“I Templari, tra Mito, Leggenda e Storia”
Basilio Fimiani
Non ancora ventenne, nei rari momenti di apertura del Tempio di Santa Maria Maggiore, ombelico del territorio di Nuceria Alphaterna, entravo in comunione con la meravigliosa struttura Ottagonale e la sua Vasca Battesimale (la più grande d’Europa, assieme a quella di Santa Sabina, nel Lazio) dove, anticamente, si praticava il battesimo per immersione dei fedeli, secondo il futuro rituale degli anabattisti.
Già Presidente del Rotary Club Nocera – Sarno, dopo anni di chiusura, riuscii ad organizzare, tra le colonne del Tempio, una storica serata di musica classica.
L’evento eccezionale attirò una folla immensa, tanto, anche grazie al patrocinio dell’eminentissimo Vescovo di Nocera – Sarno, presente all’evento.
Quanto all’antica struttura paleocristiana, si tramandava, da sempre, che, durante il solstizio d’estate e, precisamente, allo scoccar del mezzogiorno del 21 giugno di ogni anno, il Sole, penetrando dalla finestra più in alto, posta sotto la volta della cupola, avrebbe indicato, coi suoi raggi, il punto esatto dove scavare nel pavimento per creare il cosiddetto mundus, cioè il punto di collegamento tra il mondo dei vivi e l’aldilà.
All’interno della cavità, a scopo propiziatorio, bisognava compiere un sacrificio umano o, in sua vece, far scorrere il sangue di un animale (un gallo nero o un agnello), così che sarebbero apparsi dodici pulcini d’oro con la Chioccia.
La leggenda, anche se fantasiosa, ha un suo fondamento di verità.
Nella Chiesa – Museo di San Gerardo di Pavia, ultima capitale del Regno Longobardo, ho personalmente ammirato degli oggetti d’oro, rappresentanti il gruppo della Chioccia, attorniata dai dodici pulcini.
Questi ultimi rappresentavano le dodici tribù, riunite sotto l’egida di Desiderio, ultimo re dei Longobardi, nell’anno 774 d. C.
La struttura templare, detta Battistero di Nuceria, esisteva già durante la guerra greco – gotica, e cioè tra il 553 ed il 555 d. C., quando l’esercito bizantino, con al soldo numerosi mercenari longobardi, guidati da Zotone, sconfisse, nella battaglia del Vesuvio o dei Monti Lattari, i valorosi guerrieri Goti, guidati da Totila e, quindi, da Teia.
A tal proposito, ricordo che nello stesso comune di Sant’Egidio del Monte Albino, si conserva ancora oggi lo scudo del condottiero Teia, con i segni dei colpi di lancia, causa della sua morte.
Tornando al Battistero, struttura attigua alla Chiesa di Santa Caterina di Alessandria (protettrice della Scuola Medica Salernitana), il luogo sacro, costruito sui fondamenti di un antico ospedale, era già frequentato dal giovane Ugone di Pagani, futuro condottiero e Primo Gran Maestro dei Pauperes Commilitones Templi Christi.
Della sua presenza fanno fede, non solo le cronache del tempo, ma anche le numerose croci templari incise, a più riprese, e ben visibili, nel marmo della struttura.
Gli stessi simboli a forma di croce, di colore purpureo, saranno, poi, effigiati sul mantello bianco, proprio dei Monaci Guerrieri Templari. (cosiddetta Croce Patente)
Ugone di Pagani fu, quindi, il fondatore dell’Ordine, esattamente come Gerardo Sasso, originario di Scala, vicino Ravello, diede vita all’Ordine degli Ospitalieri.
Dalla fusione di entrambi, deriverà, poi, l’attuale Ordine Militare dei Cavalieri di Malta e San Giovanni.
Ma torniamo ai Templari.
Dopo la I Crociata (1096 – 1099), svoltasi sotto la guida di Goffredo di Buglione, cantato da Torquato Tasso nella sua “Gerusalemme Liberata”, alcuni guerrieri cristiani, per difendere la città conquistata ed i luoghi santi contro le forze saracene, decisero di rimanere in Palestina.
Tanto, anche a tutela dei numerosi pellegrini che, da terre lontane, giungevano sulle rive del Giordano, affrontando enormi pericoli.
Questo nucleo originario di cavalieri, già votati all’obbedienza dei canonici del Santo Sepolcro, in quanto ospiti di Baldovino, re di Gerusalemme, tra il 1118 ed il 1119, abbracciò la regola monastica autonoma, con l’approvazione di San Bernardo di Chiaravalle, autore della Preghiera a Maria, presente nell’ultimo Canto del Paradiso di Dante.
A sua volta, il re di Gerusalemme, Baldovino, concesse ospitalità al nuovo Ordine di monaci guerrieri presso la sua dimora e, precisamente, alla Cupola della roccia ed alla Moschea di Al – Aqsa, il Tempio ultimo dal quale, elevato in volo dall’Arcangelo Gabriele, sul cavallo alato Burak, il Profeta Maometto compì il viaggio notturno (Isra el Kitabi) che lo condusse dall’Inferno al Paradiso.
Non a caso, lo stesso Alighieri, grazie al suo maestro Brunetto Latini, autore del “Tesoretto” e “cara immagine paterna che m’insegnò come l’uom s’eterna”, prende spunto dalla descrizione dell’autore delle sure del Corano, per descrivere alcune delle tipologie di dannati, secondo la regola del contrappasso, cioè o per analogia o per contrasto.
Così, ad esempio, gli usurai, che, in vita, hanno succhiato il sangue delle loro vittime, sono completamente immersi nel proprio sangue che sono costretti a bere.
Quanto, invice, ai peccatori della carne, i lussuriosi, essi sono appesi per le parti intime a dei ganci di ferro e, continuamente sballottati dal vento delle passioni, soffrono, per questo, atroci ed incessanti dolori.
Nel corso della sua storia, l’Ordine Templare, riconosciuto nel 1129 dal Papa di Roma, Innocenzo III (il Padre spirituale di Federico II, stupor mundi) costituì, un avanzato sistema di reti bancarie, gestendo i beni degli stessi monaci e dei pellegrini in Terrasanta.
Fu in questo periodo e proprio grazie all’apporto dell’Ordine, che nacque l’uso e l’utilizzo degli Assegni Bancari.
Come i Crociati, anche i pellegrini depositavano, infatti, presso le Commanderie Templari, il danaro in contanti prima della partenza per la Terrasanta, ricevendone lettera di credito da poter riscuotere una volta giunti a destinazione.
I patrimoni così incamerati, venivano reinvestiti nella costruzione di fortificazioni e fortezze, presenti sia in Terrasanta che in Europa.
Se ne ricordano quelle che si trovavano a Londra (Church – Temple), come a Parigi (Banca Centrale del Tempio), passando per tante Città della Provenza e dell’Italia, Roma compresa.
Non mancarono centri templari anche in Portogallo ed in Spagna, dove si sviluppò l’Ordine di Cristo.
In particolare, nella Penisola Iberica, centro di preghiera fu, per i pellegrini ed i Crociati, il Santuario di Santiago de Compostela, in prossimità della località Finis Terrae, oggi chiamata Finisterre.
Un insediamento dell’Ordine, legato al nostro territorio, oltre al Tempio di Santa Maria Maggiore, fu ed è quello di San Giovanni in Fonte, situato tra Sala Consilina e la Certosa di Padula.
Dopo la I Crociata, i cristiani ed in particolare i Templari si insediarono nella Contea di Edessa, nel Principato di Antiochia, nella Contea di Tripoli, in Libano, e, quindi, nel regno di Gerusalemme.
Qui, le truppe crociate stabili, sotto la guida dei guerrieri templari, diedero vita ad un vero e proprio esercito formato da fanteria leggera, truppe mercenarie o turcopoli, sergenti e cappellani.
Lo storico Simone di San Bertin descrive la struttura di questo gruppo di guerrieri che, numeroso, costituì il braccio armato della Fede Cristiana.
Allo scopo di sovvenzionare e raccogliere sempre nuove adesioni, donazioni e danari, il Primo Gran Maestro dell’Ordine, Ugone di Pagani, tornò in Europa, appoggiato dal monaco cistercense Bernardo di Chiaravalle, autore del “De Laude Novae Militiae”, in cui si proclama la regola del malicidio: “Morire, serenamente; Uccidere, serenamente, il Male”.
I monaci guerrieri, infatti, accettavano il martirio, in quanto testimoni di Fede (come Cacciaguida, trisavolo di Dante, morto durante la III Crociata e venerato dal suo discendente nel Cielo di Marte).
A sua volta, l’autorità papale, nello stesso Concilio di Troyes, con le alte rappresentanze del Clero, elevò l’Ordine dei Cavalieri Templari al rango di custodi delle Terresante, sulla scorta della regola di San Benedetto e dello stesso Sant’Agostino.
Il documento istitutivo dell’Ordine, scritto in latino e nelle lingue d’oc e d’oil, è stato recuperato solo recentemente, in quanto, quasi ogni traccia dei Templari, venne sistematicamente distrutta per ordine di Filippo IV, il Bello e della Santa Sede.
Tanto, secondo la tradizione della damnatio memoriae.
Numerose le battaglie dei Templari contro le truppe islamiche, durante la II Crociata, come per l’assedio di Ascalona, sotto la guida di Luigi VII di Francia e di Corrado III di Svevia.
L’impresa, purtroppo, non ebbe buon fine.
Anche nell’assedio di Damasco, l’Ordine, guidato dall’allora suo Gran Maestro, ebbe la peggio, con il massacro generale di tutti i Templari che, una volta fatti prigionieri, non potevano essere riscattati.
Anche per questo, considerati come i peggiori nemici in assoluto, i Templari venivano sottoposti, sistematicamente, a decapitazione.
La stessa sorte capitò nei continui scontri con le truppe guidate dal Saladino (Salah Al Din), come nella battaglia di Hattin.
Con ben otto Crociate, i conflitti continuarono per quasi due secoli e, in particolare, anche in Egitto, con la V Crociata, durante la quale, Francesco di Assisi ed un gruppo di suoi confratelli sbarcarono a Damietta, vicino al Nilo di Alessandria, per perorare, in modo assolutamente pacifico, (Pax et Bonum), la fine delle ostilità.
Catturato dai musulmani e condotto davanti al Sultano Alik Al Khamil, il poverello di Assisi, colpì con la Parola di Fede e di Umiltà, i suoi interlocutori, e tra essi i monaci sufi, tanto da ottenere per lui e per i suoi confratelli la libera circolazione nei luoghi Sacri.
Nel 1291, durante l’VIII Crociata, con l’assedio degli arabi, alleati dei mamelucchi e degli stessi mongoli, la Città di Acri, l’ultima roccaforte cristiana in Terrasanta, veniva distrutta e tutti i fedeli di Cristo passati per le armi.
I pochi Templari sopravvissuti, si rifugiarono a Cipro.
Da qui, partì il XXIII ed ultimo Gran Maestro dell’Ordine, Jaques De Molaj, per radunare nuove milizie e raccogliere altre ricchezze, allo scopo di organizzare una nuova Crociata.
Allo stesso Papa Clemente V, al secolo Bertrand de Got o de Gouth (sodale di re Filippo, che lo aveva fatto eleggere sul trono Pontificio), il primo esponente dell’Ordine aveva promesso di finanziare tutta l’impresa, senza ulteriori costi.
Ma di lì a poco, la Fortuna dei Templari sarebbe finita.
Infatti, per ordine del re Filippo il Bello, e del suo Segretario, Ghion De Nogaret, desiderosi di impadronirsi di tutte le ricchezze dell’Ordine e di affermare la sovranità del regno di Francia contro la stessa Chiesa di Roma, Jacques De Molaj, l’ultimo Gran Maestro, e tutti i suoi confratelli in terra di Francia, furono arrestati, con le accuse di eresia, sodomia ed utilizzo di pratiche iniziatiche diaboliche.
Il tutto avvenne nel corso di una sola notte.
Le cause intentate contro i Cavalieri di Cristo erano le più infamanti.
Nel corso degli interrogatori, sottoposti a tortura, i poveri malcapitati confessavano di aver sputato tre volte sulla Croce e di aver venerato un idolo a tre facce, dal volto caprino, detto Vafometto, con una chiara allusione alla figura del Profeta Maometto.
La cosa non deve sorprendere.
Infatti, i Templari in Terrasanta avevano conquistato anche la stima dei musulmani intessendo anche buoni rapporti.
Quindi, contravvenivano al dettato Paolino del “NOLITE IUGUM DUCERE CUM INFIDELIBUS”, cioè alla regola di non avere nulla a che fare con gli infedeli.
Le confessioni degli arrestati, estorte come si diceva poc’anzi, con la tortura della ruota e della corda, fino a spezzare le ossa, ricalcano i metodi che saranno propri dei processi stalinisti e nazisti. (Anche in virtù di tali pratiche non ortodosse, secoli dopo, lo stesso Cesare Beccaria, nel suo trattato “Dei Delitti e delle Pene”, condannerà in toto, l’uso della tortura nelle fasi istruttorie del processo penale. Analoghe argomentazioni di condanna erano state già espresse da Gaetano Filangieri, qualche secolo prima, nella sua “Scienza della Legislazione”, opera monumentale divisa in quattro Tomi).
Filippo il bello ed i suoi giudici asserviti continuarono, così, ad acquisire prove infamanti per la completa distruzione dell’Ordine.
A complicare ancor di più la posizione dei Templari intervenne, poi, la scomunica di tutto l’Ordine decisa durante i lavori del Concilio di Vienne, in Alvernia, con le condanne al rogo dei suoi principali esponenti.
Nel 1313, presso l’Isle de France, nei pressi della Chiesa di Notre Dame de Paris, alla presenza dello stesso Dante, testimone tra la folla, Jacques de Molej, condannato al rogo prima di essere giustiziato, maledisse Filippo IV, augurando stessa sorte ai suoi discendenti fino alla sua tredicesima generazione.
Medesima sorte fu augurata a Papa Clemente V, che, intanto, controvoglia, era stato costretto dal sovrano francese a spostare la sede papale da Roma ad Avignone.
Con lui, in effetti, iniziava la cosiddetta cattività avignonese dei papi.
La profezia ebbe compimento quasi da subito.
Di lì a poco, infatti, il Vicario di Cristo, misteriosamente, moriva.
Appena qualche mese dopo, stessa sorte capitava al sovrano francese, durante un incidente di caccia.
E così avvenne anche per la progenie.
Nello stesso Tempio di Parigi in cui era stato condotto De Molaj, fu poi imprigionato, durante la Rivoluzione Francese del 1789, facendo seguito alla maledizione del Gran Maestro Templare, anche re Luigi XVI, tredicesimo discendente diretto di Filippo.
Si narra che, salito sul patibolo, nel centro di Parigi, il boia si avvicinò a lui, per sussurrargli queste parole: “Io sono un Templare e, così, vendico la fine dell’Ordine”.
Nonostante tutto, la storia dei Templari continuerà, con altri Riti ed Ordini, fino ai Rosacroce, agli Illuminati di Baviera, ai Movimenti Massonici e allo stesso Rito Scozzese, che, per molti versi, ricorda i vari Gradi dell’Ordine Templare, col “convento delle bianche stole”.
A questo proposito, è interessante ricordare che nello stesso XXX Grado, i Maestri Kadosh sono invitati ad abbattere le Colonne del Tempio.
Così, nei vari Gradi, si conservano alcune insegne come l’Aquila, simbolo del potere romano e della cristianità, col motto: V.A.M. (Vincere Aut Mori).
Una tradizione storica riporta che alcuni Templari, scampati alla mattanza francese, si siano, poi, rifugiati in Scozia, dando vita al Rito Scozzese.
Si dice che i migliori navigatori tra essi, molto prima di Colombo, si siano spinti oltre le Colonne d’Ercole, giungendo fin sulle coste del continente Americano.
Quivi, avrebbero costituito le basi per l’economia del Nuovo Mondo, così come riportate sulla stessa carta moneta americana dove sono impressi di simboli templari.
In verità, la storia dell’Ordine è ancora tutta da scoprire, con pagine dai contorni poco chiari.
Ma questo, in sostanza, è il compito di chi coltiva il dubbio, cercando la Luce.