VERBI SWAHILI: KUONGOZA condurre, guidare

VERBI SWAHILI: KUONGOZA condurre, guidare

Padre Oliviero Ferro

Spesso si sente parlare del dare la responsabilità ai laici nella comunità cristiana. In missione questo lo facciamo da tanto tempo. Nella missione, non ci sono solo i missionari e le suore e altri volontari (per chi è più fortunato), ma anche tanti laici impegnati. La parrocchia è divisa in settori (la mia prima parrocchia di Baraka in Congo RDC ne aveva 11: 5 sulla terraferma, 1 sulle montagne e 5 lungo il lago) che si estendevano nel Sud Kivu per 130 km di lago. Naturalmente non si poteva andare in continuazione dappertutto, per cui, da tempo, si sono scelti dei “waongozi” (guide), persone adulte, impegnati nella fede-speranza-carità. Erano, di solito, padri di famiglia, con un lavoro, ma mettevano il loro tempo a disposizione della comunità. Ogni due mesi (per quelli della zona del lago) si faceva un safari (viaggio) di 15 giorni per andare a visitare i cristiani dei  vari settori. Il mwongozi li aveva preparati alla visita del missionario (programma delle celebrazioni, verifica della situazione dei catecumeni, problemi matrimoniali, rapporti con le autorità civili e militari, giovani, bambini, anziani, luoghi di incontri delle piccole comunità (shirike),ecc.). Quando non c’era il missionario, erano loro che riunivano la comunità per la preghiera della domenica e seguivano tutta la realtà del settore. Erano persone sagge che conoscevano bene le varie situazioni e che quindi ti facilitavano il lavoro. Ogni tanto li si invitava al centro della missione per la formazione e per vedere come risolvere i vari problemi che c’erano nei settori. Insomma erano il braccio destro  dei missionari e ci si poteva fidare di loro. Naturalmente, non si dimenticava l’aspetto sanitario (fare dei piccoli dispensari-ospedaletti), la formazione della donna, l’alfabetizzazione, il problema delle ingiustizie e dello sfruttamento della credulità delle persone (attività degli stregoni e di altre persone che approfittavano della ignoranza delle persone che non sapevano leggere e scrivere). Per questo, anche le suore e i volontari avevano un contatto diretto con loro e nei limiti del possibile, si cercava di aiutare le persone nei loro problemi. Di loro, di qualcuno in particolare, ho un ricordo prezioso, perché mi hanno aiutato veramente a sentirmi a casa mia e a conoscere meglio i fratelli e le sorelle africani.