Salerno: Opposizione comunale “Verde Pubblico, fallimentare gestione istituzionale”
“Quella della gestione del verde pubblico è una storia infinita di cui è necessario informare correttamente la cittadinanza stanca di subirne le ombre. L’ inadeguatezza del servizio persiste, mentre lo sfacelo in città è sotto gli occhi di tutti: l’amministrazione dorme e tace”. Lo scrivono i consiglieri comunali Elisabetta Barone (Semplice Salerno – Primavera Salernitana), Donato Pessolano e Corrado Naddeo (Oltre) insieme a Peppe Ventura, responsabile Ambiente di Azione a margine della conferenza stampa in cui sono state illustrate le fallimentari modalità che hanno contraddistinto l’azione di Palazzo di Città. “Una lunga storia i cui passaggi poco chiari presero il via nel Luglio 2022: ad un anno dal rinnovo del Consiglio Comunale, ISAM s.r.l. si aggiudicò la gara per la gestione del verde pubblico. La “carta vincente” per l’ aggiudica fu la completa adesione, da parte di ISAM, alla cosiddetta “clausola sociale”, per la salvaguardia occupazionale: in questo modo, così come da molti auspicato, nonché espressamente previsto dall’allegato A del bando, fu fatta salva la posizione lavorativa dei 72 operatori già in precedenza occupati nelle attività di Manutenzione del verde pubblico cittadino. La sostanziale ripresa di una fondamentale attività per il decoro cittadino, dopo un anno di quasi totale abbandono, sembrava essere più di un sogno. ISAM doveva garantire il servizio occupando i 72 lavoratori già impegnati fino alla sospensione delle attività per le ben note vicende giudiziarie e, nel contempo, il ribasso del 30% rispetto alla somma di oltre 4 milioni di euro all’anno prevista dal bando, alleggerisce il bilancio.
Questo, in buona sostanza lo scenario che “apparve”, dopo tanto disagio patito dai cittadini, come la migliore delle conclusioni possibili per una vicenda generata da avvenimenti che sono, ad oggi, ancora al vaglio della Magistratura, con un processo penale in corso. Solo in teoria il servizio era garantito, i lavoratori furono tutelati, e casse del comune alleggerite: un vero successo (a parole). Da mesi però, ed ancora oggi, ci chiediamo quale sia la reale situazione in città, a distanza di quasi due anni, alla fine del rapporto contrattuale fra Comune ed ISAM. Quanti sono gli operai assunti nel rispetto della clausola sociale? Appena 41! E qual è la tipologia di contratto loro applicata? E’ quello agricolo (da un minimo di 100 per il primo anno fino ad un massimo di 180 giornate lavorative/anno a decorrere dal secondo anno, seguite poi dalla “disoccupazione”), peraltro a tempo determinato. Come definire poi, per qualità e quantità – aggiungono – i servizi erogati, a fronte delle ingenti somme indirettamente a carico dei contribuenti? Assolutamente inadeguati. La amministrazione si appellò, stando a quanto dichiarato dell’assessore Natella, alle difficoltà derivanti dalla “ripresa” di impegnative attività su tutto il territorio cittadino, dopo un lungo periodo di stasi e di abbandono: chiedendo tempo. I mesi passarono ma la situazione non cambiò: il quadro restò desolante.
La minoranza non stette a guardare: nel 2023, dopo circa sei mesi di perdurante e sconcertante ulteriore disdoro per la nostra città, formalizzò un’ interrogazione con puntuali quesiti per fare chiarezza e per identificare responsabilità, anche politiche, relativamente ad una situazione vergognosa per la città tutta. I quesiti furono precisi e le richieste, legittime, sono all’attenzione di chi di dovere. Come noto, le verifiche relative al numero di ore lavorate settimanalmente furono affidate al dirigente di settore, oltre all’assessore all’ambiente, dotati di un potente strumento. Quotidianamente ISAM doveva (o meglio, avrebbe dovuto) produrre, con la puntuale specifica delle zone in cui ha svolto le attività, una scheda, precisando orari di lavoro e numero di operatori utilizzati, nonché le eventuali problematiche o criticità riscontrate, senza trascurare la eventuale impossibilità ad operare per cause atmosferiche (nello specifico, le giornate lavorative non prodotte a causa di problemi di natura atmosferica andrebbero “recuperate” nella giornata del sabato successivo, anche al fine di garantire sempre un servizio efficiente e continuativo).
Purtroppo però, ed indiscutibilmente, quantunque l’amministrazione fosse stata dotata degli strumenti di controllo e verifica, cui peraltro è obbligata per legge, nonostante le numerose sollecitazioni, nessun’ azione seria è stata posta in essere nei confronti di ISAM per indurre la stessa al rispetto dei termini contrattuali. Anche la risposta alla interrogazione risultò totalmente evanescente. Solo oggi, dopo due anni disastrosi susseguenti ad un anno che addirittura è risultato totalmente “scoperto” dal servizio, ma non da alcune spese comunque sostenute (cosa per la quale non è da escludere la richiesta di verifica alla Corte dei conti), quest’ amministrazione, ammettendo l’ennesimo fallimento del proprio operato nella gestione del verde pubblico, è pronta a dare forma e sostanza alla richiesta formalizzata dalla nostra minoranza, addirittura 4 anni fa (in data 30 ottobre 2020), in consiglio comunale. Quella proposta, recepita all’unanimità dal Consiglio Comunale, aveva come obiettivo, quello di verificare la possibilità di affidare ad una società in House, questo tipo di attività: avevamo ragione a chiederlo, evidentemente.
Solo oggi però questa richiesta, colpevolmente in grande ritardo, al pari di altre (rimozione campane di vetro dal territorio, non prima però di avere dilapidato altri soldi per comprarne decine, per non parlare del tanto implorato lavaggio delle strade), viene presa in considerazione.
È mancato sempre l’ascolto e la conseguenza drammatica è stata la condanna per i cittadini ad anni di disagio, con dispendio di risorse economiche, fino ad arrivare al pre-dissesto in cui si trova l’Ente, con continue variazioni di bilancio da effettuare.
Questa amministrazione risulta quindi, ancora una volta, non solo incapace di effettuare i dovuti controlli, ma anche inadeguata a governare i processi fondamentali della vita cittadina, tardiva nella variazione delle strategie da adottare e, in definitiva, fallimentare nella azione di Governo.
Le domande che ancora oggi reiteriamo con forza, attendono una doverosa risposta.
Perché questa amministrazione non ha controllato ISAM in relazione al rispetto della tutela occupazionale prevista dal bando?
Perché, nonostante 31 lavoratori non fossero stati impiegati (quelli impiegati poi, solo a tempo parziale), la somma erogata da questa amministrazione ad ISAM è rimasta invariata?
Perché non c’è stato alcun controllo, alcuna verifica con le schede tecniche obbligatorie, rispetto al lavoro che doveva essere prodotto dagli operatori quotidianamente?
Perché si è consentito ad ISAM di applicare ai lavoratori un contratto che impediva agli stessi di essere impegnati oltre il limite di 100 giornate lavorative per il primo anno e di 180 giornate lavorative per il secondo anno di contratto?
Perché non si è garantito il necessario rimpiazzo dei lavoratori assenti per varie cause (ferie o malattia)? La città attende ancora le opportune risposte e convincenti spiegazioni.
Purtroppo però, non sembra esserci alcun limite al malgoverno: Oggi la risposta dell’amministrazione ai predetti quesiti è tutta nel testo del bando per affidamento a società in House, nel quale, la stessa amministrazione implicitamente ammette tutte le proprie colpe ed inadempienze senza però chiarire come e perché ha consentito il mancato rispetto dei cittadini e dei lavoratori. Addirittura, oggi, si vorrebbe ratificare la mala gestio di ISAM, di cui ha colpevolmente tollerato fino ad oggi l’operato (senza mai applicare sanzioni), riproponendone i peggiori aspetti e facendolo proprio, nel nuovo contratto di servizio da sottoscrivere con la Società in house, escludendo la tutela occupazionale complessiva (sia per numero di occupati che per numero di possibili giornate lavorative – sempre limitate, come da contratto agricolo, a 100 per il primo anno e 180 al massimo per il secondo anno-) e, addirittura, inserendo clausole di pura discriminazione nei criteri di assunzione, relativamente ad aspetti di vita personali di soggetti che, invece, vanno inclusi e recuperati a pieno. Questa minoranza è pronta ad ogni azione per impedire ulteriori danni ai cittadini. Chiediamo a gran forza, per l’affidamento in house, la reale e completa tutela dei lavoratori (72 lavoratori storicamente impiegati prima che subentrasse ISAM) con regolare contratto di settore che garantisca l’impiego a tempo pieno, per tutto l’anno: non è possibile creare discriminazioni fra lavoratori di una medesima Società, laddove gli ultimi arrivati vengono sfruttati e precarizzati. Chiediamo, inoltre, che il periodo di prova iniziale, con verifica a settembre, sia di 12 mesi e non, come ipotizzato, di soli 6 mesi. Per quanto attiene poi, all’eventuale successivo contratto, riteniamo che 5 anni siano improponibili, anche perché impegnerebbero anche la prossima e “nuova” amministrazione (l’attuale consiliatura termina, in modo naturale, nel 2026). In ultimo riteniamo (si veda deliberazione della Corte dei Conti Veneto n. 145/2023) che l’ANAC debba essere investita del compito di “individuare le informazioni che le stazioni appaltanti e gli Enti concedenti sono tenuti a trasmettere alla Banca dati nazionale dei contratti ….”.