Una giornata nei casali di una volta

Una giornata nei casali di una volta
Giulio Caso
Vivere nei casali non sempre era facile.
L’alba trovava quasi tutti svegli. Le prime ore del giorno erano sfruttate al massimo iniziando i lavori domestici, artigianali e agricoli nell’adiacente appezzamento di famiglia.
Poi si andava a cercare qualcosa nel sottobosco: funghi, castagne, noci, ed alcuni a prendere corteccia di castagno per fare le sporte. Queste ultime erano cesti utilizzati dagli “spurtellari” che vivevano della loro vendita.
Dalle fabbriche vicine arrivavano camioncini e consegnavano i fagiolini. Famiglie intere erano intente a tagliarne, con le mani, le estremità e metterli nelle sporte.
Per ogni sporta piena 100 lire, nel tempo si arrivò a 1000 lire.
Altra economia dei casali: la vendita di frutta, pere e ‘o muss e cibo vario.
I ragazzi prendevano cibo dove capitava o, per chi era più fortunato, mangiando la zuppa di latte a casa.
Iniziavano poi i giochi, spesso competitivi. Costruivano fionde, bastoni di varie misure, alcuni giocavano a pallone, anche con palle arrangiate.
Quando arrivava l’autunno le strade divenivano un alveo fluviale alle prime piogge.
Il freddo penetrava nelle case non riscaldate se non da un piccolo braciere. Nella cenere si arrostivano patate che si mangiavano, ancora calde, mentre qualche nonna volenterosa narrava “‘o cunto”.