Nella profondità…chiave di lettura e soluzione per futuro più limpido e sereno

Nella profondità…chiave di lettura e soluzione per futuro più limpido e sereno
Dirigente Scolastico Michele Cirino
Un invito alle nuove generazioni Andare in profondità: accedere al livello simbolico https://youtu.be/KfjHZQiGS5s?si=uQh3K6GAWvAGqgju Forse la chiave di lettura e la soluzione ai mali del nostro tempo. Alla superficialità affermiamo la profondità. All’aspetto formale quello sostanziale per arrivare nei meandri e al centro della nostra esistenza renderla V più pura e meno fragile insieme e con gli altri con emozione, costruendo ponti e abbattendo le barriere che abbiamo dentro Quando ci si prende il giusto tempo, quando si rallenta per poter riflettere, si ha la possibilità anche di accedere a un ulteriore livello di significato, quello simbolico. Scendere in profondità significa anche questo: andare oltre la superficie delle cose per vedere qualcos’altro. Ogni cosa, potenzialmente, ha carattere simbolico. Tutto può significare qualcos’altro, rimandare ad altro. Un oggetto che si perde o che si rompe, qualcosa che viene dimenticato, anche le frasi possono avere un doppio fondo. L’abilità del clinico sta nel capire quando è bene rimanere sul piano concreto della realtà fattuale e quando, invece, è opportuno effettuare uno scarto e passare al piano simbolico. Andare piano per procedere più veloce Andare a fondo nelle cose significa prendersi il tempo per analizzarle da più prospettive diverse, lasciargli spazio. Significa rallentare, andare più piano. E, allo stesso tempo, vuol dire imporre un’accelerazione al processo che si sta portando avanti. È questa anche il viaggio della vita dove talvolta : più si rallenta e più si procede velocemente nel percorso, permettendogli di fluire nella direzione giusta e di raggiungere il suo compimento. Andare in profondità: dall’esteriore all’interiore Esiste un ulteriore livello relativo all’andare in profondità con e dell’animo umano. Ha che fare con il passaggio dal piano esteriore a quello interiore. Pensiamo a una persona che si sente sempre sporca e che, per questo, si lava continuamente. Per quanta acqua possa far scorrere sul proprio corpo, per quanto possa strofinare a fondo, non si sente mai pulita. Anzi, finisce con causarsi dermatiti e altri disagi. Questo perché, evidentemente, quella sensazione di sporcizia non ha a che fare con il corpo nella sua concretezza, ma con l’interiorità dell’individuo. A quel punto, l’esigenza ed il bisogno salvifico sarebbe quello di passare dal piano esteriore a quello interiore. La domanda che porrà sarà: forse ti senti sporco dentro, in realtà? Questo tipo di dinamica, con la quale cerchiamo di risolvere un disagio anche a scuola, in famiglia e nella nostra quotidianità che sentiamo dentro con azioni concrete, è estremamente diffusa. Pensiamo al vuoto della bulimia, un vuoto che si cerca di riempire mangiando continuamente. Ma anche ai vuoti che cerchiamo di chiudere attraverso l’alcol o altre sostanze. Pensiamo a chi ha una scarsa considerazione di sé e cerca continuamente di ottenere successi e l’approvazione altrui per sentirsi bene. Eppure la sua autostima non si muove di un millimetro. Andare in profondità significa poter vedere che, al di sotto di questo comportamenti, c’è spesso un conflitto irrisolto. La terapia per arrivare a dis-identificarsi con il proprio io L’obiettivo fondamentale di tutto questo processo è quello di aiutare l’uomo…. La PERSONA. il disagio dell’uomo moderno deriva dal pensarsi come un uomo senza inconscio, quindi dall’identificarsi esclusivamente con il proprio io. È quello di cui parla Eckart Tolle nel libro “Il potere di Adesso”. Quando si sperimenta un violento attacco di panico, cerchiamo di controllarlo con uno sforzo di volontà, attraverso la nostra parte cosciente. Ma non ci riusciamo. Eppure, in apparenza, non è successo nulla. L’io non è in grado di capire o gestire quella forza potente di cui ci sentiamo in balia. Per poter trovare una vera salute mentale, è necessario che entri in contatto con gli aspetti più profondi di sé. Occorre andare oltre l’io, inteso come flusso di pensieri ed emozioni, per contattare ciò che c’è oltre il pensiero, la nostra essenza come fonte di serenità, pace e vitalità. Per fare tutto questo, in psicoanalisi si usano i sogni, i lapsus, le libere associazioni di pensiero, tecniche che permettono di entrare in contatto con aspetti inconsci e profondi. In altre accezioni, si possono utilizzare tecniche meditative che consentono di capire che dentro di noi ci sono risorse estremamente terapeutiche. Spesso la patologia nasce proprio dal fatto che si sente una coincidenza tra io ed essenza. Ma il nostro io non è altro che il deposito delle esperienze precedenti, anche traumatiche, che si cristallizzano in schemi di comportamento e automatismi, in molti casi disadattivi. Una corazza caratteriale, una sovrastruttura che diventa causa di disagio. La psicoterapia e le tecniche di meditazione permettono di soffermarsi su questi meccanismi, osservarli dall’esterno, metterli in discussioni, elaborarli e oggettivarli. Permettono di creare uno spazio di riflessione tra l’io e l’essenza.