San Paolo, ebreo ortodosso sedotto da Cristo analizzato con Enneagramma
Annamaria Maraffa
La casa editrice cattolica veneta Ancilla ha stampato il libro: “ San Paolo e l’enneagramma dei peccati e delle virtù teologali”, scritto da Laura Cestari esperta nella teologia paolina e dal parroco don Marcello Stanzione uno dei massimi divulgatori di enneagramma in Italia.
L’infimo degli apostoli, l’aborto, così Paolo si definisce e tuttavia egli si gloria d’essere l’apostolo prescelto.
Pur non avendo conosciuto Gesù da vivo, lo vide in tutta la sua gloria sulla via di Damasco. Attraverso di lui la Chiesa fu introdotta, consolidata e organizzata tra i non ebrei e in tutto il mondo allora conosciuto: quello dell’impero romano. È chiamato l’Apostolo dei Gentili.
La sua famiglia era di stirpe ebraica, abitante a Tarso, città di una certa importanza, ellenizzata, insignita del diritto di cittadinanza romana, celebre per lo stadio, il ginnasio e l’università, non frequentata dal giovane tutto dedito allo studio della Torah.
Discendente dalla tribù di Beniamino, circonciso l’ottavo giorno, ricevette il nome di Saulo come il primo re d’Israele.
Il libro degli Atti degli Apostoli lo designa dapprima come Saulo, in seguito con il nome romano di Paolo verrà chiamato sia dai gentili che evangelizzerà, sia da coloro ai quali indirizzerà le sue epistole.
Ebbe un’educazione accurata di stretta osservanza farisaica. Da adolescente studiò a Gerusalemme alla scuola di Gamaliele, il rabbi fariseo più rinomato dell’epoca. Fu uno studioso modello, accanito conoscitore delle Scritture, legato alle tradizioni degli antichi, ma pure aperto alla vasta cultura greco-ellenistica.
Per vivere indipendente e non pesare su alcuno si dedicò al lavoro di tessitore; gli Atti degli Apostoli menzionano la prima volta Saulo in occasione dell’orrenda lapidazione di Stefano verso il 34 d. C., dove figura solo come osservatore consenziente: gli assassini gli avevano consegnato i propri mantelli, ma Saulo diede al supplizio tutta la sua approvazione e non tardò a trasformarsi, con l’entusiasmo e la passione del suo temperamento, in accanito attivista e fanatico persecutore contro gli adepti del Vangelo.
Più volte alluderà a quello che riteneva un suo precipuo dovere: “Come feci… mettendo in prigione molti dei fedeli…, cercando di costringerli con le torture a bestemmiare e, imperversando all’eccesso, davo loro la caccia fin nelle città straniere”.
La prima persecuzione contro i cristiani aveva costretto gli apostoli e vari membri della comunità di Gerusalemme alla dispersione nelle regioni circostanti, trovando rifugio in particolare nelle città di Antiochia, di Siria e Damasco.
Proprio contro i credenti di quest’ultima località, situata a circa 230 chilometri da Gerusalemme, Paolo sollecitò al sommo sacerdote l’autorizzazione a procedere, munito di lettere credenziali, all’arresto di quanti vi avesse trovato.
Ma questo fariseo ortodosso, convinto avversario, nemico del Vangelo, venne folgorato dalla luce del Cristo Risorto sulla via che immetteva a Damasco: buttato a terra, abbacinato, soccorso da Anania, trasformato in cristiano dal battesimo, divenne il più ardente apostolo di quel Signore che voleva annientare nella persona dei nuovi credenti.
Il tentativo di porre dei punti fermi nella cronologia paolina si scontra con il carattere lacunoso delle fonti disponibili e con la resistenza che esse oppongono a lasciarsi armonizzare.
La Seconda lettera ai Corinzi (11, 32-33) – per la menzione di Areta IV re dei Nabatei dal 9 al 39 d. C., – consente di datare agli anni 37-39 la fuga di Paolo da Damasco; la lettera ai Galati (1, 13-2,14) permette di collocare la prima visita a Gerusalemme nel 37 e la seconda negli anni 48-49; gli Atti degli Apostoli (18, 11-17), con il riferimento al proconsolato di Gallione nell’Acaia fissato dal 1 maggio del 51 al 1 maggio del 52 (ma secondo altri esegeti dal 1 maggio del 52 al 1 maggio del 53), propendono ad affermare che Paolo fu a Corinto per due anni circa, con ogni probabilità dall’inizio del 50 alla primavera-estate del 52 (altri però ne suppongono l’arrivo nei primi mesi del 51).
Si potrebbe pertanto proporre la seguente ipotetica cronologia riguardante la sua vita. Tra il 5 e il 10 nasce a Tarso; verso il 36 l’evento di Damasco e l’incontro con il Signore risorto.
Paolo è a Damasco e in Arabia fino al 37-38, poi visita Gerusalemme, dove incontra i capi della Chiesa, Pietro e Giacomo fratello del Signore, quindi ritorna a Tarso forse fino al 42.
Dopo un biennio trascorso ad Antiochia di Siria, assieme a Barnaba compie il suo primo viaggio missionario (46-48): salpato da Antiochia di Siria, si reca a Seleucia, a Salamina e Pafo di Cipro, Perge, Antiochia di Psidia, Iconio, Listra, Derbe, infine ritorna ad Antiochia e partecipa al Concilio di Gerusalemme.
Il secondo viaggio missionario inizia nell’inverno del 49 fino all’estate del 52: attraversata la Siria e la Cilicia, annuncia il Vangelo a Derbe e Listra, quindi in Frigia, Galazia e Misia, infine a Troade, Samotracia, Neapoli, Filippi, Tessalonica, Berea, Atene, Corinto (siamo agli inizi dell’anno 50 o 51).
Nella primavera del 52 è databile la comparizione davanti a Gallione; quindi s’imbarca per la Siria, giunge ad Efeso, a Cesarea nell’estate del 52 e, salutati i responsabili della Chiesa di Gerusalemme, scende ad Antiochia.
Il terzo viaggio missionario si colloca tra la primavera del 53 e la primavera del 57: rivede la Frigia e la Galazia, quindi si dirige ad Efeso, a Troade, arriva in Macedonia e Grecia, Corinto, salpa da Filippi-Neapoli per Troade, Asson, Mitilene, Samo, Chio, Mileto, Coo, Rodi, Patara, Tiro, trovandosi a Gerusalemme nella Pentecoste del 58.
Dopo l’arresto e la prigionia a Cesarea (58-60), inizia il viaggio via mare verso Roma nell’autunno del 60, toccando Sidone, Myra di Licia, Cnido, Buoni Porti di Creta, Malta nella cosiddetta Baia di Paolo, Siracusa, Reggio, Pozzuoli.
Al foro di Appio e alle Tre Taverne incontra alcuni cristiani che lo accompagnano fino a Roma, dove fu concesso a Paolo di abitare per conto suo con un soldato di guardia. Siamo probabilmente nel 62 dopo Cristo.
Secondo un’antica tradizione, sorta nel tentativo di spiegare alcuni vaghi accenni riportati nelle lettere pastorali, sembra che Paolo abbia compiuto un ulteriore viaggio tra il 63 e il 67 in Spagna e forse in Oriente.
Nel 64 si registra l’incendio di Roma e l’inaudita persecuzione di Nerone contro i cristiani e, secondo alcuni storici, pure nel 64 potrebbe essere avvenuto il martirio di S. Pietro e di S. Paolo.
Ma ci sono altre ipotesi a rendere alquanto problematica la scelta cronologica.
Il mancato arrivo degli accusatori dalla Palestina fece ritardare il processo e “Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso a pigione ed accoglieva tutti quelli che venivano a lui, annunziando il regno di Dio ed insegnando le cose riguardanti Gesù Cristo con tutta franchezza e senza impedimento” (Atti 28, 30-31).
Il racconto degli Atti degli Apostoli omette quindi le fasi finali della sua vita, che possono essere ricostruite da alcuni accenni delle sue Lettere.
Probabilmente fu liberato, perché nel 64 Paolo non era a Roma durante la persecuzione di Nerone; forse si trovava in Oriente e in Spagna per il suo quarto viaggio apostolico.
Si sa che lasciò i discepoli Tito a Creta e Timoteo ad Efeso, a completare l’evangelizzazione da lui iniziata.
Nel 66, forse a Nicopoli, fu di nuovo arrestato e condotto a Roma, dove fu lasciato solo dai discepoli: alcuni erano lontani ad evangelizzare nuovi popoli, qualcun altro aveva lasciato la fede di Cristo. Anche i cristiani di Roma, terrorizzati dalla persecuzione, lo avevano abbandonato o quasi, solo Luca era con lui.
Paolo presagiva ormai la fine e lanciò un commovente appello a Timoteo: “Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele… Cerca di venire presto da me perché Dema mi ha abbandonato…, Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia. Solo Luca è con me. Prendi Marco e portalo con te, perché mi sarà utile per il ministero…”.
Questa volta il tribunale romano lo condannò a morte perché cristiano. Fu decapitato tradizionalmente un 29 giugno di un anno imprecisato, forse il 67, e per essere cittadino romano gli fu risparmiata la crocifissione.
La sentenza ebbe luogo in una località detta “palude Salvia”, presso Roma (poi detta Tre Fontane, nome derivato dai tre zampilli sgorgati quando la testa mozzata rimbalzò tre volte a terra); i cristiani raccolsero il suo corpo seppellendolo sulla via Ostiense, dove poi è sorta la magnifica basilica di San Paolo fuori le Mura.
Non c’è certezza se i due apostoli Pietro e Paolo siano morti contemporaneamente o in anni diversi; è certo comunque che il 29 giugno 258, sotto l’imperatore Valeriano (253-260) le salme dei due apostoli furono trasportate nelle Catacombe di San Sebastiano, per metterle al riparo da profanatori.
Quasi un secolo dopo, papa S. Silvestro I (314-335) fece riportare le reliquie di Paolo nel luogo della prima sepoltura e in quell’occasione l’imperatore Costantino I, fece erigere sulla tomba una chiesa, trasformata in Basilica nel 395, che sopravvisse fino al 1823, quando un violento incendio la distrusse; nello stesso luogo fu ricostruita l’attuale basilica.
Si potrebbe definire Paolo l’apostolo viaggiatore di Cristo.
Viaggi per terra e per mare. Ma a render i suoi piedi ancor più veloci erano un animo ed un corpo arsi d’amore per quel Signore che, riempiendone totalmente i pensieri, gli affetti, le azioni, era divenuto la sua Vita: “Per me vivere è Cristo, per me morire è Cristo”. Su san Paolo sono stati scritti decine di migliaia di libri, ma questo testo di don Marcello Stanzione e di Laura Cestari, oblata benedettina all’Abbazia di San Paolo fuori le Mura in Roma, che presenta l’insegnamento morale del grande apostolo riguardo ai peccati e alle virtu’ confrontandolo con le passioni come invece sono indicate dalla mappa caratteriologica dell’enneagramma è veramente originale oltre ad essere estremamente utile, pratico e concreto per coloro che desiderano sul serio crescere spiritualmente ed eticamente imitando san Paolo.