Giulio Caso
Generalizzando ed anche banalizzando il concetto di speranza si fa riferimento al detto: “Spes ultima dea”.
Questo detto ha un che di sconfortante, una implicita rassegnazione che, in fondo, non rappresenta la speranza nella sua totale espressione concettuale.
La speranza è, sostanzialmente, “una aspettativa positiva nel futuro”.
Tale deve rimanere a salvaguardia di tanti eventi difficili di questi tempi confusi e incerti.
La vita umana ha minore valore, sia nelle zone delle assurde guerre, su più fronti, nel mondo, che nella vita civile, a sentire l’orrore di alcune cronache quotidiane.
La rappresentazione della natura è “malevole”, come se fosse nostra nemica… e così non è.
Anche le prospettive di ricerca dell’infinitamente piccolo, come quelle dell’infinito universo, offrono visioni e prospettive indecifrabili. L’umanità sta perdendo fiducia in sè stessa, nel suo ruolo.
Rivediamo il tutto alla luce della speranza:
-Il clima non cambierà da un giorno all’altro. Sono ancora predominanti le stagioni e la latitudine.
Il verso di rotazione, del nucleo come dei poli, non cambia in poco tempo. Pensate, solo per una rotazione, di una cella convenzionale, di fluido dal nucleo alla superficie ci vogliono circa 300 mila anni.
L’energia solare può fluttuare, ma non creare estremizzazioni in milioni di anni e per motivi che, fortunatamente,  non si evincono.
Anche i livelli marini possono essere messi sotto controllo.
Quindi bisogna avere fiducia negli avanzamenti scientifici degli uomini.
Speranza, molta speranza che giungano finalmente anche avanzamenti di sapienza nel campo sociale per  compromessi duraturi di pace.