Vallo di Diano: SNOQ su tentativo femminicidio Federica D’Orazio

Vallo di Diano: SNOQ su tentativo femminicidio Federica D’Orazio
Domestic Violence

La recente vicenda che ha visto come protagonista Federica D’Orazio, vittima di intimidazioni,
persecuzioni e persino un tentativo di femminicidio da parte del suo ex compagno, così come
raccontato dal padre della donna Pietro, lascia profondamente sconcertato il comitato Se non ora
quando-Vallo di Diano. Solo a seguito della denuncia del genitore con lettera pubblica, sue interviste
televisive, nonché la diffusione di un video predisposto dalla giornalista Valentina Rigano,
visualizzato da oltre un milione di persone, si sono accesi i riflettori su quanto riguarda i pericoli che
Federica D’Orazio sta affrontando dal dicembre 2022.
Numerose sono state le denunce relative alle angherie e minacce poste in essere da parte dell’ex
compagno, inoltrate alle autorità competenti sia dalla donna che dal padre, aventi finanche ad oggetto
accanimenti avverso i dipendenti di quest’ultimo, ma nel tempo nessuna risposta era pervenuta da
parte delle istituzioni preposte. Si è addirittura attivato pochi giorni fa il sindaco di Bacoli, città dove
risiede la vittima, che ha scritto alle forze dell’ordine, alla Procura di Napoli ed alla Prefettura
partenopea “per sollecitare interventi immediati e urgenti a tutela della donna”.
Pare che dopo il clamore, mediatico e no, le autorità abbiano consegnato alla donna un Mobile Angel,
ossia un braccialetto che in situazione di pericolo potrà immediatamente lanciare l’allarme. Tale
consegna in tanto è avvenuta in quanto si è attivato nei riguardi di Federica D’Orazio la procedura
prevista dal Codice rosso. Ci domandiamo perché sia decorso tanto tempo per riconoscere tale
modalità di protezione alla vittima di persecuzioni ed intimidazioni, che ne avrebbe avuto diritto da
ben prima. Nel contempo ci chiediamo come sia possibile che quel genere di violenza da lei subita
possa essere stata talmente sottovalutata da lasciarne l’autore ancora a piede libero, malgrado le
numerose denunce effettuate sia da Federica che dal padre.
Pare che da questa ed altre vicende similari si desuma che lo Stato non tuteli adeguatamente le donne
bersaglio di maltrattamenti, violenze sessuali e stalking. Non infliggere le opportune misure cautelari
ai loro autori, oltre a mantenere le vittime in uno stato indefinito di soggezione, potrebbe aumentare
in modo esponenziale i comportamenti illeciti, offrendo ai responsabili un particolare senso di
impunità ed innescando una spirale di continue e crescenti vessazioni. Quasi due anni per attivate il
Codice rosso ne dimostrerebbe l’inefficacia, laddove era invece nata tale procedura per accelerare la
risposta istituzionale alla violenza maschile contro le donne.
La richiesta di giustizia da parte di Federica, come di tante, troppe, donne non può ricevere risposte
così lontane nel tempo. Nadia Somma, consigliera nazionale di Donne in rete contro la violenza, ha
di recente scritto “ Senza un cambiamento radicale della cultura e una formazione adeguata di chi
entra in contatto con le situazioni di violenza e stalking, il Codice Rosso, che tante novità avrebbe
dovuto portare, resta lettera morta e la violenza continuerà a non essere affrontata e concretamente
contrastata. Siamo consapevoli che la denuncia penale non sia l’unica strada per risolvere il problema
della violenza maschile ma non può nemmeno essere una strada senza uscita”.
A Napoli è partita l’altro giorno una mobilitazione della rete delle attiviste, impegnate contro la
violenza maschile sulle donne, concretizzatasi in una lettera aperta indirizzata al prefetto di Napoli
ed al sindaco di Bacoli. Vi si legge “Sarebbe il momento che venisse trattata (ndr la violenza) per ciò
che è, ossia un atto criminale volontario che si fonda su una radicata cultura del possesso e della
sopraffazione, mirante a cancellare la vittima, i suoi figli, la sua famiglia, ogni cosa che si interpone
tra il dominio maschile e la libera volontà della donna. E come tale andrebbe affrontata, con
provvedimenti speciali, così come si è fatto per la mafia che però ha prodotto meno morti dei
femminicidi. Liberiamo Federica e la sua famiglia dalla minaccia violenta di quell’uomo”
Il comitato Se non ora quando-Vallo di Diano si associa alla richiesta di un intervento istituzionale in
grado di tutelare la vita di Federica D’Orazio, perché, come sostiene il padre nella sua lettera pubblica,
è un suo “sacrosanto diritto”.