Salerno: Madonna degli Angeli in Cattedrale

Salerno: Madonna degli Angeli in Cattedrale

Prof. Antonio Adinolfi

Il restauro in corso della statua  della Madonna degli angeli  presente nella cattedrale di Salerno ha richiesto il togliere tale statua dalla nicchia dipinta in cui era posta. Questo consente ora la visione completa di angeli in tale nicchia raffigurati. In attesa  di parlare di questi angeli  che ci hanno colpito, abbiamo deciso di scrivere in primis qualcosa sul culto alla Madonna  come Regina Angelorum nella cattedrale che da secoli il popolo  salernitano definisce “a cchies e san Matteie”. Nel 1080 al normanno Roberto il Guiscardo non stavano certamente simpatici i longobardi ma egli decise di  mascherare la cosa quanto meglio poteva. Aveva sconfitto nel 1076- 1077 duramente il principe longobardo di Salerno Gisolfo II presentando ai suoi soldati e ai salernitani la sua azione suo come un’azione giusta  perché fatta contro un tiranno. E Gisolfo II anziché di mostrarsi buono con i suoi sudditi per smentire Roberto, come uno stupido  con il suo comportamento gli aveva dato ragione. Aveva ordinato ai salernitani  di accumulare cibo e grano per l’assedio  poi a tutti ne aveva confiscato gran parte per ben mangiare e bere nella sua reggia con i suoi amici. La città aveva cominciato a morire di fame e lui non se n’ era preoccupato proprio anzi aveva dato ordine ai soldati di prendere l’oro che era nelle chiese  e che gli fosse portato. Poteva servirgli quando, come pensava, sarebbe sfuggito all’assedio per vivere bene in un’altra città. Dopo aver sconfitto Gisolfo il Guiscardo non lo uccise, non se lo tenne come prigioniero, ma lo lasciò libero di andar via da Salerno.  Fece di più, ne sposò la sorella, Sighelgaita, la quale fu evidentemente colpita da un guerriero così nobile, migliore di suo fratello.

Si conquistò poi la fiducia del vescovo di Salerno, il longobardo Alfano I e infine mostrando di ascoltare le esortazioni di Sighelgaita e di Alfano I  si recò con il suo esercito  a Roma a liberare, nonostante fosse un po’ filo-longobardo, il papa Gregorio VII che stava chiuso in Castel S.Angelo  circondato dalle feroci truppe del re tedesco Enrico IV suo nemico. Tornato a Salerno portando con sé il papa  Roberto diede ordine, in seguito al rinvenimento delle reliquie di san Matteo nella vecchia cattedrale longobarda dedicata alla Madonna degli Angeli di distruggere sia tale vecchia cattedrale sia una chiesetta da essa non molto lontana, per erigere a sue spese una nuova grande cattedrale  al loro posto da dedicare a san Matteo.  Chi non avrebbe pensato che Roberto il Guiscardo era un guerriero santo ? Invece molti storici dubitano, identificando questo suo encomiabile comportamento con una formidabile finzione. Finzione per instaurare una monarchia normanna a Salerno più benvoluta di quella longobarda.

D’altronde Guiscardo non era il cognome di Roberto ma il suo soprannome fin da giovinetto e mai soprannome – dicono – era stato più appropriatamente dato a persona  come questo a Roberto. Perché Guiscardo significa Astuto. Dopo la consacrazione della cattedrale a san Matteo per quasi più di due secoli di Madonne Regine degli Angeli non si parlò più a Salerno. Nel 1364 diventò arcivescovo della città per Guglielmo  Sanseverino che, tra  le prime cose che si accinse a fare, fu quella di rilanciare per quanto fosse possibile il culto della Madonna degli Angeli nella cattedrale di Salerno. Comprese che la cattedrale non poteva essere più dedicata alla Regina Angelorum  ma che almeno in essa se ne perpetuasse il culto. Allora commissionò una enorme statua lignea che fece porre vicino all’altare maggiore della cattedrale  stessa ( foto 2) .Non abbiamo visti scolpiti Angeli però vicini ad essa e la cosa ci lascia ancora sorpresi. Questa statua è della seconda metà del Trecento. I tempi di longobardi e normanni erano lontani. Salerno non era più,  sotto l’arcivescovato del Sanseverino,  importante capitale di un grande Principato. Importante era diventata Napoli. Era l’epoca della regina    Giovanna I ( m.1381 ). Sull’altare maggiore la statua  resterà fino ai primi decenni del Settecento. Verrà posta poi in un luogo meno importante e lì rimarrà per quasi un secolo. Nei primi anni dell’Ottocento l’arcivescovo dell’epoca Fabrizio Pinto la farà porre nella nicchia che sovrasta l’altare della cappella che a lei viene dedicata nella navata sinistra.