questa Comunità”? I tifosi hanno il diritto di sapere. Il silenzio può solo alimentare dubbi e perplessità. Lo sport non può essere schiavo di volontà estranee allo sport, né è accettabile si possa impedire a un investitore di fare il suo mestiere di imprenditore senza chiare e trasparenti motivazioni. Da nessuna parte imprenditore è sinonimo di benefattore a perdere.
Intanto, per sistemare lo Stadio che il Presidente si era impegnato a rifare con i soldi degli sponsor, si vogliono ora spendere 100 milioni di soldi pubblici, e altri 15 per il Volpe, a parte i 50 per i pescecani. Somme che non rientreranno in alcun modo, se non mediante imposizioni e prelievi fiscali. Però, di contro, si sta discutendo di vendere ai privati la piscina Vitale perché non ci sono i soldi per sistemarla, mentre il Vestuti è curato dai ragazzi del rugby per non farlo diventare un campo per le patate. Forse, davvero c’è qualche cosa che non quadra, perché la somma di 100+15+50 milioni, che fa 165, è pari al Disavanzo di Bilancio del Comune che dobbiamo rimborsare fino al 2044. E, allora: “non sarebbe più utile alla Comunità pensare di pagarlo subito”? In ogni caso, adesso i tifosi sono in attesa, augurandosi di non essere costretti a vivere un futuro sportivo simile al più recente passato. Se così fosse, prepariamoci a vedere la Squadra in serie B o, peggio. svenduta al primo di passaggio.
*Futura Salerno
** Ali per la Città