Il nostro cammino per un nuovo Umanesimo

Il nostro cammino per un nuovo Umanesimo

Dirigente Scolastico Michele Cirino

Camminare significa svegliarsi, aprire gli occhi. Su che cosa? Sulla luce che promana dalla ricerca stessa. Il vero cammino che è anche cammino spirituale, eroico, libero e solitario conduce ad una consapevolezza nuova, in cui risiede il risveglio della mente: l’uomo in cammino infatti è costretto ad attraversare le tenebre del crepuscolo, lo sconforto nelle difficoltà, la vertigine che dà la bellezza della natura, il chiaro e l’oscuro dei boschi, la pioggia battente e il sole cocente. Gradatamente apprende che in cielo e in terra vi sono più cose che non si conoscono che di quelle che possiamo conoscere. E che persino dentro di sé vivono forze ignote, tutte da esplorare. Vivono dialoghi tutti da sviluppare, persino con persone care scomparse. Dialoghi veri, che si compongono di suoni, odori e colori catturati lungo il cammino. Si procede con a fianco un compagno invisibile che parla dentro la Natura stessa.

Attraverso questa “strategia” del cammino, il vero fine dell’Intelligenza è essere in armonia con la verità delle persone, soprattutto quando questa è osteggiata, nascosta, minacciata, depistata, invalidata.

I saggi che camminano lungo le strade impervie del mondo conducono con sé questa missione: servire la verità più nascosta. Poiché servire la verità significa opporsi al suo occultamento, svelandola attraverso il proprio agire.

Un compito che potete assumere anche voi, cari ragazze e ragazzi; non smettete mai di difendere e di cercare la verità a partire dal suo stesso baluginare.

Impegnatevi da sole/i nell’eroismo dei saggi, resistete, opponetevi alla tentazione di lasciare annacquare il significato che trovate da soli nelle cose, la prova della verità, il ragionamento e la giustizia, solo per quieto vivere. Portate avanti la vostra più alta difesa del bene, anche con il sacrificio. Perché sarete ricompensati dallostesso bene. Offrite ovunque ciò che conoscete con lo spirito del servizio e non dell’arroganza.

Il criterio principe dello sviluppo culturale, sociale ed economico di una collettività deve avere come obiettivo educativo quello di «permettere all’uomo di essere più uomo». Lo sviluppo per un popolo, per una famiglia o persone «non può essere ridotto alla semplice crescita economica», deve invece fare in modo che «lo star bene» di una collettività, di una famiglia, di una persona sia realmente omnicomprensivo della capacità di potersi «spendere per l’altro» nella libertà garantita per un’autentica crescita morale, sociale, culturale e spirituale dei soggetti che abbiamo indicato.

Chi si occupa del bene comune, e quindi di uno sviluppo a tutto campo della vita della comunità civile, ha il compito primario di garantire e promuovere un’uguaglianza nel riconoscimento della dignità di ogni persona nella sua dimensione.

Lo sviluppo integrale della persona non potrà realizzarsi senza lo sviluppo solidale dell’umanità intera: «L’uomo deve incontrare l’uomo, le nazioni devono incontrarsi come fratelli e sorelle, come figli di Dio. In questa comprensione e amicizia vicendevoli… noi dobbiamo cominciare a lavorare assieme per edificare l’avvenire comune dell’umanità».

Lo sviluppo integrale della persona e un’autentica fraternità fra i popoli «non possono aver luogo senza lo sviluppo solidale dell’umanità», e cioè senza che si realizzi a livello internazionale una concreta cultura di accoglienza e di sensibilità dove «ogni uomo, senza esclusione di razza, di religione, di nazionalità possa vivere una vita pienamente umana… un mondo dove la libertà non sia una parola vana.

Il desiderio concreto dell’inclusione porti confronto sereno tra civiltà attraverso un dialogo sincero e un vivere sociale dove tutti contribuiscono alla serenità del vivere civile, evitando contrapposizioni integraliste di ogni matrice.

Chi ha il compito di promuovere il bene comune ha anche l’obbligo della tutela della dignità di ogni persona, offrendo parametri educativi, sociali ed economici che offrano la sicurezza, l’integrazione e la conoscenza dei valori civili e spirituali del paese o della regione dove i rifugiati sono accolti.

Senza un vero dialogo centrato sulla persona umana, i suoi diritti e i suoi doveri, lo sviluppo integrale della persona e dei popoli sarà ancora lontano.

La nostra cultura, che ha le radici nei valori di cui il cristianesimo è foriero, può aiutare a superare certe ostentate pretese e togliere quella diffidenza che spesso ha le sue radici nella insicurezza e nella sopraffazione.

Anche in casa nostra è necessario uscire da un isolamento che, impedendo la reciproca conoscenza da ambo le parti, mantiene pregiudizi da una parte e, dall’altra ostenta differenze radicali che impediscono di sperimentare quel comune impegno, pur nella diversità, a operare per quel bene comune che non può non garantire giustizia, libertà e inclusione sociale, valori questi che sono e debbono essere alla base del vivere degno dell’uomo in ogni parte in cui vi è la presenza della famiglia umana.

Per L’IC FRESA PASCOLI l’educazione è una componente ineludibile del cammino di civiltà che tutti noi intraprendiamo nella complessità del momento, una vocazione che va ben oltre il quadro delle materie di insegnamento.
L’educazione è un “dovere ineludibile”, una “sfida pressante” e, la PERSONA, l’uomo e la donna, è un modo di partecipare al ruolo importante per la costruzione di un nuovo umanesimo più sostenibile.

Quando ci avviciniamo all’educazione non possiamo farlo pensando a qualcosa di puramente umano, concentrando la questione sui programmi, sulla formazione, sulle risorse, sugli spazi di accoglienza, perché la vocazione educativa ci chiede di dare voce a una Parola che non è è solo nostra, che va oltre noi, che ci trascende.