Salerno: Radicali, Salzano “Presidente De Luca, continuità o discontinuità?”

Salerno: Radicali, Salzano “Presidente De Luca, continuità o discontinuità?”
Nei Paesi di democrazia liberale le leadership e i leader usciti vincenti dalle urne, già la sera immediatamente o al più tardi la mattina successiva ricevono il mandato per governare. Qui invece dove da sempre la democrazia reale (come nei Paesi dell’ex patto di Varsavia il socialismo reale stava al socialismo), complici spesso anche leggi elettorali dichiarate incostituzionali, previsioni dei necessari contrappesi democratici mai attuati per via regolamentare, quindi risulta illiberale, falsata, a volte illegittima, perché appunto priva di quel connotato fondamentale che è lo stato di diritto.
In virtù di questo combinato disposto spesso gli elettori non hanno quasi mai chiaro chi sono i leader e le leadership, anche perché molte volte gli sconfitti destinati all’opposizione rientrano dalla finestra al Governo. Senza dimenticare il solito “vizietto” dei continui interventi e delle incursioni di alcune Procure (vedasi ad esempio in passato i casi a Salerno dei sindaci Giordano prima e De Biase poi) con il ricatto e sotto la minaccia del carcere (di che terribile carcere, con la previsione della “terriblita’ ” di un trattamento penale da tortura in regime di custodia cautelare), volto per questo a sovvertire l’esito delle urne a favore dell’uno o dell’altro contendente.
Al mio amico Franco Mari che auspica per le sorti future della nostra Comunità una leadership senza De Luca e il suo “Clan” (il familismo amorale è deprecabile, ma neanche può essere imposta una morale contraria), sarebbe di per sé per niente utile.
Poi perché mai replicare esperienze passate, ancorché nobili, ma fallimentari. Le sconfitte del mio amico Alfonso Andria e quella più recente di Elisabetta Barone, che ci ha visto convinti compagni di strada insieme nel sostegno alla candidatura della cosiddetta “discontinuità”, che purtroppo in entrambi i casi sconfitta dalla presunta “continuità”, non hanno portato evidentemente consiglio a nessuno.
Anche perché questa volta una tale strategia, rischia di essere talmente miope, ripeto già sperimentata e potenzialmente fallimentare, consegnerebbe appunto su un piatto d’argento quasi certamente, mica per inciso ad una destra liberale e gollista francese o a quella conservatrice britannica, ma a questa destra nazionalista, forcaiola, reazionaria e protezionista. Di un sol colpo Palazzo Santa Lucia al signor ex-Cirielli e le chiavi di Palazzo Guerra al suo fido senatore.
Continuare ad imporre veti incrociati, tra le solite “cosche partitocratiche” significherebbe, l’implosione di queste in mille frammenti e schegge impazzite di una “cluster bomb” vietata, di una responsabilità politica che regala consapevolmente senza colpo ferire, alla destra della mai sopita rivincita la Campania e Salerno. Quella stessa disperazione della “Peste” che purtroppo oramai da tempo ha già valicato le mura di cinta delle nostre martoriate “Comunità Penitenziarie”. Fino a penetrare affondo nel quotidiano sociale di ognuno di noi, il che si traduce in quelle fughe dal voto sempre più elevate, tali da delegittimare una classe dirigente di buoni a nulla al tracollo, incapace di garantire neppure più se stessa. Per arrivare alle ultime elezioni europee che saranno ricordate perfino per la desolante fuga degli scrutatori dai seggi.
La lotta per il possibile contro il probabile passa invece certamente per il dialogo e quindi nel mettere da parte ogni veto di sorta su uomini e programmi. Anzi il poter aprire a tutte le elettrici e gli elettori, alle forze disponibili di ogni parte, con chi vuole starci (includere e non escludere), l’alternativa del metodo delle primarie il più possibile aperte (come sta accadendo in queste ore a Chicago con la convention del grande partito democratico), tali da poter inchiodare i vincitori o le vincitrici su programmi condivisi sia alla Regione che al Comune.
Spalancare le finestre per fare entrare il vento forte dell’alternativa di una democrazia liberale, americana, questo si, per davvero significherebbe la “discontinuità”. Un uomo, un voto e il suo programma condiviso dalla maggioranza degli elettori. L’essere speranza per darne a tutti quanti gli altri, soprattutto quelli più lontani da te. Con – vincere, vincere insieme! Avanti!
Donato Salzano