Preghiamo Maria con San Pio, libro di don Stanzione-Guarino
Elia Lucchini
Don Marcello Stanzione ed il professore Francesco Guarino sono gli autori del libro “Preghiamo il rosario con Padre Pio” edito dall’editrice lombarda MIMEP-DOCETE.
Insieme alla celebrazione della santa Messa, che padre Pio stimava come il dono più grande che Dio abbia fatto all’umanità, egli considerava di grande importanza la recita del santo rosario. Definiva la corona del rosario come «la mia arma». Per padre Pio, infatti, il santo Rosario era «un’arma potente per mettere in fuga il demonio e superare le tentazioni, per vincere il cuore di Dio, per ottenere grazie dalla Madonna».
L’attaccamento alla recita del rosario gli dava l’impressione di camminare in un giardino di rose. I suoi rosari quotidiani erano numerosissimi: occupavano il tempo notturno e di giorno durante gli spostamenti e nei pochi ritagli di tempo lo si vedeva spesso con la corona del rosario in mano.
Il Rosario era il mezzo con il quale padre Pio ringraziava la Madonna per la sua assistenza continua e allo stesso tempo chiedeva nuove grazie per continuare la sua missione di salvare e portare a Dio le anime. Chi ha conosciuto il padre lo ricorda sempre con la corona del rosario tra le mani. Padre Raffaele D’Addario afferma:
«Era un uomo di preghiera: pregava in continuazione. La corona della Madonna sempre in mano, dovunque si trovava: in coro in cella, per i corridoi, a ricreazione, a refettorio, dappertutto! La lasciava soltanto per necessità: quando doveva prende qualche boccone alla refezione, per recitare l’Ufficio divino, per la celebrazione della S. Messa».
Per quanto riguarda il numero dei rosari recitati vi è una testimonianza di padre Carmelo Durante, il quale il 6 febbraio 1954 chiese a padre Pio quanti rosari avesse recitato durante la giornata. La risposta del padre ha dell’incredibile.
«Pochi minuti fa (erano appena passate le ore ventuno), con due confratelli sono andato a dare la buonanotte al Padre. Lo abbiamo trovato quasi pronto per andare a letto, con una cuffietta in testa, che finiva in due lunghe bende, legate a nocca al collo, alle mani due mezzi guanti bianchi, una cintura all’abito. A porta semiaperta, il Padre ha detto: “Devo dirmi altri due rosari, due e mezzo, e vado a letto”. Ed io: “Padre, per favore, quanti rosari ha detto oggi?”. Ed egli: “Beh, al mio Superiore devo dire la verità: ne ho detti trentaquattro”. E noi: “Come fa a dirne tanti?”. Ed egli: “… Ma questo non è per voi!”. Trentaquattro più due, = trentasei rosari in un giorno!!! “Sí, trentasei, interruppe un confratello: io già lo sapevo. Me lo aveva detto Lui!”».