Verbi SWAHILI: KUKAA abitare
Padre Oliviero Ferro
“Mama Yalala, unakaa wapi? Ningependelea kufika kwako kwa kuongea juu ya maneno ya watoto wako na ginsi yake ya kwenda ku mafundisho ya uzabitisho (mamma Yalala, dove abiti? Desidererei venirti a trovare per parlare dei tuoi figli e del loro modo di partecipare al catechismo della cresima)”. Mamma Yalala veniva dalla diakonia di Katanga (uno dei settori della parrocchia di Baraka in Congo). Era venuta al centro della missione per cercare delle medicine contro la malaria dall’infermiere Bizimana, responsabile dell’ospedaletto parrocchiale. Lei mi risponde “Ukinisindika, tutafika mbio (se mi accompagni, arriveremo in fretta)”. Eravamo nella stagione secca. C’era molta polvere e quindi non si rischiava di impantanarsi nell’argilla rossa della strada. Vado a prendere la Land Rover e ci mettiamo sulla strada per arrivare a Katanga. Avrei avuto la possibilità di parlare anche con il mwongozi (responsabile del settore) che mi avrebbe spiegato cosa stava succedendo nel gruppo di quelli che si preparavano alla cresima. Al nostro arrivo, ci accoglie con gioia, ci fa entrare nella stanzetta che serve per accogliere le persone, vicino alla chiesa e mi spiega quello che voglio sapere. In effetti i ragazzi della signora, da un po’ di tempo, non si fanno vedere, perché il papà, dopo la scuola, vuole che vadano ad aiutarlo a preparare il campo per poter piantare la manioca. La mamma gli aveva detto che devono andare a catechismo. Ma lui non accetta, dicendo che comanda lui e l’incontro con gli altri ragazzi può aspettare. Ora è più importante fare il lavoro, altrimenti cosa mangeremo. Lo faccio chiamare e insieme cerchiamo di trovare una soluzione. Alla fine si convince, però insiste dicendo che anche loro devono lavorare, se vogliono mangiare. Faccio chiamare anche i figli. Insomma ci si mette d’accordo sugli orari e tutti, almeno per ora, sono contenti. Prima di salutarli, chiedo al papà se ci darà una mano a mettere l’olio bruciato sulle travi sotto il tetto della chiesa dove si aggrappano i pipistrelli ( sporcano tutta la chiesa con i loro residui organici). Mi guarda in faccia e poi “padiri, uko mtu wa mayele (padre tu sei un uomo furbo)”. Ma accetta. Insomma, parlando, ascoltando e avendo pazienza…si risolvono i problemi.