Salerno: ordinazione episcopale di Mons. Alfonso Raimo

Salerno: ordinazione episcopale di Mons. Alfonso Raimo

E’ stato celebrato questa mattina, 1 giugno 2024, alle 10.30, presso la Cattedrale Primaziale di Salerno, il Rito di Ordinazione Episcopale del Rev.do Mons. Alfonso Raimo, nominato, lo scorso 30 aprile, da Papa Francesco, Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, con Sede titolare di Termini Imerese. A presiedere la Celebrazione Eucaristica, l’Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, Sua Eccellenza Monsignor Andrea Bellandi, con accanto i Vescovi Co-Consacranti, Sua Eccellenza Monsignor Pasquale Cascio, Arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi e Vice Presidente CEC e Sua Eccellenza Monsignor Antonio De Luca, Vescovo di Teggiano-Policastro e Segretario CEC, alla presenza di circa 20 tra Arcivescovi e Vescovi provenienti non solo dalla Campania, tra cui Sua Eccellenza Monsignor Peter Chifukwa, Vescovo della Diocesi di Dedza -Malawi, nonchè delle Autorità Civili e Militari, sindaci e rappresentanti di altre Religioni.

“Sono trascorsi quasi 26 anni dall’ultima ordinazione episcopale di un membro del clero salernitano e precisamente dell’acernese, monsignor Michele De Rosa, nominato Vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’Goti  – ha esordito Sua Eccellenza Monsignor Bellandi – L’evento di oggi, dopo così tanto tempo, è da leggersi quindi, anzitutto, come un segno di particolare attenzione e affetto che il Santo Padre ha tributato, con l’elezione di don Alfonso, alla nostra chiesa locale, custode delle spoglie dell’apostolo ed evangelista Matteo. E, al tempo stesso, rappresenta un’ulteriore espressione della sua cura pastorale verso tutte le chiese e i suoi Pastori – pro bono fidelium – affinché il Vangelo di Cristo possa essere annunciato con sempre maggiore efficacia e capillarità”.

Nell’omelia, l’Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno prosegue: “La lettera di San Paolo apostolo a Timoteo, che è stata prima proclamata, ci ricorda il senso e l’orizzonte autentico del Ministero Episcopale, inserito nella successione del ministero apostolico. Paolo ricorda al confratello Timoteo – da lui stesso ordinato vescovo – di dare testimonianza al Signore non con uno spirito di timidezza, bensì di forza carità e prudenza. Come Paolo, anche Timoteo è stato così costituito messaggero, apostolo e maestro e come lui chiamato perciò a donare tutta la vita per rendere testimonianza al Signore e al suo Vangelo, non temendo anche le inevitabili sofferenze e incomprensioni che tale testimonianza potrà comportare, affidandosi unicamente alla grazia divina. Egli infatti – ricorda ancora San Paolo – ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia”. Sua Eccellenza Monsignor Bellandi, dunque, ha citato un breve passaggio tratto dal Discorso rivolto da Papa Francesco ai sacerdoti e consacrati nel suo recente viaggio a Verona, per ricordare la necessità di “accogliere la chiamata ricevuta, accogliere il dono con cui Dio ci ha sorpresi. Se smarriamo questa coscienza e questa memoria, rischiamo di mettere al centro noi stessi invece che il Signore; senza questa memoria rischiamo di agitarci attorno a progetti e attività che servono più alle nostre cause che a quella del Regno. Rischiamo di vivere anche l’apostolato nella logica della promozione di noi stessi e della ricerca del consenso, cercando di fare carriera, e questo è bruttissimo, invece che spendere la vita per il Vangelo e per un servizio gratuito alla Chiesa”, ha aggiunto.

“Il cammino del discepolo non può essere diverso da quello del divino Maestro obbediente al Padre, così che il Vangelo deve essere annunziato sempre, in ogni circostanza, opportuna e non opportuna, come ancora Paolo scriverà più avanti in questa lettera al discepolo. E’ questo il nostro primo dovere come vescovi: annunciare agli uomini e alle donne del nostro tempo la luminosa verità di Cristo e proporre la gioiosa esperienza della comunione nella chiesa, con la gioia del Vangelo e la libertà, la franchezza, la parresia della testimonianza”, continua S.E. Monsignor Bellandi, rivolgendosi poi direttamente a Monsignor Raimo. “Le forme con cui dovrà esprimersi il tuo Ministero Episcopale, caro don Alfonso, sono ulteriormente illuminate dal rito dell’ordinazione che andremo a svolgere. Sono forme che troveranno esplicitazione, in particolare, nel dialogo a cui tra poco ti inviterò: fedeltà alla successione apostolica, annuncio evangelico, custodia del deposito della fede, comunione ecclesiale con me e con gli altri Vescovi sotto la guida del Successore di Pietro, cura del popolo cristiano e dei suoi ministri, accoglienza dei poveri, ricerca di quanti sono dispersi, costanza nella preghiera. Sarà questo il tuo esercizio quotidiano, che sarà sostenuto dalla fraterna collaborazione con me e, mi auguro, dall’affetto e stima del nostro Presbiterio, insieme all’esempio di fede, speranza e carità che la nostra gente riesce sempre in abbondanza a comunicarci e al quale in, spirito di sinodalità, noi Pastori siamo chiamati incessantemente a guardare”. Dopo aver espresso alcune riflessioni sul testo del Vangelo di San Matteo ascoltato, in merito, in particolare, all’umiltà quale necessaria disposizione d’animo che deve guidare i nostri passi, l’Arcivescovo ha confermato che Monsignor Raimo continuerà ad essere il suo primo collaboratore nella guida dell’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, ma “da oggi nella tua nuova dignità episcopale. Lascia che – insieme a quelle della fede e della carità – sia la virtù della speranza a guidarti e sostenerti, questa virtù che hai voluto richiamare tanto nel tuo motto episcopale (la speranza poi non delude), quanto nello stemma, attraverso l’immagine dell’àncora, presente nella Lettera agli Ebrei. Infatti, come l’àncora tira e tiene salda la nave anche in mezzo a un mare tempestoso, così – scriveva il poeta Pèguy – la piccola speranza tira la fede e la carità. E’ piccola e umile, ma è lei che fa camminare, perché il suo fondamento è ciò che di più fedele e sicuro possa esserci: l’amore che Dio stesso ha riversato nei nostri cuori”, ha concluso.

A seguire, dunque, la Liturgia dell’Ordinazione, gli impegni pronunciati dall’Eletto e la consegna del Libro dei Vangeli, dell’Anello, della Mitra e del Pastorale.

Visibilmente emozionato, Monsignor Raimo: “Ho cercato invano di raccogliere e ordinare pensieri sparsi che in questi giorni affollano la mia mette e si rincorrono confusamente, suscitando sentimenti spesso contrastanti. A rendere più solido il timore che è andato crescendo con l’avvicinarsi della data odierna, le parole del cardinale Martini il quale affermava che quando uno è stato chiamato al ministero della presidenza episcopale, viene posto in qualche modo sopra un candelabro e deve dare il buon esempio a tanti, soprattutto ai sacerdoti. Mi è di conforto la prospettiva di poter continuare a servire la Chiesa che è in Salerno-Campagna-Acerno in continuità con quanto ho cercato di fare nei miei 34 anni di vita sacerdotale, soprattutto in questi ultimi 4 anni in qualità di Vicario Generale della Arcidiocesi. – ha detto – Ringrazio di cuore il nostro Arcivescovo Monsignor Bellandi di avermi offerto questa opportunità, riponendo la sua fiducia in uno sconosciuto, e ancora di più per avermi confermato nel servizio dopo avermi conosciuto. Se nel primo caso ha chiuso un occhio, nel secondo li ha chiusi entrambi”, ha aggiunto sorridendo.

“In questo tempo è stato motivo di disorientamento ed imbarazzo, cari confratelli, il dato che spesso è emerso dal giorno dell’annuncio della mia nomina, da parte del Pontefice, relativo agli anni trascorsi dall’ultima consacrazione episcopale di un presbitero della nostra arcidiocesi. Mi accompagna da allora il ricordo di tanti sacerdoti che per attitudine pastorale, profondità di dottrina e santità di vita sarebbero stati più degni di stare al mio posto. La domanda sorge spontanea. Perché a me? Consapevole dei miei evidenti limiti e delle fragilità emerse nel corso dei tanti anni di vita sacerdotale e di impegno pastorale, posso sinceramente confessare che non ho mai desiderato l’Episcopato. Pur sforzandomi nel ripercorrere con la memoria i miei impegni passati non trovo meriti, o, almeno, non ne trovo più dei miei confratelli sacerdoti. Il cardinale Martini in un celebre libretto dedicato all’Episcopato scrisse: tra gli uomini esiste una debolezza chiamata ambizione dalla quale è importante sapersi difendere il più possibile. Pregate per me perché l’ambizione che mi è mancata non assuma le fattezze della presunzione e della ostentazione. Non trovo in me alcun merito (spero di non peccare di falsa modestia) e dovendo trovare un motivo di tale elezione, trovo conforto nelle espressioni utilizzate da S. Leone Magno: Egli, affinchè io molto lo ami, mi ha perdonato molto: e per mostrare mirabile la sua grazia ha elargito i suoi doni a colui nel quale non ha trovato titoli di speciale merito. Se proprio un merito devo trovarlo non lo trovo in me, ma in tutti coloro che nel corso della mia sacerdotale mi hanno sostenuto con la costante preghiera, incoraggiato, perdonato, soprattutto i membri della tre comunità parrocchiali che mi sono state affidate e a cui è stata affidata la cura e la crescita del mio Ministero – incalza Monsignor Raimo– Continuate a pregare perché non cada su di me il rimprovero di S. Gregorio Magno il quale biasimava l’ignavia di alcuni che, pur avendo assunto l’ufficio sacerdotale (in questo caso episcopale), non compiono le opere che l’ufficio comporta”.

 

Biografia di S.E. Rev.ma Mons. Alfonso Raimo, Vescovo titolare di Termini Imerese Ausiliare dell’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno

Nato a Calabritto (AV) il 02.07.1959, ordinato sacerdote da mons. Guerino Grimaldi e incardinato nell’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno il 18/03/1990, sia negli anni della sua formazione, sia successivamente negli anni del suo ministero sacerdotale ha coniugato insieme, nella sua vocazione sacerdotale, la dimensione diocesana con l’attenzione alla realtà della missione universale della Chiesa. Specializzatosi in Teologia della Missione presso la Pontificia Università Urbaniana, è stato inizialmente (dal 1990 al 1998) Vicario parrocchiale e quindi (dal 1998 al 2011) Parroco in solidum nella Parrocchia SS. Martino e Quirico in Lancusi di Fisciano. Dal 1998 al 2003 ha anche ricoperto l’incarico di Vicario foraneo della Forania di Baronissi-Calvanico-Pellezzano. Dal 2011 al 2015 è stato parroco nella parrocchia S. Maria del Carmine e S. Eustachio in S. Francesco in Eboli e successivamente, sempre ad Eboli, dal 2015 ad oggi è stato parroco della parrocchia di San Bartolomeo Apostolo. Nella Forania di Eboli ha ricoperto l’incarico di Vicario foraneo dal 2015 al 2018. Sempre ad Eboli, don Alfonso è stato anche Cappellano dell’Istituto a Custodia Attenuata (ICATT) dal 2011 al 2019. Dopo essere stato Vicedirettore dell’Ufficio Missionario Diocesano dal 1995 al 2000 e incaricato regionale della pastorale missionaria della Conferenza Episcopale Campana dal 2001 al 2012, don Alfonso ha per molti anni collaborato a Roma, ricoprendo diversi ruoli (dal 2001 al 2015), all’interno della Fondazione “Missio”, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana nato per sostenere e promuovere la dimensione missionaria della comunità ecclesiale italiana, favorendo iniziative di animazione, formazione e cooperazione tra le Chiese. Attualmente egli è Professore di Teologia della Missione presso l’Istituto Teologico Salernitano e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Matteo” di Salerno. Nel giugno del 2020 egli è stato nominato, dall’attuale Arcivescovo, Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno e dal settembre dello stesso anno fa parte del Consiglio per gli affari economici del Museo Diocesano “S. Matteo”. È membro del Collegio dei Consultori e del Consiglio Pastorale diocesano per il quinquennio 2021-2026. Infine, il 2 febbraio 2023 è stato eletto Canonico del Capitolo Metropolitano di Salerno. Con la nomina del 30 aprile 2024 a Vescovo ausiliare della nostra Arcidiocesi, il Santo Padre ha benevolmente ritenuto di offrire un segno di affettuosa vicinanza alla nostra Chiesa, ricca di un glorioso passato – custodendo nella sua Cattedrale anche le spoglie del Santo Apostolo ed evangelista Matteo – ma aperta altresì alle sfide missionarie del tempo presente.