Giulio Caso
Quando s’interrompe il rapporto biunivoco fra la volontà dei cittadini e la volontà di chi deve rappresentarlo si crea un’anomalia sociale.
Si è visto, purtroppo, che può accadere ciò anche con tutte le “belle” intenzioni iniziali.
I prodromi di tale situazione sono facilmente riconoscibili . Consistono, generalmente, nella difficoltà di potersi esprimere da parte o di parte dei cittadini; addirittura nell’imposizione del silenzio tramite gruppi, movimenti, partiti, mediante leggi ad hoc o da inveterate, subliminali, abitudini “a caduta” dall’alto.
Cioè si alzano le barriere del “pentagramma sociale” e il mi e il fa (nella chiave di violino) diventano muri invalicabili e inviolabili per consuetudine diffusa. Alla fine non ci sarà più creazione d’idee come musica nuova, ma solo inni. E nemmeno tutti, solo quelli scelti dal regime. Sarà perfino vietato studiare l’etimologia delle parole, ripetute pappagallescamente, senza conoscerne il vero significato.
– ‘O ciuccio s’è mangiato ‘o fascio – Disse mio nonno nel secolo scorso, e i servi sciocchi del sistema, invece di ridere lo calarono nel pozzo.
Quando non basta l’ostracismo si arriva alle pene corporali.
Questo può capitare ancora, con nuovi nomi, ideologie e significati.
Perciò, w la libertà d’espressione, condivisibile o meno.
W il pensiero libero che, quelli che puntano solo al potere, non pensano  proprio e s’irritano alla sola sensazione di esseri con fantasia senziente nell’umanità.
Un altro modo per limitare il pensiero libero è deprecare l’ironia. Tutto deve inquadrarsi in frasi fatte, ripetute in un declino mentale e culturale, per una umanità, che non ponga domande e neppure accenni al sorriso.