Salerno: ritorno di san Michele nelle chiese

Salerno: ritorno di san Michele nelle chiese

Prof. Antonio Adinolfi

Qualche mese fa a Salerno è stato posto sul muro esterno della chiesa di san Demetrio, a sinistra della porta d’entrata, un san Michele effigiato su mattonelle di ceramica, lavoro del ceramograto di Vietri s/m  Apicella. La più recente opera artistica dedicata a san Michele presente in una chiesa salernitana ci risulta essere stata, prima di questa or ora citata, la statua dell’arcangelo che è nella Chiesa di Rufoli-S.Angelo di Ogliara che è tuttavia una frazione della città. Per trovare altre opere proprio in città bisogna risalire al Settecento. Nell’ultimo periodo dell’epoca in cui fu governata dai longobardi ( sec.X-XI ) a Salerno furono costruite 5 chiese dedicate a s. Michele. Furono funzionanti in epoca normanna, sveva, aragonese, poi 4 di esse pian piano, una alla volta, decaddero e sparirono e con esse anche le raffigurazioni dell’arcangelo che certamente contenevano. Ne rimane solo una, alle spalle della cattedrale. Era la chiesa di un monastero benedettino femminile costruito nel 1039. Era eccezionalmente dedicata insieme al  monastero oltre che a san Michele anche a santo Stefano. Abbiamo notizie della prima badessa del monastero. Si chiamava Sighelgaita, come la sorella dell’ultimo principe longobardo di Salerno. Il monastero passò poi nel 1619 alle clarisse. Oggi il monastero non c’è più ma la chiesa ancora funziona sebbene solo il pomeriggio. Il san Michele che c’è dentro è una statua di epoca moderna, quello di epoca longobarda chissà che fine ha fatto. Dopo l’epoca longobarda in pochissime chiese salernitane non dedicate ( tranne quella di Rufoli ) solo a san Michele, fu posta qualche raffigurazione dell’arcangelo.

La più antica  è a mosaico nell’abside destro della cattedrale. Fu fatta eseguire insieme ad altre figure  nel  Duecento dal filo-svevo Giovanni da Procida ( fig. 1). E’ l’unico san Michele salernitano a non indossare veste di guerriero ma di funzionario imperiale.  Al Museo diocesano di Salerno ci sono due tavole degli inizi del Cinquecento che ci mostrano l’arcangelo. La prima fu posta veramente non nella chiesa ma nel già menzionato monastero delle benedettine  dedicato anche a santo Stefano. E’ stata attribuita ad Andrea Sabatini. L’altra fu  posta nella chiesa di san Pietro in vinculis  in piazza Portanova ed è stata attribuita a Cristofaro Scacco. Nel 1690 Francesco Solimena realizzò un dipinto nella chiesa di san Giorgio in via Duomo in cui S.Michele è il personaggio principale. Anche S.Giorgio era la chiesa di un antico monastero benedettino femminile longobardo, non dedicato a san Michele però.  Il principe degli angeli non  è il personaggio principale in due dipinti degli inizi del Settecento nella navata sinistra della cattedrale tuttavia nemmeno è una figura decorativa.

Il primo è di Matteo Chiariello e rappresenta il Transito di san Giuseppe, l’altro è di Michele Ricciardi e ci mostra l’Apparizione della Madonna Immacolata a san Filippo Neri.  Le  mattonelle di ceramica di san Demetrio ( fig.2), essendo state poste sulla facciata a sinistra della porta d’entrata della chiesa, sono visibili oltre che a coloro  che si accingono ad entrare nella chiesa stessa  anche a quelli che giù, sul marciapiede del piano stradale, vi passano soltanto davanti. Si,  giù, perchè la chiesa è in alto rispetto al piano stradale. E’ spesso in alto san Michele, le sue chiese sono su monti e colline ed anche qui dove non c’è monte o collina  c’è tuttavia una piccola altura e i passanti sul piano stradale devono guardarlo in alto rispetto a loro. La raffigurazione è a colori tenui, le ali dell’arcangelo, spiegate, sono di un color celeste al centro; nel centro dell’ala destra sono più disegnate le penne. Il suo volto ci è sembrato pensoso. Poggia la mano destra sull’impugnatura di una sottile lunga spada.  Non sembra ergersi in piedi su un drago, un mostro, un demonio insomma  ma su un rilievo sì. La sua figura è un invito a confidare nella sua potenza e nella sua volontà di liberare e difendere uomini e donne che lo scorgono da tanti mali e pericoli che li affliggono:  violenze, disgrazie, malattie gravi, povertà, insicurezze, solitudine. Tristezza e depressione sono nella nostra società più diffuse di quanto non si crede. Con la sua spada san Michele sembra significare che vuol  essere  la forza di chi non ha o non ha più forza.